Blue Eye Samurai. Liberazione e Inclusione

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⚠️ Attenzione: contiene semi-spoiler della serie Blue Eye Samurai ⚠️

La serie animata Blue Eye Samurai (1) è un’opera sorprendente da molti punti di vista: racconta di un Giappone in un isolamento assoluto, nel periodo chiamato Edo, che va dal 1603 al 1868 d.C., in cui non si era mai visto uno straniero, men che meno un occidentale.

Ma ecco che la protagonista Mizu è figlia di madre giapponese e di padre occidentale – il presunto Abijah Fowler, un trafficante d’armi irlandese che le ha dato in dono due occhi blu e alcuni tratti occidentali.

Queste caratteristiche hanno costretto Mizu a vivere una vita da reietta, vista come un mostro da tutti gli altri, cresciuta con la voglia di vendetta e di rivalsa, arrivando a fingersi un uomo per ottenerle.

Nel percorso che compie la protagonista ci sono altre figure che mettono in luce la condizione di diversità: il Maestro Eiji, un fabbro cieco che ha cresciuto Mizu, insegnandole l’arte della fabbricazione delle katane e il loro uso, e Ringo, un cuoco senza mani che lascia il proprio paesino per seguire le orme di Mizu e diventare un grande samurai, come lei.

Attorno alla storia ruotano, dunque, alcune tematiche attuali, come l’emarginazione e quindi la ricerca di liberazione e di inclusione, sia per le donne sia per le persone con disabilità.

A tal proposito la filosofa Martha Nussbaum ha sostenuto l’importanza di garantire l’uguaglianza di opportunità per tutte le persone – indipendentemente dal genere –, ha criticato le pratiche discriminatorie che limitano i diritti delle donne e ha discusso ampiamente di come la società dovrebbe affrontare le esigenze delle persone con disabilità, per garantire la loro piena partecipazione alla vita sociale.

Nussbaum nota, quindi, che nel modello contrattualista classico di società politica «i soggetti contraenti siano uomini approssimativamente eguali riguardo alle capacità e in grado di svolgere attività economica produttiva» (2).

Questo significa che le persone con disabilità vengono automaticamente escluse dal gruppo di chi decide quali sono le regole e i princìpi di una società giusta.

La stessa cosa, secondo la filosofa, vale per le donne. 

È da questa analisi sociale che Martha Nussbaum teorizza l’approccio delle capabilities la vita, la salute, l’integrità fisica, l’immaginazione, i sentimenti, la ragion pratica, l’appartenenza, il relazionarsi con altre specie, il gioco e il controllo del proprio ambiente –, garantendo il riconoscimento e la conseguente promozione delle capacità umane centrali.

In altri termini, la filosofa si focalizza sul criterio di base che permette di valutare la bontà di uno stile di vita, ossia di garantire a chiunque, sulla base delle effettive necessità, una condizione adeguata di esistenza, che faccia riferimento, quindi, alle concrete condizioni esistenziali di ogni individuo.

Le capacità, intese quindi come opportunità di scelta tra le alternative di cui si dispone, si ottengono con l’istruzione e il lavoro, secondo Nussbaum.

L’assenza di questi due elementi fondamentali per la vita, dunque, produce una fragilità interiore, facendo persistere una condizione di dipendenza da parte di altre persone e di vulnerabilità.

Il suo approccio è manifestazione della pari dignità di ogni gli essere umanə, senza nessuna distinzione, in modo tale che chiunque sia consideratə come un fine e sia chiaro quali opportunità siano effettivamente disponibili.

È un approccio incentrato sulla libertà e sulla scelta, che punta al potere di definizione di sé, rispettando la pluralità e la diversità delle qualità e dei talenti.

Si preoccupa delle disuguaglianze e delle ingiustizie sociali e «tiene anche conto del fatto che le persone possono avere necessità di differenti quantità di risorse per poter accedere allo stesso livello di capacità di scegliere e agire, in particolare se partono da differenti posizioni sociali» (3).

Il nuovo paradigma, proposto da Nussbaum, si pone come obiettivo dello sviluppo umano non solo la crescita economica, ma anche e soprattutto il benessere umano e la realizzazione del potenziale di vita delle persone.

Del resto, afferma la filosofa, non si rispetta pienamente l’umanità se non proviamo il desiderio di capirla e conoscerla, di comprendere la storia nelle sue parti e di riconoscere il valore della diversità (4).

Il maestro di Mizu, Eiji, è un uomo dalla spiccata sensibilità e con una grandissima capacità manuale e spirituale. Allo stesso modo Ringo, sceglie la nuova alternativa per realizzare il sogno di diventare samurai. Infine, Mizu, la protagonista, trasformerà la sua condizione di donna e i suoi tratti atipici in una particolarità che la porterà alla libertà.

La società allora diventa giusta se con la diversità e le differenze ogni persona ha il diritto di ottenere le possibilità e gli strumenti adeguati e di aspirare a diventare ciò che si desidera. 
  1. Creata da Michael Green e Amber Noizumi e uscita sulla piattaforma di Netflix nel dicembre 2023.
  2. M. Nussbaum, Le nuove frontiere della giustizia. Disabilità, nazionalità, appartenenza di specie, Il Mulino, Bologna, 2007, p. 35.
  3. M. Nussbaum, Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del Pil, Il Mulino, Bologna, 2014, p. 176.
  4. M. Nussbaum, Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea, Carrocci Editore, Roma, 2006.

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