Girls will be girls

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Girls will be girls

Che tutto il mondo è un palcoscenico, e che gli uomini e le donne sono solo attori, lo aveva già scritto W. Shakespeare in Come vi piace (1), ma questo libro fa un passo avanti, invitandoci a salire sul palco e cambiare copione, a giocare con il nostro costume e a stravolgere le regole che la società ci impone.

Girls will be girls di Emer O’Toole (edito in Italia da Le Plurali editrice) ci sprona a riflettere sulle performance, sul ruolo che interpretiamo tutti i giorni, mettendo in luce i contrasti, i limiti, le barriere che si riflettono sul nostro corpo e di cui non ci accorgiamo fino a quando non smettiamo di seguire la sceneggiatura.


Dal momento stesso in cui nasciamo, dal momento in cui il dottore urla dalla sala parto il nostro sesso, ci viene assegnata una parte, ci viene insegnato cosa si deve o non si deve fare, come si deve agire, chi bisogna interpretare.


Il corpo, in questa recita, diventa lo sfondo di un canovaccio già scritto, un lenzuolo bianco sul quale si proiettano regole, aspettative, modi di essere che non dipendono da noi, ma al quale ci viene insegnato a omologarci. 

L’infanzia è già un piccolo saggio, in cui si impara la parte, cosa si addice meglio al personaggio, si ricevono applausi e complimenti per aver appreso le battute. Con l’adolescenza, poi, ci si rende conto che le prove sono finite e che ci si trova gettate all’improvviso davanti al pubblico, in un mondo in cui il confine tra recita e realtà si mischia continuamente, quasi da non essere percepito.

«Ero già entrata a pieno titolo nell’età adulta quando ho realizzato che ero in una messa in scena, il cui copione era già scritto. Anche dopo aver cominciato a vedere le luci, il sipario, il pubblico in attesa che canticchiava in sottofondo, non ho smesso di recitare la parte che mi era stata imposta. Ho continuato a sfoggiare il costume d’obbligo e la coreografia del mio essere donna, ripetendo i gesti femminili appropriati per costruire correttamente il mio personaggio. Avevo imparato solo una serie di battute. Non avevo idea di cosa potesse accadere se avessi cominciato a inventarne man mano di nuove.» (2)

Emer O’Toole ci racconta di sé e della sua parte, della sua performance da “brava donna” e di quanto questo costume sia (stato) troppo stretto per lei, aprendo uno spazio riottoso per ogni donna che si senta costretta ad indossarlo.


Scrive di sfide, di prove, di rotture di schemi: sperimentare nuovi abiti, cambiare gesti, mettersi alla prova. 


Girls will be Girls  è la narrazione di un percorso di consapevolezza: guardarsi da fuori, comprendere il limite tra sé e il personaggio che si incarna, fare i conti con se stesse e con il resto del mondo, provare a creare spazi di lotta e di sovversione, reinventare il proprio modo di apparire  – o meglio, di essere – sul palco.

Insomma, questo libro non è solo una storia: è un’esortazione a prendere possesso del proprio corpo, dell’idea che abbiamo di noi e porla in questione. É un manifesto di resistenza, di ribellione, che ci insegna a metterci in gioco, a prendere in mano la penna e riscrivere la nostra parte.



E. O’Toole, Girls will be girls, trad. Beatrice Gnassi, Le Plurali Editrice, Roma, 2021.

Grazie a Le Plurali!






(1) W. Shakespeare, As you like it, 1599-1600 (atto II, scena VII)

(2) E. O’Toole, Girls will be girls, trad. Beatrice Gnassi, Le Plurali Editrice, Roma, 2021, p. 21.