Post Pink. Antologia di fumetto femminista

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Nella prefazione a Post Pink – Antologia di fumetto femminista, Michela Murgia scrive che “avere o non avere la possibilità di generare una narrazione di sé è la condizione più politica che c’è”.


Potersi narrare è fondamentale: si acquisisce consistenza, addirittura esistenza.


Narrare permette di mostrare e di celare, di dare coerenza e di distorcere. Ed è chiaro che se c’è una sorta di monopolio della narrazione, chi non detiene questo monopolio sarà sempre erroneamente rappresentato.

Una curatrice – Elisabetta Sedda – nove autrici donne e nove storie che raccontano corpi, consuetudini e definizioni: il tentativo di Post Pink è di guadagnare uno spazio per la narrazione femminile attraverso la potenza sia visiva che verbale del fumetto.

La parola, da un lato, consente di scardinare i pregiudizi, di indagare il linguaggio che alle donne è stato consentito e che è stato loro rivolto. Dall’altro lato, l’immagine mette in mostra la rassegnazione, il senso di inadeguatezza, il desiderio di sfuggire alle costrizioni. Parola e immagine hanno nel fumetto il grande vantaggio di diventare una cosa sola: la parola scritta si fa disegno – e come tale può manifestare a livello visivo le cancellature di cui è vittima.

Un fatto privato di Alice Milani mette in mostra la censura, le parole interrotte che relegano la gravità dello stupro a fatto privato. Destino anatomico di Silvia Rocchi è un viaggio fisico tra i pregiudizi legati al genere femminile – pregiudizi che assumono la forma di cartelli stradali, così parziali che vandalizzarli diventa un dovere civile. Margherita Morotti costruisce un fortino in cui può entrare esclusivamente chi ha Pensiero di donna. Facile, ma cos’è il pensiero femminile? Esiste davvero?


In Post Pink nessuna questione relativa all’universo-donna è dimenticata.


Donna è tale nel rapporto con gli altri: con la madre, come in Piezz’ e’ core di La Tram; con le altre donne, nel caso di Occhio per occhio di Sara Pavan – che illustra una sorellanza spesso e volentieri affossata dal pregiudizio interiorizzato. Donna è tale nel rapporto con se stessa e con il proprio corpo: nei Centimetri di Sara Menetti e nel sereno abbandono al piacere di Mea Vulva, di Cristina Portolano e della sua Ildegarda di Bingen – mai vista prima in simili vesti.

Domande diverse, personalità diverse e stili diversi si susseguono – dal surrealismo di Würstelini Dream di Alice Socal al minimalismo di Ave di FumettiBrutti. Forme e contenuti vanno a creare un tutto che è maggiore delle parti. La stessa vocazione antologica di Post Pink si fa impresa femminista: antologizzare significa dichiarare l’esistenza non di un caso isolato, ma di una moltitudine – statuire con forza che la narrazione al femminile non solo c’è, ma è giovane, prolifica e coraggiosa.


E. Sedda, a cura di, Post Pink – Antologia di fumetto femminista, Feltrinelli, Milano, 2019.