Sette brevi lezioni su Aristotele

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Ripensare Aristotele.

Cosa può esserci ancora da dire su colui che, tra il Basso Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna, era noto semplicemente come “Il Filosofo” a causa della sua indiscutibile fama e importanza?

Dopo aver letto con piacere Sette brevi lezioni su Aristotele di John Sellars possiamo dire: molto. Innanzitutto, cosa sappiamo o pensiamo di sapere davvero di questo grande filosofo, di cui forse conserviamo qualche ricordo un po’ polveroso risalente agli anni del liceo (1)?

Il saggio, che prende finalmente il suo posto nella collana Le vele accanto ai suoi predecessori che ci hanno raccontato epicureismo e stoicismo, è un volume agile nelle dimensioni ma ricco nel contenuto che ci accompagna attraverso la vita di uno dei filosofi più celebri e forse anche più temuti di sempre.

Sellars, con il suo stile essenziale ma sempre incisivo, ci guida capitolo dopo capitolo attraverso la biografia e la produzione filosofica di Aristotele senza abbandonarci mai allo sconforto del “non ci sto capendo più niente!” (nemmeno nel capitolo dedicato alla logica, non lasciatevi intimorire).

Questa operazione, lungi dal voler essere una banalizzazione del pensiero di un grande autore, ci fa avvicinare a un Aristotele che, nella sua innegabile grandezza e complessità, è in qualche modo anche uno di noi, un essere umano curioso che pensava che «Essere umani significa voler sapere le cose» (2).

Lontano del sedersi (anche metaforicamente) in cattedra per dettare la verità ai suoi allievi, preparatevi ad incontrare un Aristotele che viaggiava in lungo ed era sempre felice di affondare con mani e piedi nel fango degli stagni per svelare i segreti del funzionamento degli organismi acquatici. 

Percorrendo le Sette lezioni ci troviamo di fronte a domande ancora molto attuali: cosa dobbiamo fare per essere felici? Siamo o no animali sociali? Quali benefici può avere la buona letteratura o il teatro?

Quesiti ai quali sono associate le risposte di Aristotele che, Sellars avverte, non ha senso accettare in modo dogmatico, perché lui per primo non avrebbe apprezzato questo approccio. 

Non si sfugge neanche a questioni più astratte, come dimostrano efficacemente i capitoli sulla metafisica e la logica, che però sono trattate in modo divulgativo, con una chiara attenzione all’uso di un lessico corretto ma al tempo stesso chiaro e comprensibile. 

Conoscere Aristotele, inoltre, significa intrufolarsi nel suo mondo, e fare in qualche modo la conoscenza di altri grandi nomi della cultura antica, come il maestro Platone o l’amico e collega Teofrasto, e passeggiare per un po’ per le vie di Atene o Alessandria, ritrovandoci anche per un po’ persino in compagnia di Alessandro Magno, celebre allievo del nostro filosofo. 

Insomma, se a scuola vi era sembrato noiosissimo e incomprensibile, o se ne avete sempre sentito parlare ma non avete mai avuto modo di conoscerlo più da vicino, Sette brevi lezioni su Aristotele è finalmente lo strumento per avere il coraggio di frequentare per un po’ uno dei grandi della filosofia antica, senza paura e senza che qualcuno vi interroghi alla fine. 

J. Sellars, Sette brevi lezioni su Aristotele, trad. it. di Angelica Taglia, Einaudi, Torino, 2024.

  1. A proposito, ci ricordiamo che “liceo” era proprio il nome della scuola fondata da Aristotele ad Atene, così chiamata probabilmente perché sorgeva vicino al tempio di Apollo Licio?
  2. Ivi, capitolo 1, primo paragrafo.