Euphoria: sopportare bene il peso del corpo

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Euphoria


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I teen drama sono spesso caratterizzati dal susseguirsi di vicende simili: lei vuole lui, lui è un ragazzo complicato, i figli si scontrano con i genitori, i fratelli con i fratelli e, ovviamente, tutti litigano con il mondo intero. Proprio per questo motivo, le serie tv adolescenziali producono un effetto amarcord perché richiamano alla mente il periodo in cui sbalzi d’umore e melodrammi sono all’ordine del giorno. 


Tuttavia, spesso si commette l’errore di minimizzare i drammi degli adolescenti, come se il complicato groviglio emotivo che li contraddistingue svanisse superata la fatidica soglia dei diciotto anni.


Ma gli adolescenti sono innanzitutto persone e, come tali, affrontano anche disagi propri dell’essere umano. Imparare a convivere con questi disagi è una sfida perenne, l’incessante ricerca di un sistema per superare il profondo senso di incompletezza di cui il corpo è forse l’emblema più tangibile. Spesso non autosufficiente, desideroso di ciò che è proibito, il corpo è il topos filosofico che meglio ha incarnato cosa significhi essere individui, volersi elevare dalle limitazioni fisiche e nel contempo essere soggetti a un’inevitabile caducità, indipendentemente dalla propria età.

La riflessione sul corpo ha accompagnato la filosofia in ogni sua fase: l’ascetismo medievale, il concetto di res extensa cartesiana, il primato aptico nella fenomenologia di Ponty… insomma, la storia del pensiero si sofferma da sempre su questo tema, nel tentativo di spiegare questo quid che non è pura passività, ma veicolo necessario per ogni esperienza empirica.


Ma il corpo non è solo uno strumento di conoscenza e può assumere un valore metafisico fondamentale.


Nella brillante analisi di Jean-Luc Nancy, decostruzionista scomparso nello scorso agosto, il corpo viene definito come evento che testimonia l’esistenza individuale, non ridotta a un sostrato immutabile, ma aperta al mondo come esposizione in continua evoluzione. Dopo il nichilismo nietzschiano, al corpo viene attribuito un valore metafisico e morale fondamentale perché libera l’individuo dalla millenaria soggiacenza all’essere:

«Il corpo dà luogo all’esistenza. E, più precisamente, dà luogo proprio al fatto che l’esistenza ha come essenza il non avere affatto essenza. È proprio per questo che l’ontologia del corpo è l’ontologia stessa: l’essere non è in essa qualcosa che preesiste o soggiace al fenomeno.» (1)  

Euphoria traduce il primato del corpo in un linguaggio cinematografico schietto e spesso violento: 

«Sentite, so che essere ben informata, intelligente, diligente e curiosa sono qualità importantissime. Ma immaginate possederle tutte e essere anche sexy.» (2) 


La vera ontologia oggi è l’ontologia del corpo ed è quindi fondamentale parlarne più che mai. In Euphoria vediamo corpi rifiutati, corpi maltrattati, corpi appariscenti e, come c’è da aspettarsi in un teen drama, corpi che fanno sesso.


Non stupisce il gioco di rimando dei due discorsi: lo stesso Foucault aveva identificato la sessualità come il dispositivo di controllo per eccellenza. Vedere il proprio corpo ed essere visti sono esperienze essenziali per definire la propria identità, soprattutto per gli adolescenti che sono tragicomicamente costretti a confrontarsi con gli sbalzi ormonali e gli stravolgimenti fisici che avvengono durante la pubertà.   

Cassie, una delle protagoniste di Euphoria, è una ragazza insicura che, a seguito dell’abbandono del padre, impiega le sue energie nella ricerca della perfezione estetica, sperando in questo modo di non essere lasciata.


Per Cassie la cura di sé diventa un’ossessione al punto da svegliarsi ogni mattina alle quattro per essere una bambola ben pettinata e seducente.


Definendosi esclusivamente in questi termini, Cassie dimostra di non riconoscersi in nient’altro che nell’essere bella. Infatti, quando si innamora di Nate, gli si dona letteralmente, anima e corpo:

Cassie: «Mi piacerebbe che mi scopassi quando vuoi, come vuoi. Puoi decidere quello che indosso… quello che mangio… con chi parlo… Voglio che tutti quelli che conosci mi vogliano scopare… ma non possono perché sanno che sono tua. Io ti appartengo e non mi lamenterò mai perché so che sai cosa è meglio per me»
Nate: «Non hai paura che la gente ti derida?»
Cassie: «Almeno sarò amata» (3)


Alla fragile Cassie, si contrappone Kat che, infrangendo lo stereotipo della “grassottella” schiva e timida, esibisce il corpo in incontri sessuali a pagamento e scopre di essere desiderata nonostante non rispetti gli standard usualmente richiesti dalla società: 

Kat: «Ho realizzato che quello che ho fatto tutta la mia vita è cercare di non essere ingombrante. Cercare di nascondermi dai ragazzi che sussurravano agli amici mentre passavo. Ho passato la mia vita ad aver paura che la gente capisse che sono grassa. Ma sinceramente, a chi cazzo frega? Non c’è niente di più potente di una ragazza grassa a cui non frega un cazzo»  (4) 

Qualsiasi sia il motivo per cui il corpo viene esibito, dimostrare di amare qualcuno o cercare di amarsi, quello che emerge da Euphoria è che, per comprendere se stessi, occorre tenere conto del corpo e confrontarsi con quello che desidera, anche se non ci piace (Cassie s’innamora di Nate pur essendo l’ex della sua migliore amica e Kat inizialmente si forza ad avere una relazione sentimentale più tradizionale).  La colonna sonora di Labrinth, diventata virale su Tik Tok, ci ricorda la difficoltà del trovare noi stessi, schiacciati dal peso dell’essere e del dover essere: 

How long can I stay 
In a place that can’t contain me? […]
Hey Lord, You know I’m fighting
Hey Lord, You know I’ll find it
I dont’ know when or how today
Hey Lord, I’m on my way (5)


Oggi, il corpo non deve più nascondersi sotto maglioni accollati o gonne lunghe e si è arrivati a riconoscere la sua importanza.


Tuttavia, permane il conflitto tra quello che si vuole e si deve fare, tra quello che il corpo desidera e quello che comanda la testa. Capire come riappacificare questi due aspetti è l’unico modo per raggiungere l’euphoria (êu = bene e phéro = io porto), ossia per imparare a stare bene con se stessi e capire chi si è davvero o cosa di vuole diventare.





(1)  J. Nancy, Corpus, trad. it. di A. Moscati, Cronopio, Napoli 2014, p.16.
(2)  Euphoria, 2×7, regia di Sam Lavinson (2019 – in produzione).
(3)  Euphoria, 2×7, regia di Sam Lavinson (2019 – in produzione).
(4) Euphoria, 1×5, regia di Sam Lavinson (2019 – in produzione).
(5) I’m Tired, brano di Labrinth, compositore della colonna sonora di Euphoria.

L’immagine di copertina è un’immagine ufficiale di Euphoria. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore della serie, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an official image for Euphoria. The image art copyright is believed to belong to the distributor of the series, the publisher of the series or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service for which it serves as image art. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.