Questo è il ciclo – intervista all’autrice Anna Buzzoni

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Anna Buzzoni

Questo è il ciclo (Mimesis, 2022) è un saggio intenso e generoso che ci invita a ripensare il rapporto con il nostro corpo e con il ciclo mestruale e, più in generale, con i ritmi naturali che ci circondano. È un libro “punk” – come lo definisce l’autrice – perché si pone contro il sistema che svaluta, distorce e capitalizza il ciclo mestruale rendendolo un evento inutile o di impedimento al nostro normale funzionamento produttivo: qualcosa di cui poter fare a meno, da sopprimere o gestire artificialmente.

Buzzoni ci pone di fronte a un’evidenza contemporanea: se la contraccezione ormonale è stata (ed è tuttora) per le donne uno strumento di liberazione e autodeterminazione, non porta con sé anche il rischio di dimenticare che il ciclo mestruale non esaurisce la sua funzione nella capacità generativa? Attraverso una struttura rigorosa e analitica e un linguaggio accessibilissimo e divertito, Questo è il ciclo ci accompagna alla scoperta di una lettura alternativa della ciclicità che può trasformarsi in pratica quotidiana concreta per prosperare in sinergia con l’ecosistema.


Nel testo racconti come la tua ricerca sia stata stimolata da un episodio biografico particolarmente significativo, che ti ha portato a scoprire dapprima il metodo Sensiplan (1) e poi a diventare consulente mestruale. Come si sono intrecciati per te biografia, interessi di ricerca e lavoro? Cosa significa essere consulente mestruale?


Ho lavorato anni a lottare “contro” le disuguaglianze sociali e l’inquinamento, ma quando la ginecologa mi ha iniziato al linguaggio del ciclo mestruale ho deciso di andare “incontro” al mio corpo. Sebbene a prima vista possa non sembrare, il mio curriculum segue un filo rosso coerente: l’integrità. Ho studiato da interprete-traduttrice, e questo mi ha aperto la mente. Ho proseguito con studi su innovazione e geopolitica, approfondendo la mia comprensione dei sistemi complessi, anche grazie a importanti esperienze lavorative. Mi sono poi specializzata in salute mestruale.

Come consulente mestruale, cerco di mettere assieme tutte queste competenze. Il ciclo mestruale è il ciclo più bistrattato e incompreso di tutti, anche da molte correnti del femminismo. Non capiamo che, senza educazione alla salute mestruale, manca un pezzo fondamentale per colmare il gender gap attraverso un radicale potere di agenzia, e che sposta la narrazione dal “tradimento” del proprio corpo alle tossine ambientali e culturali a cui siamo esposti come individui e come genere.

Oggi interpreto i segnali del ciclo mestruale attraverso metodi scientifici all’avanguardia, a cui aggiungo la mia teoria della matrice ciclica, che mi permette di tenere conto della complessità dell’individuo e del contesto, e di trasferire conoscenze da un ciclo vitale all’altro, sia per cogliere i benefici che per dare strumenti concreti (anche ai/lle medicə) per proteggere la salute. La parte che mi dà più soddisfazione è insegnare a fare lo stesso alle altre persone. Nonostante abbia avuto l’onore di lavorare con leader mondiali su empowerment, salute, e lavoro, mai come ora vedo un impatto concreto e trasformativo come quello che offre l’educazione alla salute mestruale, che va a modificare, in meglio, tutti gli ambiti di vita.


Mi ha particolarmente colpita nel testo il racconto di quando hai scoperto che il sanguinamento mensile durante l’assunzione della pillola è assolutamente artificiale: è un’esperienza spesso traumatica e condivisa da moltissime persone, così come il dilemma che consegue dalla consapevolezza di non voler assumere contraccettivi ormonali ma diffidare allo stesso tempo di metodi di contraccezione naturale. Come possiamo imparare a usare la scienza per conoscere il nostro corpo anziché dimenticarlo? 


Serve innanzitutto che il personale sanitario sia aggiornato e scevro di pregiudizi, così da poter fornire informazioni chiare, corrette e complete. Mi diedero la pillola a sedici anni perché le mie mestruazioni erano irregolari. Il sangue è diventato puntuale. Peccato che il ciclo ruoti intorno all’ovulazione, e che la pillola la sopprima. Tuttavia, l’ovulazione è importante per lo sviluppo osseo, mammario e muscolare e del desiderio sessuale. E l’irregolarità è normale, nonché comune, nei primi 5-10 anni. Ho dovuto compiere trentacinque anni per scoprirlo, cadendo giù dal pero.

Non paga, quando la ginecologa mi propose il metodo Sensiplan, dissi: “Per carità! I metodi naturali non funzionano!”. La ginecologa mi spiegò che mi sbagliavo. Sensiplan è un metodo scientifico (a differenza di quello “del ritmo” con cui lo confondono), moderno, aconfessionale e pedagogicamente robusto. Ha un’efficacia contraccettiva superiore a quella della pillola tradizionale, come stabilito dal “Manuale per i Medici” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2) e dal British Medical Journal (3).

Le differenze sostanziali sono che Sensiplan è anche un metodo diagnostico, non presenta rischi, preserva l’ovulazione, ed è di aiuto a chi vuole una gravidanza (anche in caso di infertilità inspiegata). Infine, dà concreto potere di agenzia e controllo nelle mani di chi lo usa e dei/lle suoi/e medicə. C’è un pregiudizio diffuso verso ciò che è naturale da parte dei/lle professionistə sanitarə, in Italia. È vero che “naturale” non significa automaticamente efficace, innocuo o portentoso. Ma nel caso di Sensiplan è proprio così e infatti è consigliato dalla stessa Associazione di Ginecologia Endocrinologica tedesca (4).

La letteratura scientifica che lo dimostra è disponibile a chiunque voglia aggiornarsi e mettersi a disposizione della salute e dell’empowerment femminile. Sensiplan dovrebbe essere insegnato nelle scuole per permettere comprendere i messaggi del corpo, e agire di conseguenza. Ad esempio, chi lo usa sa sempre quando gli arrivano le mestruazioni, anche con cicli irregolari. Comprende come cibo, sonno e stress impattano sul ciclo, e come il ciclo impatta sulle energie fisiche, mentali, emotive. Per chi è in perimenopausa, è un alleato straordinario per affrontare con maggiore sicurezza i cambiamenti fisiologici. È il metodo più femminista disponibile oggi per chi ha il ciclo mestruale. 


Il testo è molto di più di un saggio sul funzionamento dell’ecologia mestruale: ne affronta le connessioni e le sinergie con tutti i cicli naturali.  Come si collegano i due ambiti? Come una concezione vitalistica del ciclo mestruale può riflettersi su un approccio alternativo al corpo-mondo tutto?


La prima parte del libro raccoglie le mie ricerche degli ultimi sette anni. Ho fatto un’analisi comparativa di moltissimi fenomeni fisici e culturali, facendo notare come, dal ciclo mestruale all’orgasmo, dal respiro al ciclo sinodico lunare, tutti avessero in comune lo stesso “copione teatrale”: un concerto di istruzioni sempre identiche in essenza, divisibile in quattro “atti”. L’ho chiamato Matrice Ciclica. La matrice è il modello sottostante che rende tutti questi fenomeni sostanzialmente identici tra loro. È come se dessimo lo stesso copione in mano a tante compagnie teatrali diverse. I personaggi sono sempre gli stessi, ma gli attori cambieranno. Le azioni saranno sempre le stesse, ma i costumi e i set cambieranno. Cambiano soprattutto la frequenza, e la gerarchia: il ciclo del respiro è corto ed essenziale alla sopravvivenza, il ciclo mestruale è più lungo e non essenziale alla sopravvivenza.

Naturalmente nessuno vuole semplicemente sopravvivere: vogliamo fiorire e lasciare un’impronta di significato. In questo il ciclo mestruale viene in aiuto. Essendo il ciclo di riproduzione, è particolarmente votato al dare alla luce le nostre creature, siano esse idee, progetti, valori o figlə. Abbiamo il nostro Steve Jobs nel taschino, basta solo imparare a interpellarlo, e l’educazione mestruale permette di fare anche questo. Inoltre, il ciclo mestruale, proprio perché ciclo di riproduzione della specie, è votato alla valutazione delle condizioni del Nido in senso lato, cioè della salute della persona e del contesto socioeconomico e ambientale in cui si “dà alla luce”.

In questa prospettiva, dolori, disturbi e sbalzi di umore legati al ciclo mestruale sono intrinsecamente un sistema di allerta e difesa contro le tossine ambientali (agenti inquinanti ecc.) e culturali (filosofiche, economiche ecc.) in cui siamo immersə. La matrice collega tutti questi ambiti, e ci aiuta a perfezionare processi come l’economia circolare, ma anche a trasferire conoscenze da cicli che conosciamo bene a cicli più bistrattati. Inoltre, ci aiuta a comprendere il sistema complesso che è la Terra, ma allo stesso tempo semplifica di molto le cose perché ogni fenomeno è sempre composto dalle stesse quattro fasi. Il modello della matrice, spero e credo, potrà anche illuminare i misteri del cosmo e della meccanica quantistica. 


Nel saggio, affrontando il concetto di “antropocene”, conii la parola “cazzocene” a indicare sì l’indifferenza estrema che caratterizza  il nostro rapporto con l’ecosistema e il menefreghismo dominante rispetto al cambiamento climatico, ma anche l’era in cui il fallo è considerato misura infallibile e universale. Dalla tua prospettiva, come il pensiero scientifico dominante, che concepisce la realtà da una prospettiva binaria e lineare, si intreccia storicamente con il patriarcato? 


La scienza è storicamente in mano agli uomini. Ancora oggi c’è una sottorappresentazione delle donne nelle scienze (segregazione orizzontale) e questa è ancora più netta ai vertici della carriera accademica (segregazione verticale). Secondo Eurostat (2020), a parità di titoli e mansioni, le donne vengono pagate il 16,5 per cento in meno. Tuttavia, non esiste nessuna evidenza scientifica a supporto della tesi che le femmine siano meno portate per le materie scientifiche. Queste differenze sono frutto di una costruzione sociale nata con il patriarcato. Il pensiero scientifico dominante è perciò penalizzante verso il femminile in maniere molteplici.

Si dice che la scienza è neutra, ma è così? Ad esempio, la medicina o l’ingegneria sono intrinsecamente inscindibili dal loro “osservatore”, dagli input, e dalle narrazioni che poi accompagnano i risultati. Ad esempio, i farmaci, fino al 2014, erano testati quasi esclusivamente su tessuti maschili. Perché le donne erano considerate troppo complesse per via del ciclo mestruale. Peccato che gli ormoni sessuali femminili siano prevedibili e regolari, a differenza del testosterone nei maschi. Un altro mito del patriarcato è la ipercategorizzazione, da cui deriva la iperspecializzazione, che spezza l’integrità dell’ecosistema corpo, ma certe condizioni sono comprensibili solo nell’interconnessione dell’intero ecosistema, fuori e dentro di noi.

Parlavo prima del pregiudizio verso ciò che è naturale, nel contesto della contraccezione. A questo pregiudizio se ne aggiunge un altro. Molti pensano che la donna non sia abbastanza affidabile o intelligente per applicare bene Sensiplan. Per passare all’ingegneria, i motori di ricerca non sono affatto neutrali. I risultati dipendono dai corpora testuali che gli sono stati dati in pasto. Come sottolineato dal MIT nel 2017, se immetti la formula “uomo sta a donna come programmatore sta a” il risultato è “casalinga”. Questo significa che, quando un’azienda digiterà “cerco programmatore” salteranno fuori curricula maschili. In definitiva, abbiamo molto bisogno di donne per arricchire la scienza, e nel frattempo, di una rivisitazione dei testi e degli approcci, perché anche la scienza può essere patriarcale


Questo è il ciclo si conclude con un invito affettuoso e appassionato a vedere nella crisi ecologica una possibilità di salvezza: un sintomo di cui è forse possibile fare buon uso e che chiama a un cambiamento radicale di paradigmi e modi di vivere. Come poter praticare questa possibilità nel proprio quotidiano?


Ci sono molte pratiche virtuose là fuori, che non voglio ripetere qui. In poche parole, la chiave è consumare tuttə molto meno, e votare solo i/le rappresentanti politici più coraggiosə e meglio informatə in tema ambientale. C’è poi un modo di concepire la nostra presenza qui che personalmente trovo efficace. Pensiamo al pianeta come a un organismo vivente. Noi siamo un tipo di cellule, e la società umana, con le sue creazioni e scarti, collabora alla vita dell’organismo. Meditiamo quotidianamente su questo. Sentiamoci grati per tutti gli altri organi che ci danno e ci tolgono quello di cui abbiamo bisogno. Sentiamoci davvero parte di un tutto, lo siamo. Ma da tempo, la situazione è sfuggita di mano, e ci pensiamo separati, addirittura i padroni, dell’organismo intero. Stiamo mettendo a repentaglio la vita di questo organismo ospitale.


Noi dobbiamo salvare noi stessi, non la Terra, che è capacissima di sopravvivere senza di noi, diventando a noi inospitale.






(1) Sensiplan è un metodo scientifico e sintotermico di consapevolezza della fertilità attraverso il quale si impara a osservare i segnali corporei della fertilità femminile (temperatura corporea e muco cervicale) e determinare con precisione giorni fertili ed eventuali problemi ormonali. Ancora poco conosciuto in Italia, Sensiplan viene utilizzato per monitorare la salute generale, evitare o ottenere una gravidanza. In particolari, ai fini contraccettivi offre la stessa copertura della pillola anticoncezionale con un tasso di efficacia del 99%. Per maggiori informazioni si veda https://studiomedulla.com/it/che-cose-sensiplan/.

(2) World Health Organization, Family Planning. A global handbook for providers, 2022. Il testo è disponibile online a questo link.

(3) Si veda il seguente link https://www.bmj.com/content/366/bmj.l4245/rr.(4) Sito dell’Associazione di Ginecologia Endocrinologica tedesca: qui