“Lanciare come una ragazza”: fenomenologia del corpo femminile in Iris Marion Young

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On Female body experience: “Throwing like a girl” and other essays è una raccolta di saggi dell’autrice Iris Marion Young il cui focus è il corpo femminile, come esso viene percepito nella società contemporanea patriarcale e le sue caratteristiche.

La relazione tra il corpo femminile e l’esperienza vissuta dalla persona è molto importante e molto più profonda di quanto potremmo pensare.

Quella di Young è, infatti, una critica alla fenomenologia del corpo che rivela come le donne vivano e percepiscano il loro corpo sia all’interno di una società patriarcale che a causa di esso. Si tratta di una critica in cui ben ci si può rispecchiare e rivedere. 

Nel saggio che viene citato nel titolo dell’opera, Throwing like a girl o, in italiano, Lanciare come una ragazza, Young si focalizza sul comportamento, il movimento e la collocazione nello spazio del corpo, oltre che della già citata interazione tra genere e fisicità. La frase “lanciare come una ragazza” diventa una metafora per comprendere l’influenza del patriarcato sul modo in cui le donne muovono e percepiscono il proprio corpo. 

Il saggio comincia, infatti, con un’osservazione apparentemente semplice, ovvero che esiste una notevole differenza tra il modo in cui tendenzialmente una ragazza lancia una palla e il modo in cui lo fa un ragazzo. Più precisamente le ragazze, nell’atto di lanciare una palla, non usano lo spazio laterale, non ruotano il loro busto, non aprono al massimo le loro braccia e non spostano le loro gambe; tendono a rimanere ferme nella loro posizione e a fare movimenti poco ampi.

Questa osservazione, spesso ridotta a un semplice stereotipo, rivela invece dinamiche profonde su come le donne siano portate dalla società a muovere i loro corpi in modo diverso dagli uomini.

Young utilizza questa immagine per sollevare domande cruciali sull’auto-limitazione e sulla percezione di sé che le donne sviluppano a causa della pressione sociale e culturale.

Le donne, infatti, fin dalla giovane età, sono portate dalla società a concepire il loro corpo come fragile e in pericolo.

Di conseguenza, Young osserva che le donne tendono a vivere il loro corpo in un costante stato di auto-coscienza e auto-controllo. Non coinvolgono, infatti, interamente il loro corpo nell’azione e non lo usano al massimo delle sue potenzialità. Questo atteggiamento ha conseguenze dirette su come le donne si muovono nello spazio e come utilizzano la loro forza fisica. Invece di espandersi nel mondo con libertà e sicurezza, molte donne imparano a trattenersi, a limitare i propri movimenti per paura di essere giudicate o ferite.

Ciò si manifesta nel loro lanciare una palla ma anche nel loro modo di camminare, sedersi, correre e, soprattutto, stare nello spazio.

Le donne, infatti, hanno una postura generalmente molto più chiusa sia per quanto riguarda il petto che tende a essere chiuso verso l’interno sia per quanto riguarda le gambe che sono solitamente vicine, o accavallate se si è sedute, e le braccia che non si distanziano troppo dal corpo. Si tratta ovviamente di caratteristiche riscontrabili nella maggior parte delle donne ma non in tutte.

Secondo Young, è fondamentale notare come questa limitazione non sia il risultato di una debolezza fisica innata, ma del condizionamento culturale: il corpo delle donne è visto come un oggetto passivo e decorativo, anziché come un soggetto attivo e potente. Solo l’uomo può essere un soggetto attivo e agente. Questo tipo di socializzazione riguarda sia le interazioni quotidiane che il modo in cui le donne si percepiscono, o ancora più spesso vengono percepite, nel contesto sportivo, lavorativo e sessuale.

Young si appoggia alla fenomenologia di Merleau-Ponty e al concetto di “corpo vissuto” per spiegare che il corpo non può mai essere semplicemente un oggetto fisico, ma deve sempre essere coinvolto in una relazione attiva con il mondo, qualsiasi sia il genere o il sesso del corpo in questione. Il problema consiste, nel caso delle donne, nel fatto che questa relazione è spesso mediata da un doppio sguardo giudicante, quello personale della percezione del proprio corpo, e dall’altro e quello esterno degli altri che percepiscono il corpo.

Soprattutto questo sguardo esterno, associato alle norme e aspettative patriarcali, limita la capacità delle donne di sperimentare il proprio corpo come un mezzo di espressione libera e autonoma.

Il corpo femminile è, dunque, costantemente soggetto a giudizio e valutazione e le aspettative di bellezza, magrezza e comportamento corretto sono solo alcuni dei modi in cui il corpo delle donne viene disciplinato e controllato. In questo contesto, “lanciare come una ragazza” diventa un simbolo di una condizione esistenziale più ampia: quella di un corpo che è stato addomesticato e costretto entro confini rigidi.

In conclusione, la filosofa e attivista statunitense non si limita a descrivere una differenza di genere nella pratica fisica, ma ci invita a riflettere sulle implicazioni più ampie di questa differenza. La sua analisi dimostra che l’esperienza corporea femminile è plasmata da forze sociali e culturali che vanno ben oltre il semplice atto fisico. Dobbiamo sfidarci a ripensare il corpo femminile non come un oggetto fragile e limitato, ma come un soggetto capace di agire e di espandersi nel mondo con piena libertà e autonomia.

BIBLIOGRAFIA 

Iris Marion Young, On Female Body Experience: “Throwing Like a Girl” and Other Essays, Oxford University Press, 2005.