Perché abbiamo bisogno della giornata internazionale contro l’omotransfobia?

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17 maggio 2019: è la Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Bifobia e la Transfobia.

Istituita nel 2007 dall’Unione Europea, la scelta della data ha una motivazione specifica: infatti il 17 maggio 1990 è il giorno in cui l’Organizzazione mondiale della sanità eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.

Nonostante siano passati quasi 30 anni da questa decisione, gli episodi di omotransfobia nel nostro paese rimangono drammaticamente alti, e l’ignoranza dilaga, facendo sì che, anche a livello legislativo, le persone omosessuali e transessuali siano derubate dei diritti fondamentali per i cittadini.


Cosa sia l’omo/bi/transfobia è risaputo, ossia la paura e l’odio ingiustificato per le persone in base al loro orientamento o genere sessuale.


Paura che non solo comporta discriminazioni, derisioni, offese fino ad arrivare alla persecuzione e alla violenza, ma che fa sì che in Italia questi comportamenti non vengano ancora condannati penalmente, al pari ad esempio del razzismo.

L’attuale legge Mancino, infatti, che assicura tutela contro le discriminazioni derivanti da motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, non comprende l’orientamento sessuale, deliberatamente lasciato fuori dal decreto e che non può ancora essere legalmente considerato un’aggravante.

Il disegno di legge che prevederebbe l’introduzione del movente d’odio basato sulla discriminazione in base all’identità di genere e orientamento sessuale, approvato dalla Camera nel 2013 e trasmesso in Senato quattro giorni dopo, è fermo da più di sei anni e non è mai stato discusso o posto in calendario (1).

Scopo principale della norma sarebbe l’introduzione del reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica, introducendo pene e sanzioni per coloro che istigano «a commettere o commettano violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia» (2).

Vi è purtroppo in tale proposta una norma, la quale prevede  «che vadano esenti da responsabilità penale, non integrando pertanto gli estremi delle fattispecie di reato contemplate dalla legge, le manifestazioni di convincimenti o di opinioni, purché non istighino all’odio o alla violenza, che vengano rilasciate, tra gli altri, da esponenti politici nell’ambito dell’esercizio di attività politica» (2).

È palese che questa clausola, se la legge venisse approvata, lascerebbe in ogni caso una grande ambiguità nell’applicazione del reato di omofobia, a causa dell’intrinseca vaghezza tra i concetti di istigazione all’odio e alla discriminazione e diritto di opinione.


Dopo anni di rinvii, nel 2016 è stato finalmente approvato il ddl Cirinnà (3), ora legge  che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso.


Nonostante il passo avanti, il fatto che le persone omosessuali debbano ricorrere alle unioni civili per avere un minimo di tutela in quanto coppia è ancora una discriminazione, non solo poiché nelle unioni civili non sono contemplate l’adozione, la stepchild adoption o l’obbligo di fedeltà, ma in quanto si tratta di un istituto diverso dal matrimonio anche perché non si ha alcuna possibilità di scelta tra i due.

La legge sulle unioni civili è stata sicuramente un progresso per tutelare le coppie omosessuali, dato che l’Italia era uno dei pochissimi paesi europei a non fornire alcuna forma di garanzia, ma è necessario pretendere che non ci siano più istituzioni diverse per “coppie diverse”, affinchè tutti i cittadini possano scegliere liberamente se accedere o meno all’istituzione del matrimonio a prescindere dall’orientamento sessuale, e che i loro figli siano riconosciuti e tutelati a livello giuridico, cosa che adesso, con l’abrogazione della stepchild adoption, non avviene.

Nel frattempo, l’omofobia e l’odio su base sessuale diventa sempre più imponente, manifestandosi sotto forma di Convegni per la Famiglia (rigorosamente eterocisgender: le famiglie arcobaleno non vengono nemmeno contemplate), asserzioni piene di odio e fanatismo da parte della classe politica, cittadini malmenati perché omo/transessuali, e la diffusione dello spauracchio del “gender” dai fanatici cattolici per impedire lo sviluppo della libera espressione della personalità, della lotta sessismo e delll’omofobia nei bambini (ricordiamo che “il gender” non esiste, esistono i gender studies come disciplina di studio interdisciplinare e socio-culturale sulla sessualità, l’identità di genere e la sua costruzione).


Cosa  possiamo fare per pretendere che gli stessi diritti siano estesi a tutti i cittadini e poter resistere contro le ondate di omofobia?


Partecipare al Gay Pride è una delle azioni che possiamo compiere: fare sentire la nostra presenza e la nostra voce ai politici e al Governo è una meravigliosa possibilità da cogliere subito, dato che proprio in questi mesi si terranno tantissime manifestazioni nelle maggiori città d’Italia.

Il Gay Pride è un evento fondamentale per ribadire che non vi è nulla di vergognoso dell’essere gay, lesbica, transessuale, bisessuale, intersex, ecc. In questa manifestazione si dimostra che si è orgogliosi di essere chi si è, che esistiamo, che siamo cittadini, che siamo esseri umani con uguali diritti, e tali diritti devono essere rivendicati, quali il diritto di lavorare, di esprimersi, di amare la persona che si vuole, di poter girare per strada mano nella mano senza timore di venire picchiati.


È un evento spesso colorato, pieno di allegria e musica  in cui ognuno è libero di esprimere il suo essere.


Quelli che ritengono che per avere credibilità si debbano sfoggiare giacca e cravatta  ragionano ancora secondo criteri eteronormativi, troppo angusti e ristretti per abbracciare le meravigliose sfaccettature dell’essere umano.

Non vi sarà mai un “Biondo Pride” perché nessuno viene discriminato se ha i capelli biondi, così anche un “Etero Pride” sarebbe ridicolo e fuori luogo, in quanto nessuna persona eterosessuale viene discriminata o picchiata perché etero.

Scendere in piazza, camminare per strada, fare i cortei sono da sempre un modo tra i più diretti ed efficaci per richiedere diritti negati e per attirare l’attenzione della società, che altrimenti rimarrebbe sorda. Per questo è fondamentale che le persone cisetero vadano al Gay Pride, poiché si tratta di diritti civili e diritti umani che riguardano ognuno di noi, senza alcuna eccezione.

Dobbiamo esigere la parità giuridica, legislativa, politica e di trattamento per ogni essere umano, anche se, a causa della lotteria naturale e sociale, non siamo noi ad essere discriminati – ma non dimentichiamoci che potremmo sempre esserlo in futuro.

(1) www.osservatoriodiritti.it
(2) ibidem.
(3) www.voxdiritti.it
(4) L. 76/2016



Glossario:

Identità di genere: il senso di appartenenza di una persona a un genere con il quale essa si identifica.

Orientamento sessuale: l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale di una persona verso individui di sesso opposto, dello stesso sesso o entrambi.

Ruolo di genere: serie di norme comportamentali associate ai maschi e alle femmine, rispettivamente, in un dato gruppo o sistema sociale.

Cisgender: persona che si sente a proprio agio con il sesso e il genere che gli sono stati attribuiti alla nascita.

Transgender: persona che ha un’identità di genere diversa dal sesso che gli è stato attribuito alla nascita.

Eterosessuale: persona che si sente attratta/attratta sessualmente dal sesso opposto.

Omosessuale: persona che si sente attratta/ attratta sessualmente dallo stesso sesso.

Bisessuale: persona che si sente attratta/ attratta sessualmente da entrambi i sessi.

Intersessuale: persona i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili.


Gender Studies: campo di studio interdisciplinare e socio-culturale sulla sessualità, l’identità di genere, la sua costruzione e il ruolo attribuitogli dalla società.