Gli ultimi sviluppi dell’Intelligenza Artificiale hanno visto la realizzazione di modelli generativi di machine learning in grado di produrre contenuti nuovi (testi, immagini, suoni, ecc.) a seguito di un comando iniziale (prompt).
Uno degli esempi più emblematici e popolari è ChatGPT di OpenAI, un modello di IA specializzato nella simulazione di conversazioni (chatbot) sulla falsariga di quelle umane e molto simili a esse. L’algoritmo è stato infatti addestrato su una grande quantità di dati testuali da cui apprende a fare predizioni rispetto alle parole da generare, così da fornire risposte strutturate, coerenti e plausibili, espresse in linguaggio naturale (1).
Le capacità e i risultati sorprendenti di ChatGPT sono però accompagnati da una serie di problematiche, come la presenza di pregiudizi (bias), di informazioni inaccurate o false (le cosiddette “allucinazioni”), o di plagio. Perciò, tra le preoccupazioni sollevate da questi modelli vi è il timore che un loro uso eccessivo e superficiale possa scoraggiare lo sviluppo e l’esercizio di un pensiero critico, inducendo invece una forma di pigrizia e conseguente atrofizzazione delle capacità di ragionamento, argomentazione e riflessione.
Tutto ciò porta quindi a domandarsi se l’IA generativa costituisca una minaccia o possa essere invece anche uno strumento per migliorare le abilità di chi la utilizza.
Una risposta in questa direzione potrebbe consistere in un uso socratico di ChatGPT.
Prima di proseguire, è quindi utile richiamare brevemente il metodo socratico originario: esso viene definito maieutica, perché, analogamente al lavoro della levatrice, il suo compito consiste nel “far nascere” la verità dall’interlocutore. Ciò avviene attraverso un dialogo dialettico (dialegesthai), strutturato come scambio di battute brevi e concise (brachilogia) a partire da una domanda generale circa l’essenza di qualcosa (ti estì, ossia «che cos’è»); si compone di una pars destruens di confutazione, volta a far cadere in contraddizione l’interlocutore, al fine di mostrare la natura fragile delle sue opinioni – e quindi ad abbandonarle – e di una pars construens di ricerca comune della verità, che porta a una risposta condivisa.
Rispetto a ChatGPT, un approccio esplorato da utenti e ricercatorə consiste nell’interagire con esso attraverso un dialogo di ispirazione socratica (2).
Ad esempio, Benjamin Smart e Catherine Botha (3) suggeriscono alcuni possibili usi etici di ChatGPT nella scrittura di un essay accademico, tra cui l’utilizzo di un “metodo socratico”: a partire da una domanda a scelta, si richiede al chatbot di sostenere una determinata posizione, instaurando così una discussione che permette di esaminare visioni contrapposte e di chiarire le proprie idee.
Un esperimento particolarmente articolato è stato condotto da William C. Michael (4) della Classical Liberal Art Academy, il quale utilizza un metodo dialettico per testare la capacità e l’affidabilità di ChatGPT, facendolo cadere in contraddizione: anche qui si inizia col porre una domanda molto generale (sulla natura della luce), per poi selezionare singoli aspetti su cui chiedere approfondimenti e chiarimenti sempre più dettagliati, fino a ottenere una risposta incompatibile con le affermazioni iniziali.
Da esempi come questo, si può ricavare un procedimento standard che consiste nell’instaurare con ChatGPT un botta e risposta a partire da una domanda generica, per poi scendere più nel particolare, finché non si arriva a una incongruenza (come nel caso precedente) o a una soluzione soddisfacente.
Nel primo caso, è evidente che i responsi ottenuti non sono stati efficaci o esaurienti: si può instaurare un nuovo dialogo o trarre da quello “inconcludente” gli spunti necessari a un approfondimento autonomo dell’argomento.
Questo approccio presenta analogie con il metodo socratico vero e proprio, ma anche alcune importanti differenze: in particolare, ChatGPT non “partorisce” una propria “verità” poiché il suo compito è mettere insieme informazioni provenienti da altre fonti (il dataset iniziale) e produrre output verosimili e plausibili, ma non necessariamente “veri”.
Tornando alla domanda iniziale – è una minaccia o un utile strumento? – l’utilizzo di ChatGPT secondo un metodo socratico consente di impiegarlo come strumento per migliorare le nostre capacità di ragionamento, argomentazione e riflessione. Questa modalità permette infatti di comprendere più a fondo un argomento tramite l’esplorazione di punti di vista differenti, di migliorare la capacità di porre domande formulando prompt più accurati, di perfezionare le abilità argomentative attraverso il dibattito con il chatbot, di affinare la capacità di valutazione mettendo in discussione le risposte ottenute, piuttosto che limitarci a fare affidamento su un meccanismo che altrimenti corre il rischio di inibire la nostra creatività anziché implementarla (5).
Tutte queste potenzialità necessitano di certo di consapevolezza e competenza per poterle indirizzare a nostro vantaggio.
Pertanto, proprio alla luce di queste nuove tecnologie, il dialogo socratico appare oggi più rilevante che mai. Da una parte, adottare un simile atteggiamento all’utilizzo dei sistemi di IA conversazionale permette di impiegarli per sostenere e migliorare le nostre capacità dialettico-argomentative, dall’altra, la filosofia di Socrate rappresenta una risorsa contro i pericoli (pigrizia, disinformazione, pregiudizi) di queste tecnologie per un pensiero critico e autonomo, ribadendo invece l’importanza della riflessione, della discussione, della ricerca continua della “verità”, dell’esercizio del dubbio anche – o forse soprattutto – di fronte a un’intelligenza artificiale.
(1) Introducing ChatGPT (openai.com);
What is ChatGPT, DALL-E, and generative AI? | McKinsey;
(2) Supercharge Your ChatGPT-4 Conversations: Socratic Secrets Unlocked for AI Mastery | by Cezary Gesikowski | Mar, 2023 | Bootcamp (uxdesign.cc) e ChatGPT Developer Log: A.I. as a Socratic Method Prompt (linkedin.com)
(3) A practical guide to ethical use of ChatGPT in essay writing – The Mail & Guardian (mg.co.za)
(4) How the Socratic Method Directs the Scientific Method (Another ChatGPT Experiment) – YouTube
(5) Cfr. riferimenti in (2) e (3)
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