Filosofia per amanti degli animali

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Come percepiscono il mondo gli animali? Quanto sono consapevoli di loro stessi e della realtà che li circonda?

È inevitabile farsi queste domande, soprattutto per chi condivide la sua quotidianità con loro, tuttavia è altrettanto impossibile trovare una risposta che sia esauriente perché non abbiamo la testimonianza diretta di un animale che ci spieghi cosa significhi essere un cane o un gatto. 

Come possiamo fare, dunque?


Certo, anche l’uomo è un animale, ma, rispetto agli altri, egli è diverso, laddove “diverso” non significa migliore.

È bene specificarlo, perché spesso e volentieri quando utilizziamo la parola “diversità” siamo soliti intendere in essa una sfumatura positiva o negativa a seconda del contesto in cui la inseriamo.


Cos’è, quindi, che ci rende così diversi dagli altri animali? Il linguaggio?

Sicuramente il nostro modo di comunicare, la parola, è peculiare, ma anche gli animali, soprattutto quelli gregari, hanno un modo di esprimersi tra loro: non è un linguaggio vero e proprio, ma in ogni caso è una forma di comunicazione.

Gli animali domestici non solo sono in grado di comunicare tra di loro, ma sanno farsi comprendere anche da noi umani: a seconda di come si comportano, infatti, noi siamo capaci di interpretarli.


Il sentimento? Molti filosofi, tra cui anche René Descartes, erano profondamente convinti che gli animali non riuscissero a provare sentimenti o emozioni: ovviamente non è così.

Certo, è difficile che il nostro cane o il nostro gatto possano provare un sentimento complesso come il rimpianto, però la biologia, nel tentativo di spiegare gli animali, ha dimostrato che essi sono capaci di provare amore, dolore, paura, rabbia e via dicendo. L’uomo si distingue per un’altra cosa, ovvero il pensiero astratto: noi, infatti, siamo capaci di riflettere sui concetti, dalla concretezza del reale astraiamo idee, simboli, formule. Non possiamo dire lo stesso con assoluta certezza per gli animali.

Filosofia per amanti degli animali del filosofo norvegese Lars Fredrik Händler Svendsen, edito in Italia da Guanda nel 2020, riflette su queste tematiche, indagando indirettamente (l’unico modo a noi possibile per cercare di comprendere) il rapporto tra gli animali e il mondo.


L’obiettivo è quello di investigare sul linguaggio e sul comportamento animale attraverso un percorso fatto di richiami sia alle scienze, sia alla filosofia: da Descartes, a Kant, a Wittgenstein e molti altri, perché la scienza da sola non basta.

Essa ci fornisce la spiegazione dell’animale dal punto di vista prettamente biologico, ma abbiamo bisogno di un qualcosa in più. Questo libro cerca di fare una vera e propria ermeneutica dell’animale, ovvero lo interpreta, lo colloca nell’ottica di una riflessione più ampia, anche dal punto di vista dell’amore.

E non è un caso che già nel titolo compaia questa parola: l’autore stesso ci racconta aneddoti sui suoi gatti, Geir e Lasse, e sulla sua cagnolina Luna. 

Riprendendo Martin Heidegger, Svendsen è convinto che l’amore non renda ciechi, anzi tutto il contrario: in alcuni casi esso può aiutarci a rendere evidenti cose che un occhio non coinvolto non è in grado di vedere.

Nel tentativo umano di capire l’animale, l’amore risulta essenziale:

«pur esistendo profonde differenze tra esseri umani e altri animali, il confine che separa l’esistenza animale da quella umana può essere piuttosto flessibile. La vita animale non ci è del tutto preclusa. Imparare a comprendere gli animali significa anche imparare a comprendere se stessi. O quantomeno, a capire aspetti importanti di sé».

Grazie a Guanda!

Lars Fr. H. Svendsen, Filosofia per amanti degli animali, trad. Monica Corbetta, Milano, Guanda, 2020.