È Giulia De Lellis il problema più grande dell’editoria?
E ci risiamo. Un’altra influencer pubblica un libro e si riapre l’infinito e interminabile dibattito sulla liceità di queste scelte di mercato.
Giulia De Lellis, ex corteggiatrice di Uomini e donne e oggi una delle influencer italiane più seguite su Instagram ha pubblicato un libro, una sorta di intervista scritta da Stella Pulpo, impropriamente chiamata ghostwriter (dato che il suo nome appare in copertina). Esatto, proprio lei che al Grande fratello VIP ha ammesso senza vergogna di non averne mai letto uno in vita sua, da qualche giorno è in libreria con Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza! per Mondadori Electa, che ha già venduto centinaia di migliaia di copie.
Nonostante il nostro sia un Paese in cui la maggioranza della popolazione non legge, questo genere di eventi suscita comunque scandalo.
Gli italiani non leggono libri: secondo le stime AIE sul 2018, solo il 65,4% dei lettori ha letto almeno un libro all’anno, cifra molto distante rispetto ad altri paesi europei, come ad esempio la Norvegia, che conta su un’alta percentuale di lettori forti (1).
Come potrebbe allora sopravvivere un settore come quello dell’editoria (che presenta da anni dei problemi anche per quanto detto poco fa) pubblicando solo libri considerati opere d’arte e destinati a entrare nella storia letteraria, se poi quasi nessuno li leggerebbe?
Guardiamo in faccia la realtà: i libri come quello di Giulia De Lellis fanno tirare un sospiro di sollievo agli editori che li pubblicano, perché generano guadagni, anche se non esosi.
Qui si apre l’altro grande dibattito che affligge l’editoria: il libro è un mero prodotto su cui guadagnare, o è qualcosa di più? Ebbene la risposta è: entrambi.
Per mantenere una casa editrice c’è bisogno di denaro, che è molto difficile da recuperare se la maggioranza della popolazione, appunto, non compra libri e quindi non legge. Il fenomeno degli influencer che pubblicano è essenzialmente uno dei modi più semplici per gli editori per far tornare i conti a fine anno.
Giulia De Lellis non è la prima e di certo non sarà l’ultima.
Questo non significa che il pubblicare libri si debba ridurre tutto a un mero scopo di lucro, ma non si può nemmeno continuare a fingere che economia e cultura siano due mondi che non si dovrebbero mai incontrare. D’altronde il tema della mercificazione della cultura è forse uno dei più antichi, basti pensare ai sofisti che erano accusati di “vendere” il sapere.
Ciò che molto spesso gli accaniti sostenitori della cultura dimenticano è una cosa che, per me, è fondamentale: migliaia di giovani, che sono il principale pubblico che segue le e gli influencer, iniziano a leggere.
Molte e molti forse si fermano solo a questo tipo di pubblicazioni, ma tante e tanti altri si avvicinano al mondo dei libri e scoprono il piacere della lettura.
Questo dovrebbe essere uno degli argomenti centrali quando scoppiano tali fenomeni. Il fatto che molti giovani si rechino in libreria per il suddetto genere di prodotto ha una portata simbolica rilevante e non possiamo fare finta che non significhi nulla – soprattutto dal momento che in quella libreria ci stanno entrando fisicamente o che, comprando su una qualsiasi piattaforma online, vengano inseriti in algoritmi di marketing che porteranno ai loro occhi sempre più pubblicità di altri libri.
I lettori considerati “forti” – che in Italia leggono almeno un libro al mese (2) – non dovrebbero allora sentirsi oltraggiati da pubblicazioni come il libro di Giulia De Lellis: nessuno li obbligherà a leggerli e le case editrici non smetteranno di pubblicare volumi che soddisfino le loro esigenze.
Chiudiamo dunque le polemiche e concentriamoci piuttosto sull’ultimo libro che abbiamo comprato e che non vediamo l’ora di leggere.
(1) Secondo il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia del 2018, un norvegese in media legge 15 libri l’anno e il 40% della popolazione legge più di 10 libri l’anno.
(2) Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia del 2018.
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