Una pietra può soffrire?

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Una pietra può soffrire

Da sempre esistono delle domande esistenziali che le persone si pongono e davanti alle quali spesso vanno in crisi. Questo avviene non solo negli adulti, ma anche – e soprattutto – nei bambini, che non hanno paura di farsi le domande più scomode su cui gli adulti preferiscono evitare di soffermarsi, troppo immersi nella routine di una vita frenetica e abitudinaria.


Una pietra può soffrire? di Wolfram Eilenberger si configura come un piccolo manuale filosofico che tenta di dare delle risposte a dei quesiti esistenziali posti da una bambina al proprio padre, l’autore stesso del libro.


Tra le varie tematiche toccate ci sono quella della morte, della sofferenza, della malattia, cosa significa mantenere una promessa, perché gli animali non parlano e molte altre, domande a cui un padre cercherà di dare delle risposte non solo per soddisfare la sete di curiosità della propria figlia, ma anche per fare i conti con se stesso e con le sue apparenti certezze. Certezze che vacillano sotto i colpi dell’ingenuità delle domande dei più piccoli, inconsapevoli, nella loro sete di conoscenza, di indagare ambiti dell’esistenza che si tende a nascondere. I bambini infatti sono sempre concentrati sul presente e si interessano a ogni cosa in cui si imbattono con la meraviglia di chi scopre tutto per la prima volta. 

Ed è proprio dal sentimento della meraviglia, dello stupore di fronte alle cose, dalla capacità di lasciarsi sorprendere che nasce la filosofia: ce lo ricorda Aristotele nella sua Metafisica in cui afferma che «gli uomini hanno iniziato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia. Mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’universo intero» (1). 


È proprio da questa meraviglia che nei bambini sorgono delle domande semplici, ma allo stesso tempo filosoficamente complesse come quella da cui prende il titolo questo libro.


La questione viene posta mentre padre e figlia giocano a tirare i sassi nello stagno: la bambina sostiene che dato che le pietre non hanno né occhi né testa non possano soffrire, come se in assenza di un segno esteriore corrispondente, non potesse esserci il dolore. Eilenberger, nel cercare di risponderle, usando un ragionamento e un linguaggio il più semplice possibile, le dice che questo ragionamento è semplice se applicato alle pietre, ma se pensiamo alle piante, agli alberi o ai molluschi? 

«Questi organismi potrebbero provare senz’altro qualcosa che almeno assomiglia a quello che chiamiamo “dolore”, anche se non possono mostrarci un volto sofferente. In definitiva, la questione se un certo essere provi dolore oppure no non dipende dalle sue smorfie a noi visibili, ma solo da ciò che avviene dentro di lui, da ciò che sente concretamente» (2).

Una sensazione di dolore è qualcosa di strettamente privato e solo attraverso questa personalissima esperienza possiamo associarla alla parola “dolore”, a cosa significhi veramente. Ma se le cose stanno così, sarà impossibile sapere se una pietra può soffrire, perché non potremo farne un’esperienza diretta e soggettiva. La questione, pertanto, è destinata a rimanere indimostrabile.


Questo piccolo manuale vuole quindi insegnarci che non tutti i problemi possono essere affrontati con la logica e che spesso la difficoltà dell’adulto è proprio quella di uscire dalla razionalità e dialogare con il pensiero puro e irrazionale dei bambini.


Un libro di domande apparentemente semplici, che permette all’adulto di riscoprirsi bambino e al bambino di apprendere e di consapevolizzare alcune delle tematiche più importanti della vita.

In esso si delinea ed emerge l’augurio di un padre alla propria figlia, quello di poter diventare una persona abbastanza solida interiormente da poter poi «dire la verità anche quando è scomoda; seguire principi che vorresti fossero leggi universali; trovare il coraggio di servirti della tua intelligenza; fidarti di te stessa quando le regole non ti aiutano più e quando le domande non trovano risposte; guardare con speranza nell’abisso che separa l’essere dal dover essere» (3).


W. Eilenberger, Una pietra può soffrire?, Feltrinelli, Milano, 2022.

Grazie a Feltrinelli!






(1) Aristotele, Metafisica, Bompiani, Milano, 2000, p. 77.

(2) Wolfram Eilenberger, Una pietra può soffrire?, Feltrinelli, Milano, 2022, p. 79.

(3) Ivi, pp. 74-75.