Non sono un uomo facile

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Non sono un uomo facile

Discriminazione, stereotipi, femminismo. 

Sono le tre parole chiave per descrivere il film della regista Eleonore Pourriat, Non sono un uomo facile, presente sulla piattaforma Netflix. 

Siamo state abituate a sentirci dire “non sei una donna facile” di fronte a comportamenti fuori dagli schemi o non remissivi; oppure “sei una donna facile” giudicando la nostra libertà sessuale. Risulta invece strano all’orecchio dire o sentir dire: “sei un uomo facile” o “non sei un uomo facile”.

Proprio su questa atipicità che si percepisce già a partire dal titolo vuole giocare la regista con il suo film.

Noi donne, in una società intrinsecamente patriarcale, non riusciamo a vedere nel dettaglio i risvolti di questa gabbia che trita le identità: Eleonore Pourriat, capovolgendo il sistema, trasformandolo in un “patriarcato femminile” vuole costringere chi guarda il film a rendersi conto proprio di questo. 


Se domani ci svegliassimo in una società in cui ad avere dominio e potere assoluto fossero esclusivamente le donne, come reagiremmo?


Il protagonista del film, Damien, si trova immerso in queste nuove regole di un mondo sottosopra dove le discriminazioni e gli stereotipi sono destinati agli uomini.

Come si può ben intuire non la prende bene, soprattutto perché è viva dentro lui la memoria dei suoi privilegi passati e della sua identità come maschio alpha: come ingegnere informatico, infatti, aveva realizzato un’app per soli uomini che potevano inserire in un archivio le donne conquistate con i risultati delle proprie performance sessuali.

Eppure in qualche modo lui deve adeguarsi: è costretto a depilarsi e a vestire sexy, a subire molestie dalla sua capa o cat calling in strada, vivendo in uno stato di ansia e frustrazione costante e sentendosi un oggetto sessuale; deve accontentarsi di ruoli minori come segretario perché ritenuto poco capace per attività di maggior successo, nonché reprimere le emozioni che agli occhi delle donne lo farebbero risultare isterico.


Non è nuovo, per noi donne, quello che prova Damien, ma vederlo su uno schermo riproposto nel genere opposto manifesta esplicitamente quelle verità a cui ancora dobbiamo credere e consente di riflettere e di iniziare insieme un percorso per trasformare questa macchina della discriminazione.


L’intento della regista, tuttavia, non è quello di promuovere la creazione di un mondo di dominio femminile, ma quello di far notare come sia ridicolo e svilente un sistema di questo tipo, sia che a pagarne le conseguenze siano le donne sia che a farlo siano gli uomini.

Alcune scene, come quella in cui a correre per strada a petto nudo sono le donne e non gli uomini, mettono la lente d’ingrandimento su ogni tipo privilegio che a noi donne non è consentito, come la nostra libertà sul corpo, e sono l’input per iniziare a desiderare e costruire, dal privato fino al pubblico, una società davvero paritaria, dove libertà, uguaglianza e diversità possono coesistere e dove non risulta straordinario per le donne avere successo e cariche di prestigio e non risulta svilente essere casalingo e padre per un uomo.

La foto di copertina è un’immagine ufficiale di Non sono un uomo facile. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore del film, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an official image for Je ne suis pas un homme facile. The image copyright is believed to belong to the distributor of the film, the publisher of the film or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.