Mill, il filosofo femminista

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Mill

John Stuart Mill è nato a Londra nel 1806 ed è stato il filosofo massimo esponente dell’utilitarismo, del liberismo e – insieme alla moglie Harriet Taylor – del femminismo.

Mill ha sempre condiviso tutto con la moglie, a partire proprio dai loro lavori: nella lettera scritta all’editore di On Liberty è il filosofo stesso a raccontare che tutta la sua produzione appartiene parimenti a entrambi

La moglie Harriet Taylor era infatti scomparsa qualche mese prima e Mill, non potendo più lavorare gomito a gomito con lei, decise di inviare quanto revisionato da Harriet Taylor e non guardarlo più. 


Oltre alla sua importanza in ambito filosofico, Mill viene ricordato principalmente per essere stato il secondo parlamentare inglese ad aver chiesto l’introduzione del suffragio femminile nel Regno Unito.


Il primo a farlo fu il primo ministro Henry Hutt, nel 1832, su petizione di Mary Smith dello Yorkshire, che sosteneva di avere diritto al voto in quanto cittadina che pagava regolarmente le tasse ed era soggetta alla legge inglese. La proposta di Mary Smith venne raccolta e portata avanti da Hutt, che argomentò che ogni donna che fosse single, pagasse le tasse e avesse sufficiente proprietà avrebbe dovuto poter votare alle elezioni parlamentari. Hutt fu però deriso in parlamento e la questione del suffragio femminile venne presa nuovamente in considerazione soltanto quando fu sollevata da John Stuart Mill. Anche in questo caso la proposta fu rifiutata ma se non altro aprì ufficialmente le porte al dissenso e alla discussione pubblica del tema.

Nel suo saggio apertamente e dichiaratamente femminista, L’asservimento delle donne, Mill parte da un punto considerato storicamente “un dato di fatto”, ossia la subordinazione della donna all’uomo, un concetto che è molto difficile da sradicare e lo stesso Mill ne è consapevole. Proprio per questo sostiene che tale idea sia un vero e proprio ostacolo all’uguaglianza e andrebbe pertanto sostituita con l’abolizione di qualunque privilegio di una parte sull’altra. L’impegno di Mill e Taylor in questo testo è proprio quello di scardinare questa credenza così radicata nella storia umana, partendo proprio dalla relazione tra uomini e donne.


C’è mai stata una dominazione che non apparisse naturale a chi la esercitava? – si domanda Mill. E proprio in questo semplice modo viene ribaltato il concetto di naturalità.


Il sentimento di naturalità in questo caso deriva unicamente dalla consuetudine.

«Se oggi siamo a questo punto è perché si è sempre fatto così!» – avrebbe potuto obiettare qualcuno. Ma di nuovo Mill sostiene che questa sia una fallacia logica, perché nessuno ci può dire che invece agendo con uguaglianza non avremmo potuto raggiungere gli stessi risultati anche prima. Un altro argomento atto a smontare la naturalità di una supremazia.

Sulla dicotomia della natura si gioca quindi la partita di Mill e Taylor e infatti è proprio contro la naturale propensione della donna ad avere un carattere femminile che i due si scagliano senza riserva: non esiste un comportamento di natura che possa definire la totalità delle donne.

Se gli uomini sostengono che la vocazione naturale delle donne sia quella di essere mogli e madri è perché hanno sbarrato loro tutte le altre possibilità. Dal momento in cui la subordinazione è un fatto artificiale, non si può parlare di naturalità in tal senso.

Appellarsi a questo, quando l’artificiosità dell’unica scelta obbliga l’altra persona a non poter scegliere, genera un cortocircuito: allora forse gli uomini non sono così potenti come credono


Mill e Taylor ci dimostrano che abbiamo bisogno di un passo in una direzione differente.


Se gli uomini cercano di soggiogare le menti delle donne, le mogli faranno sempre fatica a denunciare gli abusi subiti dai mariti, per il timore delle ripercussioni e la certezza di non avere tutele – rischiando anche la vita in posizioni non privilegiate. 

La paura è l’elemento chiave su cui poggia tutta la struttura di dominio, perché sulla paura poggiano a loro volta l’idea di reputazione, di moralità, di accettazione sociale, di normalità in un contesto di vita in comunione.

Ed è proprio qui che Mill si fa precursore dei tempi con l’idea di un femminismo che non sia solo una questione da donne e per le donne, ma che vada a interessare anche gli uomini: se le donne sono spesso martiri dei mariti, difficilmente queste parteciperanno esplicitamente e attivamente a un movimento di rivalsa femminile sapendo di rischiare la propria vita. Per fare questo passo dunque serve che anche gli uomini combattano al loro fianco, che capiscano l’importanza delle loro azioni, della loro consuetudine, del privilegio che li tocca e del mondo che li circonda.

In effetti Mill sostiene questo in senso più generico anche nel saggio Sulla Libertà, dove evidenzia come gli uomini amino ripetersi le menzogne a loro comode, una per tutte è il concetto secondo cui la libertà trionferebbe sempre sulla persecuzione, quando di fatto tantissime verità nella storia sono state proprio stroncate da quest’ultima.


Le libertà che tutte e tutti dovrebbero avere in una società sono quelle di coscienza, di pensare, di sentire, di opinione e sentimento. Ma anche la libertà di gusto e di affrontare le conseguenze delle proprie azioni.


Nessuna società sarà mai libera se non accetta questi prìncipi senza riserve.

E se pare che l’inclinazione degli uomini a imporre le proprie opinioni agli altri sia irrefrenabile, serve un passo in avanti comune: la libertà non si può applicare a una società fatta da uomini che non abbiano imparato a conoscersi e a migliorarsi tramite una discussione libera, sincera e alla pari. 

La rigenerazione morale dell’umanità comincerà solo quando gli esseri umani impareranno a rivolgere i loro sentimenti di empatia e simpatia verso chi è di fatto uguale a loro per diritto e natura.




BIBLIOGRAFIA

John Stuart Mill, La libertà. L’utilitarismo. L’asservimento delle donne, trad. Enrico Mistretta, BUR Rizzoli, Milano, 2018.

Immagine di copertina: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:John_Stuart_Mill_by_London_Stereoscopic_Company,_c1870.jpg