Abitare stanca. La casa: un racconto politico

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Abitare, oggi, è un problema.

Ѐ ciò che emerge dal resoconto che ne fa Sarah Gainsforth, scrittrice e giornalista freelance, nel suo libro Abitare stanca. Abitare è un problema per chi studia, è un problema per chi è precariə, per chi è in affitto e per le famiglie con reddito basso

Da spazio di cura, di condivisione, a luogo di abitazione e di riproduzione sociale, la casa è diventata una merce, un prodotto, che sempre meno persone possono permettersi.

L’emergenza abitativa è un fenomeno dei nostri giorni dal forte impatto sociale.

I prezzi delle case sono aumentati in maniera esponenziale rispetto al passato, a causa della speculazione immobiliare e dei mancati interventi politici. 

Nonostante ciò, una discussione seria per poter risolvere l’attuale crisi abitativa manca. 

Al contrario, si punta il dito contro le fasce della popolazione che risentono maggiormente di questo disagio, ossia le generazioni più giovani, spesso dipinte nel dibattito pubblico come pigre e fannullone. Una narrazione conveniente, arcinota, che però non tiene conto dello scenario lavorativo contemporaneo e che consapevolmente minimizza la crisi che stiamo attraversando: 

«La stagnazione dei salari e l’aumento del lavoro povero, precario e sottopagato significano che la popolazione giovane sta sempre peggio. La scarsità di affitti sostenibili, d’altra parte, è uno dei principali ostacoli alla mobilità e all’indipendenza: in Italia più del 60% delle persone tra i diciotto e i trentaquattro anni vive ancora con i genitori, e solo il 6% possiede la propria abitazione. La pandemia ha aggravato questa condizione con un effetto ‘boomerang’: chi non ha un reddito sufficiente è dovuto tornare dai genitori. Ma la classe dirigente, […], continua a scaricare il problema […] usando definizioni quali bamboccioni.» (1)

Nelle grandi città, inoltre, gli spazi abitativi disponibili sono stati spesso trasformati in b&b, per attirare ed accogliere sempre più turisti.

La casa ha così mutato la sua funzione: dal suo uso residenziale se ne è ricavato uno turistico, molto più redditizio.

Turismo e gentrificazione hanno fatto salire i costi della vita e degli alloggi alle stelle, rendendo i grandi centri urbani ormai quasi inaccessibili alla maggior parte degli abitanti.  

«Nel centro di Roma, come in quello di Firenze, di Venezia, ma anche di Milano e Bologna, di Napoli, e in tante altre città, nonostante l’aumento di spazi vuoti non c’è più nulla di popolare. Non c’è spazio per gli abitanti. Tutto è a uso e consumo di turisti.» (2)

Seguendo un doppio percorso personale e storico, Sarah Gainsforth ricostruisce nel suo libro le trasformazioni urbane e abitative degli ultimi anni. Il quadro che emerge mette in rilievo le profonde diseguaglianze sociali che l’attuale situazione abitativa comporta: un modello divenuto insostenibile, i cui costi ricadono sulle spalle dei singoli e delle famiglie.

Un saggio ricco di spunti, che sa sapientemente legare la questione della casa a una visione della società che, secondo l’autrice, va ripensata. Tuttavia, il linguaggio impiegato risulta a volte tecnico, aspetto inevitabile data la specificità dell’argomento, ma che può rendere la lettura non sempre agevole. Si tratta di un testo denso che affronta un tema complesso e che richiede, pertanto, attenzione

Concludendo, è necessario un superamento della logica della rendita, in un’ottica che ponga un argine alla crescente povertà e che riconduca la casa alla sua originaria funzione abitativa, di cui tuttə hanno diritto.

Poiché non avere una casa, come scrive Gainsforth, vuol dire non avere un posto dove conservare i propri ricordi, il proprio vissuto e la propria identità: «non avere una casa […] significa perdere i pezzi della propria storia, fino a non averne più una». (3)

Grazie Effequ!

S. Gainsforth, Abitare stanca. La casa: un racconto politico, Effequ, Firenze, 2022

(1) Cfr. S. Gainsforth, Abitare stanca. La casa: un racconto politico, Effequ, Firenze, 2022, p. 16. (rif. pagine versione digitale) 

(2) Ivi p. 218. (rif. pagine versione digitale) 

(3) Ivi p. 9. (rif. pagine versione digitale)