
«Vorrei cominciare da una storia, la mia, su come si diventa una femminista guastafeste.» (1)
Suo padre le fa una domanda di rito, poi lancia una battuta sessista. Lei vorrebbe scomparire. A volte reagisce, a volte no. Ma se lo fa, la colpevole è sempre lei.
Con questo racconto personale, Sara Ahmed apre Il manuale della femminista guastafeste (Fandango Libri, 2024), un saggio denso e appassionato in cui moltə si riconosceranno, in quanto femministe e in quanto guastafeste.
Ahmed propone una riflessione potente sul femminismo intersezionale, quello che tiene conto delle esperienze di tutte le donne, comprese quelle nere, razzializzate, lesbiche, trans.
Perché, scrive, «le femministe hanno bisogno del femminismo per sopravvivere», ma non tutti i femminismi sono uguali. (2)
La “guastafeste” è colei che, semplicemente, nomina l’ingiustizia, e per questo viene vista come divisiva. Lo sono spesso le donne nere quando parlano di razzismo o le donne trans quando mettono in discussione la naturalizzazione del sesso e della realtà. Chi arriva dopo viene accusata di rompere un’illusoria armonia: come se a destabilizzare il femminismo non fosse la discriminazione, ma chi la nomina.
Ahmed ci invita allora a fare spazio alla guastafeste: ad ascoltarla come una voce già presente nella stanza, non come un’intrusa.
E in questo è in buona compagnia: cita e dialoga con pensatrici come Avtar Brah, Rajni Shah, bell hooks, Audre Lorde.
bell hooks, per esempio, racconta che l’atmosfera tra femministe cambia visibilmente quando una donna razzializzata entra nella stanza. (3) E lo stesso accade per le donne trans: in questo caso le femministe tradizionali hanno preso il posto del padre patriarcale, per come usano termini quali “sesso”, “biologia”, “natura” o anche “realtà” come se fossero termini non problematici. Eppure, su di essi proprio le femministe sono sempre state in disaccordo. Il nostro compito è sempre stato quello di problematizzarli. (4)
La scrittura di Ahmed è teorica ma anche personale, piena di riferimenti, nomi e concetti. Questo non è, infatti, un testo introduttivo per chi si avvicina al femminismo ma è fondamentale per chi cerca nuove prospettive, per chi vuole approfondire e per chi ha bisogno di sentirsi capitə.
A chi è già “guastafeste” e vuole esserlo ancora di più, l’autrice dedica i suoi consigli di sopravvivenza:
«1. DIVENTA UNA FEMMINISTA GUASTAFESTE
2. DIVENTA UNA FEMMINISTA PIÙ GUASTAFESTE
3. TROVA ALTRE GUASTAFESTE
4. ASCOLTA LA FEMMINISTA GUASTAFESTE COME FOSSE UN’ALTRA PERSONA
5. LASCIA ANDARE LA FEMMINISTA GUASTAFESTE» (5)
A questi si aggiungono altri consigli, massime e riflessioni sulle tante forme che la guastafeste può assumere: filosofa, attivista, poeta. Il risultato è un testo ricco, complesso, necessario. Non per chi vuole una lettura “facile”, ma per chi è pronta a restare scomoda e a continuare ad arrabbiarsi, anche a tavola.
«Il femminismo fa del rifiuto della sottomissione una virtù. Non saremo pazienti. Non aspetteremo. Vogliamo il cambiamento, ora!» (6)
Grazie Fandango Libri!
- Sara Ahmed (2024) Il manuale della femminista guastafeste, tr. it. di Michela Baldo e feminoska, Fandango Libri, Roma, p. 7.
- Ivi, p. 56.
- Ivi, p. 77.
- Ivi, p. 80.
- Ivi, pp. 60-78.
- Ivi, p. 295.
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