Il lavoro non ti ama

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Il lavoro non ti ama

Sarah Jaffe è una giornalista freelance che, come lei stessa ammette, è «la testimonial perfetta del lavoro nell’attuale sistema economico» (1). Gira per il mondo con il suo portatile sempre pronta a raccogliere qualche intervista, non ha datori di lavoro, né orari, tantomeno assicurazione e ferie pagate; è sola, flessibile, senza una casa propria né una famiglia da cui tornare.


Ed è proprio da questa prospettiva, dal punto di vista di chi vive immersa nel lavoro, che decide di scrivere di come «la mitologia del lavoro per amore» (2) ci ha trasformatə.

«[…] ci viene ripetuto che è proprio per il lavoro che passano la nostra realizzazione, le nostre soddisfazioni, il nostro orizzonte di senso, la nostra stessa felicità. Dovremmo lavorare per il piacere di lavorare, invece di lamentarci del fatto che grazie a noi altre persone si stanno arricchendo mentre ci facciamo in quattro per pagare l’affitto e a malapena riusciamo a vedere gli amici. […] Attanagliati da stress, ansia e solitudine, ciò che ci viene richiesto è una disposizione praticamente illimitata e senza orari. La storia del lavoro fatto per amore è, in parole povere, una truffa» (3)

Dall’antica Grecia fino alla prima metà del Novecento, la classe dominante ha vissuto di rendita, mentre le persone senza ricchezze né proprietà lavoravano, ed erano le uniche a farlo, ben coscienti di quanto fosse faticoso e degradante. Ma, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, la rotta si è invertita: adesso tuttə lavoravano e pareva che, anche per i padroni, non ci fosse cosa più desiderabile.


È nel clima di questi anni che va ricercata la radice dell’attuale sistema lavorativo, anni sconvolti da una recessione globale, unita alla crescente disoccupazione e alla crisi del capitalismo – ma soprattutto – segnati dalla nascita e dalla diffusione del neoliberalismo.


Privatizzazioni, deindustrializzazione, smantellamento dei sindacati, tutte manovre sorrette dall’idea che, dopotutto, altro modo per risollevare l’economia non ci fosse: bisognava essere realisti

Adottare un realismo di stampo capitalista, però, ha significato  anche demolire quel senso di appartenenza e solidarietà che, fino a pochi anni prima, aveva permesso le lotte sindacali, gli scioperi e i boicottaggi. Adesso ogni responsabilità era individuale: «la tua vita è il risultato delle scelte che tu hai fatto, pertanto, nessuno è tenuto a empatizzare con te, e men che meno venirti in soccorso, se fallisci» (4)

Rivestito di paternalismo, questo sistema individualizzante mira a creare – non senza svilimenti personali – lavoratorə precarə e disperatə come vorrebbero le aziende, in altre parole, dispostə a sacrificare ogni cosa pur di trovare e mantenere un posto di lavoro.

«Senza una società, con il confine tra lavoro e famiglia che si fa sempre più sfocato e sempre meno tempo per la nostra vita personale, siamo ancora più incentivati a fare del nostro lavoro qualcosa da amare, magari cercando nel lavoro l’amore che ci manca altrove» (5)


Ed è così che assistiamo a continue pressioni che ci invitano ad amare il nostro lavoro, a lavorare per passione e a vivere come in famiglia sul posto di lavoro.


Ma la verità – ormai malcelata – dietro queste retoriche è che il ‘lavoro per amore’ è l’ennesima strategia per impedire l’azione collettiva, la solidarietà e le rivendicazioni di una vita personale e sociale, anziché individuale ed esclusivamente lavorativa.

Le persone intervistate da Jaffe hanno rifiutato l’ideologia del lavoro per amore e, attraverso varie esperienze e azioni collettive, ci riportano nel mondo reale, dimostrandoci che sradicare questo sistema di sfruttamento è possibile a patto di riappropriarci della solidarietà e dei nostri sentimenti come qualcosa di essenziale che – lungi dal dover essere investito nel lavoro – va indirizzato verso lə altrə in un sistema di reciprocità e scambio.

«Dopotutto, il motivo stesso per cui state leggendo questo libro è che qualcosa vi dice che forse (dico forse) il problema non siete voi, ma piuttosto il lavoro» (6)


Sarah Jaffe, Il lavoro non ti ama. O di come la devozione per il nostro lavoro ci rende esausti, sfruttati e soli., minimum fax, Roma, 2022.

Grazie a minimum fax!


(1) Sarah Jaffe, Il lavoro non ti ama. O di come la devozione per il nostro lavoro ci rende esausti, sfruttati e soli., minimum fax, Roma, 2022, p.39.

(2) Ivi, p.16.

(3) Ivi, p.17.

(4) Ivi, p. 27.

(5) Ivi, p. 27.

(6) Ivi, p. 30.