È difficile per le donne trovare un posto nella filosofia. Sicuramente lo è nel mondo accademico, dove molto spesso si trovano isolate e sottorappresentate. Ma lo è anche nella storia della filosofia, che spesso le ignora e le lascia nell’ombra, dando valore solo alle loro controparti maschili. Come spiegano Whiting e Buxton nell’introduzione all’edizione italiana del loro testo Le regine della filosofia, edito da Tlon, nelle università si studiano pochissime filosofe, a volte anche nessuna, e nei libri è complicatissimo trovarle.
Questo vale in generale per tutte le donne che hanno filosofato, e ancor di più per tutte quelle lo hanno fatto parlando di donne o di esperienza femminile, visto che molto spesso il femminismo – o meglio, i femminismi – non viene categorizzato come filosofia, ma come teoria, e soprattutto per le correnti appartenenti a minoranze.
Per tutti questi motivi, un libro come Le regine della filosofia rappresenta sempre un importante statement negli scaffali dedicati.
Ci ricorda che le filosofe ci sono e ci sono state da sempre, e che sono da ammirare. Innanzitutto, per le avverse condizioni che hanno spesso dovuto affrontare per dedicarsi al proprio pensiero, che spesso sono sfociate anche in una brutale violenza – come accaduto nel caso dell’assassinio di Ipazia. In secondo luogo, per la forza che hanno avuto per perseguire una strada che appariva non battuta da altre loro simili. Ma sono da rispettare soprattutto per un fondamentale motivo: per il loro pensiero e per la profondità dello stesso. Non dobbiamo dimenticare che ciò che dobbiamo alle filosofe le cui vite sono narrate in questo testo, e a tutte le altre, è l’ascolto. Sicuramente conoscere la loro biografia approfondisce la conoscenza che ne abbiamo; tuttavia, ciò a cui più dobbiamo badare sono le loro creazioni.
Ciò che appare estremamente chiaro leggendo questo libro è che le filosofe non vanno racchiuse in un unico blocco, perché tutte loro hanno toccato diversi ambiti della filosofia, non tralasciandone alcuno.
Facendolo, inoltre, hanno aperto la strada a prospettive nuove e rinnovate, alternative rispetto a quelle egemoni imposte dai filosofi uomini. Pensiamo ad esempio alla figura di Harriet Taylor Mill e al rapporto che ebbe con il noto marito, John Stuart Mill.
«[…] commentò i lavori di Stuart Mill, arrivando a suggerirgli di scrivere un intero capitolo dei Principi di economia politica (1848) oltre a impostare l’intero “tono del libro”. Lo persuase del fatto che sebbene le leggi di produzione possano esser immutabili […] le leggi di distribuzione sono costrutti umani mutevoli» (1).
Questo è solo uno dei casi in cui le filosofe hanno ampliato e fatto progredire molte teorie. Possiamo citare anche Elizabeth Anscombe, e il suo testo Intenzione, una vera e propria pietra miliare della filosofia dell’azione; Anita L. Allen, e il suo enorme contributo alla trattazione filosofica del tema della privacy.
Infine, oltre che per conoscere e studiare il pensiero di tutte queste filosofe e molte altre, una storia della filosofia al femminile come quella che viene costruita in questo libro ci ricorda di fare sempre molta attenzione a chi si trova nel margine, a tuttə coloro che vengono ignoratə perché relegatə in una posizione sociale inferiore.
Solo così facendo possiamo infatti studiare e fare filosofia distaccandoci da una prospettiva razzista ed etnocentrica, e avvinarci a figure come quelle di Ban Zhao «forse la più grande intellettuale dell’antica Cina» (2), Sophie Bosede Oluwole, «iniziatrice della filosofia yoruba classica contemporanea» (3) o Azizah Y. Al-Hibri, «una grande studiosa dell’intreccio tra donne e islam». Le filosofie femministe servono non solo per parlare di genere, ma per dare valore all’intersezionalità delle lotte, e dunque per riscrivere la storia della filosofia affinché non ignori tutti i soggetti che sono stati dimenticati per troppo tempo.
Buxton, Whiting (a cura di), Le regine della filosofia, Edizioni Tlon, Roma, 2021.
Grazie a Edizioni Tlon!
(1) Buxton, Whiting (a cura di), Le regine della filosofia, Edizioni Tlon, Roma, 2021, p. 76.
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