Opera di Marika D’Ernest, esposta durante il festival @ilmattinohaloryinbocca (Bari, agosto 2023)
e ispirata al libro Un’altra cena rovinata di Sara Ahmed. (1)
«Può essere difficile ricordarsi di essere diventata femminista, se non altro perchè è difficile ricordare un tempo in cui non ti sei sentita tale» perchè il femminismo diventa «un oggetto del sentimento, qualcosa in cui investiamo, un modo di relazionarci con il mondo» (2).
Inizia così il primo saggio – Femministe guastafeste (e altre creature ostinate) – contenuto in Un’altra cena rovinata (Fandango, 2023): un’antologia di otto testi, a cura di Elia G. Arfini e Michela Baldo e nella traduzione di Michela Baldo e Feminoska, che intende restituire il pensiero di Sara Ahmed (3), ripercorrendone alcune delle tappe biografiche e intellettuali più pregnanti.
Si amplia così ulteriormente la produzione di Ahmed disponibile in lingua italiana, segnata da un rinnovato interesse da parte dell’editoria mainstream per la teorica inglese che, di recente, ha portato alla pubblicazione di diversi preziosi testi quali Vivere una vita femminista, La promessa della felicità e Il manuale della femminista guastafeste (4).
L’antologia fa d’altra parte seguito al lavoro di diffusione e traduzione precedentemente iniziato dalle traduttrici con il collettivo transfemminista militante Les Bitches, e allo stesso tempo intende ricordare (e omaggiare) Liana Borghi (5) come colei che per prima ha fatto conoscere il pensiero di Ahmed in Italia.
Diverse sono le questioni e i filoni tematici che il libro porta al centro del discorso, così come plurali sono le metodologie messe in campo: dalla figura della femminista «killjoy» che scompagina e rovina le cene di famiglia, riunita attorno al tavolo, cara ad Ahmed (a cui si richiama il titolo), fino alla potenza della denuncia collettiva del sessismo e delle molestie che permeano l’Accademia e al farsi orecchio e testimonianza per le altre; dall’inclusione della diversità messa a valore dal capitalismo, e allo stesso tempo silenziata, all’interno delle istituzioni, fino alla critica (precisa e tagliente) del femminismo trans-escludente; dal queerizzare l’uso (dei corpi, degli oggetti, dello spazio) fino al tema delle emozioni e degli affetti così come delle migrazioni.
Spaziando dalla fenomenologia alla teoria queer degli affetti, dalla filosofia del linguaggio alla teoria critica, e con una postura che tiene insieme postcolonial e feminist studies, l’antologia tiene così insieme biografia e teoria, intimità e politica: ne risulta un testo dalla scrittura intensa ma scorrevole, affettiva e combattente, che ci dà gli strumenti per leggere – da femministe nella stanza che rovinano l’atmosfera perché turbano la fantasia, mettono in scacco il potere svelandolo e mostrando dissenso – quel che accade tanto al di fuori quanto al nostro interno, e per tessere insieme le fila che ci tengono insieme e guastare insieme la festa.
Per chiudere, con le parole di Sara Ahmed:
«Possiamo definirci creature ostinate, femministe guastafeste, donne nere arrabbiate; possiamo rivendicare quelle immagini; possiamo raccontare le conversazioni che abbiamo avuto a tavola, ai seminari o alle riunioni. Possiamo ridere riconoscendo la familiarità di abitare quel luogo, anche quando non abitiamo lo stesso luogo (e non lo abitiamo). Guastare la festa può essere una festa. Guastare la festa è nelle nostre possibilità e lo facciamo. Siate ostinatз! Lo siamo, e lo saremo.» (6)
Grazie Fandango!
S. Ahmed, Un’altra cena rovinata, Fandango, Roma, 2023.
Note
- Con le parole dell’artista: «La frase dipinta con colore da serigrafia è presa da “parole d’amore” di quel simpaticone misogino di Guy de Maupassant. Dipinta sui tovaglioli da tavola del corredo che mia nonna ha destinato a mia madre, mia sorella e me: la dote. Crescere in un contesto patriarcale significa (tra le altre cose) tenere la bocca chiusa soprattutto a tavola, zittite in continuazione per non rovinare le cene con le nostre idee di libertà e autodeterminazione. Interiorizzare il limite. È davvero un guaio il fatto che noi finalmente parliamo: un guaio per voi!».
L’opera è pubblicata sul profilo IG dell’artista al seguente link: https://www.instagram.com/p/CwNEV66KsPZ/?locale=es_ES&img_index=1.
- S. Ahmed, Un’altra cena rovinata, Fandango, Roma, 2023, p. 47.
- Sara Ahmed è una ricercatrice indipendente ed un’ex accademica inglese, conosciuta per aver fondato nel 2004 il Centro di Ricerca e Studi sul Femminismo al Goldsmith College a Londra. Nel 2016 ha preso le distanze dal mondo accademico, dimettendosi come atto di protesta nei confronti del fatto che l’Università non stava perseguendo seriamente le accuse di molestia rivolte da un gruppo di studentə ad alcuni docenti. Nel 2013 ha aperto il blog https://feministkilljoys.com/, tuttora attivo.
- S. Ahmed, Vivere una vita femminista, Edizioni ETS, Pisa, 2021; EAD., La promessa della felicità, Luca Sossella Editore, Roma, 2023; EAD., Il manuale della femminista guastafeste, Fandango, Roma, 2024.
- Liana Borghi (1940-2021) è stata un’accademica e una teorica, nonché una militante lesbofemminista queer. Riconosciuta come presenza fondamentale e visionaria per la comunità femminista, lesbica, queer e trans italiana, anche per la diffusione di contributi teorici dall’estero, nel libro è in particolare ricordata per aver invitato Sara Ahmed in Italia all’interno del ciclo di seminari sugli affetti queer di villa Fiorelli (Bologna, 2006-2007).
- S. Ahmed, Un’altra cena rovinata, Fandango, Roma, 2023, p. 67.
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