La terra catanese di mezzo: quando il fuoco e l’acqua si scontrano
La Sicilia: una terra frutto della commistione tra acqua e fuoco. Nell’ultima settimana il grande colosso etneo si è risvegliato dal suo sonno, sfollando più di 600 abitanti ai piedi del vulcano, ora costretti a vivere nelle proprie auto. L’ultima eruzione risale al 2001, dove vennero impiegate barriere e argini così da rallentare il percorso lavico ed impedendone l’arrivo nei paesi limitrofi.
Dalla Vigilia di Natale, la Sicilia ha subìto diverse scosse sismiche che hanno raggiunto magnitudo 4 di intensità, risvegliando il gigante catanese e causandone una frattura alla base del cratere sud-est.
L’Etna, solitamente considerato docile e poco pericoloso (il “gigante buono” secondo gli abitanti dell’isola), sta iniziando a destare preoccupazioni, in particolar modo circa le sue sorti future. Anno dopo anno, infatti, è stato monitorato uno scivolamento progressivo di 2-3 centimetri del fianco del vulcano verso il mare, probabilmente causato dalla forza di gravità. Sebbene i ritmi di attività siano calati, la gente ha ancora paura e non sembra intenzionata a lasciare le proprie abitazioni di fortuna o gli alberghi. Quasi inevitabili sono stati i casi di sciacallaggio e nella zona catanese è già stato segnalato lo stato di emergenza: in particolare i comuni di Zafferana Etnea, Viagrande, Trecastagni, Santa Venerina, Acireale, Aci Sant’Antonio, Aci Bonaccorsi, Milo, Aci Catena.
Eventi quasi imprevedibili come i terremoti o le eruzioni, nonostante i numerosi progressi tecnologici e scientifici, non permettono agli studiosi di registrare con esattezza la portata di un fenomeno ambientale. Episodi come questi non fanno che dimostrare la piccolezza umana dinanzi alla maestosità della natura: della sua imprevedibilità e della sua sfuggevolezza.
Come può l’essere umano erigersi a capo assoluto del mondo quando non può ancora fronteggiare uno dei suoi millenari antagonisti quale è l’ambiente? È davvero questo il suo ruolo, il suo scopo?
La nostra terra possiede una forza prorompente, che ci è avversa solo quando la si tenta di incatenare a limitazioni e regole che in fin dei conti le calzano fin troppo strette. Ma allora a quale scopo ridurla a mero oggetto tra i tanti nella nostra collezione, quando può essere semplicemente lo splendido suolo sul quale vivere?
Il noto filosofo francese esistenzialista Merleau-Ponty vedeva il mondo, il campo spaziale, come il perfetto palcoscenico dove il nostro corpo (da non intendersi come strumento materiale, bensì come vero e proprio mezzo di dinamismo) ha la possibilità di esplicarsi, di muoversi e di conoscere, ma anche – e soprattutto – di conoscersi. Gli individui, d’altronde, non sono che frutto di questa interazione incessante e imprescindibile con il nostro ambiente, con tutto ciò che vediamo e che possiamo maneggiare nello spazio e nel tempo, ed entro la paradossale limitatezza della nostra libertà.
Quest’ultimo pensiero non è infatti da intendersi come una contraddizione, bensì come suolo di possibilità e di scelta dettata da quei parametri che l’assolutezza di un libero arbitrio non farebbe che opprimere e ridurre a inutilità.
Affinché l’uomo estirpi questo “vizio originario”, che lo porta ad assoggettare tutto ciò che lo circonda, è necessario mettere a tacere questa tensione intrinseca, accettando il carattere ineffabile della natura e la sua indeterminatezza, giacché come recita un detto siciliano: «Aceddu `nta la aggia non canta p`amuri, ma pi raggia» – l’uccello in gabbia non canta per amore, ma per rabbia.
FONTI
Merleau-Ponty M., Fenomenologia della percezione, Bompiani, Milano 2003.
SITOGRAFIA
https://www.focus.it/scienza/scienze/etna-terremoti-e-eruzioni-esplosive-il-vulcano-cambia
https://www.lasicilia.it/news/catania/211865/etna-diminuisce-l-attivita-sismica-ma-c-e-chi-ancora-dorme-nelle-auto.html
http://www.meteoweb.eu/foto/eruzione-etna-terremoto-stato-demergenza/id/1198533/#1
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