Il 13 agosto 2021 Amazon Prime Video distribuisce sulla sua piattaforma streaming il capitolo conclusivo della tetralogia Rebuild of Evangelion, seguito del popolarissimo anime Neon Genesis Evangelion.
Per coloro che non avessero seguito la serie del 1995, la storia è presto detta: dopo una catastrofe mondiale, l’umanità lotta contro potenti nemici, gli Angeli, servendosi delle Unità Evangelion, mecha (1) guidati da ragazzi di giovanissima età.
Oltre alle classiche battaglie che caratterizzano molti anime giapponesi, la straordinarietà del lavoro di Hideaki Anno, creatore della serie, consiste nel sapiente uso della simbologia cristiana di cui si avvale per riproporre in chiave moderna quesiti di stampo religioso-filosofico.
In particolare, questa pellicola affronta il conflitto tra il desiderio di conoscenza e l’aspirazione alla vita eterna, richiamandosi al noto racconto del peccato originale presente nella Genesi.
L’insubordinazione di Adamo ed Eva non è causata solo dalla tentazione del serpente, ma è motivata dalla brama di sapere che, da un lato, ha consentito all’uomo di progredire e svilupparsi, dall’altro gli ha precluso l’accesso alla vita eterna.
Infatti, in questo passo delle Scritture, dopo aver rimproverato Adamo, Dio gli proibisce di mangiare dall’albero della vita poiché si è già nutrito dei frutti dell’albero della conoscenza («Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, né mangi e viva per sempre!» (2)).
Se quest’atto di ribellione ha donato all’umanità la facoltà di distinguere il bene dal male, la sua diretta conseguenza è stato l’abbandono di Dio e la necessità di contare esclusivamente sulle proprie limitate forze:
Gendō Ikari: “L’umanità ha mangiato il frutto della conoscenza. Quindi Dio le ha assegnato due sorti parallele. Essere annientata dagli angeli che hanno ricevuto il frutto della vita, o di annientare gli Angeli, per insediarsi al loro posto alla destra del padre, rinunciando alla conoscenza in cambio della vita eterna. Noi non possiamo fare altro che sceglierne una” (3).
Se la conoscenza raggiunta dalla specie umana rendesse possibile tornare al punto di partenza, quale sarebbe la decisione dell’uomo odierno nel Giardino dell’Eden?
Il Progetto del Perfezionamento, profetizzato da antichi documenti mistici, rappresenta nel mondo di Evangelion l’occasione di ottenere l’eterna beatitudine, cancellando la tracotanza dei nostri progenitori che osarono cibarsi del frutto dell’albero proibito e preferire la conoscenza alla vita eterna.
L’attualità del conflitto emotivo tra sapienza e beatitudine scaturisce dal profondo senso di inadeguatezza dell’uomo che ha bisogno di riferirsi ad una divinità per appagare il perenne senso di piccolezza.
Evangelion affronta il tema della limitatezza umana da una prospettiva estremamente cupa, ricordando al suo pubblico che l’esistenza è contraddistinta dalla solitudine.
Questa triste situazione non è una contingenza a cui sono destinati i caratteri meno socievoli, ma è una condizione strutturale della vita. Infatti, Anno racconta le vicende dei piloti degli Eva, bambini strappati all’infanzia, estranei ai ragazzi della loro età e al mondo degli adulti in cui sono stati catapultati brutalmente a causa della guerra.
In questo clima di sofferenza, la via del perfezionamento rappresenta la possibilità di evolversi in una forma biologicamente ed emotivamente meno debole.
Quest’ambizioso progetto si realizzerebbe dissolvendo l’umanità in un unico brodo primordiale, una realtà metafisica in cui non c’è più solitudine o inadeguatezza poiché ogni individualità verrebbe spazzata via. La dissoluzione di tutti gli esseri viventi in questo non-luogo può essere descritta nei termini plotiniani del ricongiungimento dell’anima all’Uno. La contemplazione dell’Uno colloca l’anima in una dimensione in cui
Non aveva in sé alcuna differenziazione né rispetto a se stesso né rispetto alla altre cose; non c’era in lui alcun movimento; né collera né desiderio erano in lui, una volta salito a quell’altezza, e nemmeno c’era ragione o pensiero; non c’era nemmeno lui stesso, insomma, se proprio dobbiamo dir così. E invece, quasi rapito o ispirato, è entrato silenziosamente nella solitudine e in uno stato che non conosce turbamenti, e non si allontana più dall’essere di Lui, né più si aggira intorno a se stesso, essendo ormai assolutamente fermo, identico alla stessa immobilità. (4)
L’aspirazione a questa forma di annullamento non è propria solo della mistica neoplatonica, ma compare finanche nell’animazione giapponese contemporanea, rivelando la latente insoddisfazione dell’uomo per la propria esistenza incompleta e la prospettiva di barattare la propria individualità per la quiete assoluta.
Tuttavia, ancora una volta, l’umanità mangia dall’albero proibito e lotta per la vita anziché per il suo annientamento: Shinji Ikari, pilota dell’Eva 01, rifiuta il progetto di perfezionamento per difendere i confini della propria identità, la cui piena realizzazione passa attraverso l’accettazione della fragilità umana:
Gendō: “Ma forse non posso ricongiungermi a Yui perché io sono troppo debole?”
Shinji :“Può essere che sia proprio perché non ammetti questa tua debolezza” (5).
Dunque, la scelta di Shinji è un inno alla vita nelle sue varie sfaccettature, dalla disperata lotta per emergere al tentativo di stare semplicemente a galla.
Esortando gli amici a vivere e a reinventare le proprie esistenze, Shinji si fa portavoce di un messaggio di amore, come un Anti Cristo moderno il cui ultimo scopo non è trascendere l’umana finitudine grazie alla potenza divina, ma celebrare la vita per quella che è. Nelle vesti del moderno salvatore, Shinji compie un deicidio perché non è interessato a rendere l’uomo simile a Dio, dato che il prezzo da pagare è la perdita di se stessi; tuttavia, diversamente dal superuomo nietzschiano, non volta le spalle all’intrinseca debolezza umana, anzi ne diventa l’emblema più poetico.
Nel cupo ciclo di speranza e disperazione dipinto magistralmente da Anno, l’umanità può cercare il suo riscatto affidandosi a se stessa in quanto, benché la sua forza sia limitata in assenza di Dio, la sua volontà è abbastanza tenace per riscrivere il mondo:
Maria Iscariota: “Dio ci ha donato la Lancia della Speranza, Cassius, e la Lancia della Disperazione, chiamata Longinus. Sono andate perdute, ma la volontà del mondo di tornare a com’era ha creato un’altra lancia, Gaius. Anzi, la Lancia della Wille. L’umanità con la propria volontà e saggezza è arrivata a tanto, e senza l’aiuto di Dio” (6).
(1) Robot enormemente grandi presenti negli anime e nei manga giapponesi.
(2) La Sacra Bibbia, Versione Ufficiale CEI, 2008, p.4.
(3) Evangelion 3.0+1.01: Thrice Upon a Time.
(4) Plotino, Enneadi, VI 9, 11, 5-15, p. 1361.
(5) Evangelion 3.0+1.01: Thrice Upon a Time.
(6) ibidem
NDR: L’immagine di copertina è un’immagine tratta da Evangelion 3.0+1.01: Thrice Upon a Time. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore della pellicola, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an official image for Evangelion 3.0+1.01: Thrice Upon a Time. The image art copyright is believed to belong to the distributor of the film, the publisher of the series or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service for which it serves as image art. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.
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