Marie de Gournay

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Marie de Gournay

Di Marie de Gournay, la nostra filosofa del mese, non soltanto è stato detto poco nella storia del pensiero moderno, ma solo una parte ridotta di ciò che sappiamo restituisce per davvero lo spessore intellettuale di questa figura prolifica, versatile, poliedrica. Di lei si sono sottolineate solo le apparenti contraddizioni:

  • appartiene all’ambiente conservatore e cattolico, eppure avanza pretese femministe;
  • diventa figlia adottiva di Montaigne, e cura la Prefazione dei suoi Saggi, eppure ne stravolge e ne usurpa le idee (1);
  • dichiara che, in qualunque modo si muova nel panorama letterario, le sembra di portarsi dietro l’ombra del suo padre adottivo, e di esserne così condizionata, eppure non lesina riferimenti alla sua persona e alla sua opera, contribuendo in qualche modo ad alimentare quella sensazione.

Tuttavia, queste sono antinomie che restano confinate a una lettura solo molto superficiale della vita e dell’opera di Marie de Gournay.


Nata a Parigi nel 1565, in una famiglia segnata da gravi difficoltà di ordine materiale ed economico, la nostra filosofa dimostra sin da subito la cifra femminista del suo agire. In una società, come quella francese della seconda metà del Cinquecento, nella quale i matrimoni vantaggiosi delle figlie costituiscono il principale mezzo di risanamento delle finanze di una famiglia intera, e nella quale l’educazione femminile non risulta all’ordine del giorno in alcuna assemblea, Marie de Gournay rifiuta ogni pretendente che la madre cerca di affibbiarle, e studia caparbiamente e di nascosto

Forma il suo pensiero filosofico sui testi di Plutarco e Seneca, che a più riprese tradurrà in francese. Ciò che le interessa è rendersi indipendente, da un punto di vista sia materiale sia spirituale, attraverso il suo lavoro letterario: per raggiungere questo scopo, non disdegna nessun ambito intellettuale, occupandosi di poesia, biografia, narrativa e saggistica (2).


Questa versatilità è uno dei punti di maggiore interesse del suo pensiero.


Le sue opere, oltre che un’evoluzione stilistica e contenutistica, testimoniano una grande vivacità nel saper adattarsi ai temi più disparati: è per questo che Marie de Gournay rivendica in modo appassionato e arrabbiato il ruolo femminile nella società, e denuncia il sistema patriarcale e oppressivo che priva le donne di una reale possibilità di scelta (3), e al tempo stesso discorre di temi religiosi e di soggetti comunemente attribuiti solo alla penna femminile (per esempio, l’amore romantico). Ciò che a prima vista può suonare come contraddittorio acquista, nella sua produzione letteraria, il carattere di estrema poliedricità, cui per forza di cose bisognava adattarsi per sperare di emergere in un terreno tutto maschile. 

L’incontro con i Saggi di Montaigne segna uno spartiacque nella sua vita personale e professionale, sia perché diventa una pietra cardine nel suo pensiero filosofico, sia perché la decisione di avvicinarcisi condizionerà pesantemente la sua produzione successiva (4). Dopo aver letto i Saggi, all’età di vent’anni, e aver conosciuto dopo poco colui che diventerà il suo padre adottivo (relazione tutt’altro che priva di ambiguità), l’operazione della nostra filosofa consiste nello scollegare lo scetticismo di Montaigne dagli esiti antifemministi che questo recava con sé.


La tesi principale di Marie de Gournay è proprio l’uguaglianza tra sessi, come trasformazione coerente del pensiero scettico, e non come sua antitesi.


Ancora oggi, tuttavia, la si ricorda solo per essere diventata la figlia adottiva di un grande filosofo, e non come una filosofa dotata di un suo spessore. Ogni idea che Gournay consegnerà alla sua penna sarà etichettata o come conforme al pensiero di Montaigne, o come difforme. Senza vie di mezzo, senza alternative. Certamente neanche lei può disconoscere il ruolo che questa frequentazione filosofica ha giocato nello sviluppo delle sue tesi più mature, ma questo non significa e non può significare che lei si riduca a lui, come nel più becero (e classico) dei sistemi patriarcali

In realtà, la voce di questa filosofa è risuonata a lungo nei salotti parigini, indipendente, fuori dagli schemi, senza nessun Pigmalione che le spianasse la strada.


E oggi è necessario riconoscerla come tale, una femminista ante litteram che ha reso questa lotta lo sfondo della sua intera esistenza, tanto come donna quanto come pensatrice.






(1) Per “adozione” si intende una pratica diffusa nei circoli dell’epoca, che consiste in una sorta di alleanza, comunanza intellettuale.

(2) Molte informazioni sulla vita e l’opera di Marie de Gournay sono reperibili negli studi di Richard Hillman e Colette Quesnel, che hanno curato la traduzione in inglese delle sue opere principali.

(3) M. De Gournay, Égalité des hommes et des femmes, Gallimard, Parigi, 2018.

(4) M. De Gournay, Preface sur les Essais de Michel, Seigneur de Montaigne, Par sa Fille d’Alliance, in Œuvres complètes, Honoré Champion, Parigi, 2002.



Immagine di copertina: https://it.wikipedia.org/wiki/Marie_de_Gournay#/media/File:Marie_de_gournay.jpg