Qui su Filosofemme abbiamo spesso ribadito come la filosofia permei ogni ambito dell’esistenza umana. Un’ulteriore prova a favore della nostra convinzione è l’interessante saggio di Santiago Beruete Giardinosofia. Una storia filosofica del giardino edito da Ponte alle Grazie.
Come ogni ricerca filosofica che si rispetti, quella di Beruete – antropologo, filosofo e poeta spagnolo – inizia da un quesito di base: perché nella storia si è sentita la necessità di costruire giardini?
Apparso per la prima volta nella mezzaluna fertile, il giardino ha da sempre espresso le inquietudini filosofiche di ogni epoca, diventando via via un simbolo del potere politico, dello status sociale e del dominio dell’uomo sulla natura.
Sono numerosi gli esempi presi in esame da Beruete in circa 470 pagine: i giardini dei filosofi dell’antica Grecia, quelli francesi detti “dell’intelligenza” come Versailles, ma anche i “paesaggistici” inglesi. Non viene tralasciato nemmeno il nostro secolo, che ha recuperato il giardino nella sua dimensione politica con l’obiettivo di promuovere una società stabile, sicura e sana attraverso «l’organizzazione razionale dell’ambiente circostante» (p. 349).
In un vero e proprio excursus filosofico, Giardinosofia approfondisce il complesso rapporto tra l’uomo e la natura con un obiettivo: dimostrare che i giardini non sono solo costruzioni materiali, ma anche intellettuali. Questo libro è un’ottima occasione per conoscere qualcosa di più della nostra storia e del meraviglioso mondo del giardinaggio sotto una lente diversa dal solito.
S. Beruete, Giardinosofia. Una storia filosofica del giardino, Ponte alle Grazie, Milano 2018.
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