Scienza e pseudoscienza: tra valori e falsi miti

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Sempre più spesso ci si chiede se la nostra epoca possa essere definita scientifica o meno. Effettivamente lo è, se si considera il notevole avanzamento a livello tecnologico, l’espansione e lo sviluppo della scienza. Tuttavia non può essere considerata un’epoca scientifica, perché la scienza spesso non occupa una posizione centrale nella visione del mondo delle persone; la grande maggioranza tende ad affidarsi a pratiche e a credenze pseudoscientifiche come l’astrologia, lo spiritismo, l’ufologia, la superstizione, le pratiche mistiche, extrasensoriali e paranormali. Esse suscitano un enorme fascino nella comunità, perché offrono un sapere “pronto e immediato”, affrontando temi soltanto apparentemente logici, ma privi di ogni verifica sperimentale.

Le persone pretendono di avere risposte precise a determinate domande e di possedere certezze ma non traspare l’interesse di considerare se il metodo utilizzato per ricavare certe affermazioni sia scientifico o meno. In quest’ottica viene meno anche la differenza tra cose possibili e impossibili. Come sostiene Marco Ciardi «Il fatto che si possa pensare a una cosa come possibile non la rende per questo probabile, né dimostra automaticamente la sua esistenza»[1]. Perciò il comportamento intellettuale corretto, non è capire cosa sia teoricamente possibile, ma cosa è materialmente probabile: ossia, quali teorie hanno effettivi legami con la natura e la realtà in tutto ciò che possiamo pensare[2].

Gli atteggiamenti pseudoscientifici non sono dovuti solo a un mancato esercizio nel ragionamento scientifico-razionale , ma sono soprattutto causati da una mancanza di informazione.

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La scienza, invece, richiede una certa obiettività, meticolosità e integrità scientifica. Nel momento in cui si elabora una teoria o quando si effettua un esperimento è necessario riferire tutto ciò che potrebbe invalidarlo e non soltanto ciò che potrebbe sembrare corretto. Bisogna fornire informazioni precise affinché gli altri scienziati possano ripetere l’esperimento per scoprire se sia valido. È necessario il confronto costante con l’intera comunità scientifica, in quanto la scienza è un sapere pubblico, universale, disponibile al controllo e «fondato sul principio dell’uguaglianza delle intelligenze»[3]. Si deve denunciare invece qualsiasi forma di sapere segreto e occulto, tipico delle pratiche magiche e pseudoscientifiche, che riserva la presunta conoscenza assoluta a pochi eletti e iniziati. Esse utilizzano un linguaggio profetico ed enigmatico, a differenza del linguaggio scientifico che non ammette alcun tipo di segreto, in quanto le proprie conquiste intellettuali sono chiare e comunicabili a tutti coloro che vogliono comprenderle. Gli specialisti delle varie discipline si impegnano costantemente a divulgare i propri risultati. Fa parte dell’agire scientifico l’essere totalmente onesti sia con se stessi ma soprattutto con gli altri, scienziati e non. È qui che nasce l’importanza di intensificare le relazioni fra gli uomini di scienza e il resto della società, per sensibilizzare sui rischi derivanti dalla mancanza di informazione. È necessario elaborare un’immagine più coerente del mondo in cui si vive e questo compito spetta in primo luogo alla scuola che deve sia educare i giovani ai procedimenti e all’etica della scienza, sia accrescere e sviluppare una corretta capacità di giudizio critico e un giusto spirito di tolleranza e democrazia.

NOTE

[1] Ciardi M., Galileo & Harry Potter, La magia può aiutare la scienza, Carrocci Editore, Roma 2014, p. 53.

[2] Cfr. Feynman R., Il senso delle cose, Adelphi, Milano 1999, p. 83.

[3] Ciardi M., op. cit., p. 21.