Vasilij Kandinsky: composizione della percezione
«L’opera d’arte si rispecchia sulla superficie della coscienza. Essa sta al di là e si dilegua dalla superficie, senza lasciar traccia, appena scomparso lo stimolo. […] Anche qui abbiamo la possibilità di entrare nell’opera, di divenirne parte attiva e di vivere con tutti i sensi la sua pulsazione» (1).
Pittore, filosofo, visionario: Vasilij Kandinsky è tutto questo ma, allo stesso tempo, sfugge da ogni definizione, perché lui, padre dell’astrattismo, non ha mai voluto ritrarre nulla, scrivere teorie e lasciare un’impronta nella storia dell’arte.
Kandinsky voleva solamente costringere l’osservatore a percepire, in un rapporto stimolo-reazione del tutto spontaneo, così come lui, spontaneamente, era stato costretto ai movimenti della sua coscienza.
Il padre prospettava per lui una carriera da avvocato, ma il pittore russo era attratto dall’ignoto, dalle scoperte e dal nuovo. Le rivelazioni in campo fisico della decomposizione dell’atomo risuonavano nella sua anima, perché gli hanno consentito di mettere in discussione il mondo intero; il primo contatto con una mostra impressionista a Mosca gli ha permesso di conoscere i sentimenti, custoditi nella memoria, unico mezzo per arrivare all’interiorità; e, poi, la musica, arte astratta per eccellenza in grado di scuotere la soggettività, gli ha offerto una nuova prospettiva per percepire il reale.
Il mondo creativo è dunque il ponte che utilizza Kandinsky per arrivare a se stesso e costruire una nuova realtà.
Non a caso, infatti, nel 1911 fonda con Franz Marc il gruppo Der Blaue Reiter e, successivamente, pubblica Lo Spirituale nell’Arte, punto di riferimento dei futuri astrattisti e testo di svolta che cambia il modo di fare l’arte, che inizierà a essere totalmente permeata di spiritualità.
L’opera scritta del pittore è un forte richiamo alla necessità interiore. Kandinsky si immagina una nuova epoca volta-verso-l’alto il cui raggiungimento può essere favorito dal movimento dell’arte, che è inclinazione dell’anima al superamento dei limiti della coscienza umana e sensibile per giungere al trascendentale.
La pittura comunica una ricerca interiore individuale e non offre nessuna regola universale per raggiungere l’oltre-materia-sensibile, ma funge comunque da guida per superare l’esperienza sensibile.
Per comprendere meglio l’arte di Kandinsky si può creare un confronto con l’idealismo kantiano. L’opera, nella sua complessità, ci avvicina alla nostra soggettività, che come teorizza Kant, è costituita da tre livelli: intuizione, intelletto e ragione, ovvero sensi, concetti e conoscenza. In questo percorso verso il conoscere, non è importante ciò che è fuori, ma al centro troviamo il soggetto pronto a trascendere il dato tangibile, grazie allo stimolo esterno e alla sua capacità di percepire che, vista nell’ottica della pittura dell’artista, significa avvicinarsi a forme, colori e linee, superare l’opera per raggiungere la conoscenza dell’anima.
Il colore è come la composizione musicale: «il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è il pianoforte dalle molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, mette preordinatamente l’anima umana in vibrazione» (2).
Kandinsky vuole scuotere l’anima, costringerla a sentire e percepire piuttosto che ad analizzare.
La percezione mette in moto una macchina complessa che racchiude l’esterno e l’interno: sentire come ciò che è fuori stimola i sensi ma anche sentire la sensibilità interiore per raggiungere, infine, il reale, o nel caso, dell’arte di Kandinsky l’oltre-reale, il mondo delle emozioni, il vero sé.
Per far vibrare l’anima, così come la musica ci estranea dalla realtà, ecco che l’artista gioca con le forme e i colori, con i chiari e gli scuri con le Improvvisazioni, Impressioni e le Composizioni, titoli che lo stesso Kandinsky attribuisce alle sue opere.
Nel Primo acquerello astratto del 1913 (ma datato 1910) emerge la spinta dell’artista a creare il nuovo: la posizione delle linee, dei colori e delle forme è un’esplosione di libertà e sono il puro e semplice gesto dell’anima che si manifesta, così come la semplice nota compone una melodia e sconvolge il mondo interiore.
L’acquerello consente di spogliarsi di ogni sovrastruttura e di ogni definizione; è avvolgente e sprigiona un caos ancestrale in cui immergersi per entrare in contatto con se stessi e interrogarsi sui propri stimoli e impulsi che si attivano grazie alla visione di colori e di linee.
Ogni colore, ogni forma, ogni linea ha una precisa collocazione nella psiche umana e sono la porta da attraversare per l’ignoto sovrasensibile.
Questa nuova concezione artistica dimostra il profondo legame di Kandinsky con l’Oriente: infatti, la sua arte accoglie l’influenza del movimento teosofico che sta prendendo piede nell’Ottocento e che promuove un misticismo globale e arcaico, conciliazione di elementi opposti che generano l’armonia.
Armonia che il pittore ricrea continuando la sua ricerca pittorica che confluisce, poi, nell’opera scritta Punto, linea, superficie del 1926. Il regno dell’astratto con i suoi cerchi, triangoli, rombi stimola l’anima umana se si compone nell’armonia, se il cerchio, in sostanza, trova una connessione con il quadrato, perché, anche in questo caso, ogni rappresentazione è un’emozione dell’anima che viene sollecitata, richiamata e solo nell’unione della tensione delle forme l’anima si percepisce e viene sentita e si spinge verso l’alto, verso l’elevazione.
Fino alla fine della sua carriera, l’artista mantiene vivo il suo legame con l’emozione delle forme primarie: i colori sono sempre vivaci, le linee ben definite si sciolgono, le geometrie ben strutturare diventano oniriche e le composizioni sono teatro di abissi interiori e spazi celesti che trascendono.
Vasilij Kandinsky è il primo pittore che ha liberato l’arte dal dualismo tra ciò che appartiene alla forma e ciò che va oltre questa e richiama il mondo interiore, per legare il visibile all’invisibile, integrando due mondi lontani.
L’artista è lo Spirito libero che come il cerchio ha un profondo legame con il cosmo e racchiude infinite tensioni.
(1) V. Kandinsky, Punto, linea, superficie, Introduzione, Adelphi edizioni, Milano, 2006
(2) V. Kandinsky, Lo Spirituale nell’Arte, Se edizioni, Milano, 2005
Sitografia
https://paroleombra.com/2018/11/16/lo-spirituale-nell-arte-di-kandinsky/
http://russiaintranslation.com/2020/10/10/vasilij-kandinskij-artista-o-filosofo/
https://www.lacooltura.com/2018/05/wassily-kandinsky-lo-spirituale-nellarte/ http://www.lettere.unimi.it/Spazio_Filosofico/leparole/kandinfm.htm
Immagine di copertina: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Untitled_(First_Abstract_Watercolor)_by_Wassily_Kandinsky.jpg
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