Si è sempre fatto così

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Si è sempre fatto così! Spunti per una pedagogia di genere è un saggio, pubblicato da Edizioni Tlon, di Alessia Dulbecco, pedagogista, formatrice e counsellor specializzata nel contrasto alla violenza di genere. 

Dulbecco pone al centro della sua analisi gli stereotipi utilizzando come chiave di lettura la pedagogia di genere: disciplina che studia i modelli educativi messi in atto da chi ha responsabilità pedagogica in merito al vissuto, ai ruoli e alle relazioni di genere. 

L’autrice attraverso un linguaggio accessibile, anche per chi non è addettə ai lavori, compie un vero e proprio percorso evolutivo sul ruolo degli stereotipi nella formazione della persona: infatti parte dall’infanzia, passando poi all’adolescenza, fino a giungere l’età adulta.

Dulbecco ci accompagna nell’introduzione alla pedagogia di genere, nata nel corso degli anni Settanta e sviluppatasi grazie alla pedagogista Elena Gianini Belotti, che nel 1973 pubblica Dalla parte delle bambine, e alla giornalista Carla Ravaioli con il suo saggio Maschio per obbligo.

Nonostante questo ambito di studio sia poco conosciuto e trattato sia dentro l’ambito accademico che nei vari contesti educativi (scuola, famiglia, comunità ecc.), la pedagogia di genere, come afferma l’autrice, è uno strumento fondamentale per prendere coscienza degli stereotipi che ogni giorno condizionano il processo educativo e producono “gabbie di genere” (1). Non solo, questa disciplina è utile per individuare le possibili strade da percorrere per spezzare le catene della tradizione. 

Moltə genitorə, educatorə, insegnantə sottovalutano l’impatto degli stereotipo nella crescita dei bambini e delle bambine, che devono continuamente adeguarsi ai comportamenti, ai ruoli, alle emozioni e alle azioni in relazione al genere di appartenenza per essere socialmente accettatə.

Il binarismo di genere, ovvero la rigida separazione di ciò che viene considerato maschile e femminile, viene a tal punto interiorizzato da considerarsi naturale e biologico, rafforzato dalla tradizione del “si è sempre fatto così”.

A livello pedagogico il binarismo di genere comporta che la bambina venga educata a essere sensibile,  rispettosa, femminile, predisposta alla cura e a piacere all’Altro. Mentre viene rimproverata quando presenta un atteggiamento ribelle o aggressivo, caratteristica ritenuta non conveniente al suo sesso, che dovrebbe essere teso all’obbedienza e alla gentilezza. 

Dulbecco scrive: 

«La rabbia è un’emozione sociale, subentra quando si prova un’ingiustizia e per questo ha a che fare con il potere.» e questo «può aiutarci a capire perché le donne facciano così fatica a esprimerla». (2)

Al contrario il bambino deve essere intraprendente, competitivo e performativo a un certo standard di virilità: di forza, di coraggio, e di apatia rispetto a una parte della sfera emotiva. Mentre la rabbia e la prepotenza sono apprezzate nell’espressione della mascolinità, la sensibilità invece viene culturalmente associata alla debolezza.

L’autrice sostiene come il genere diventi quindi per entrambe le parti in causa una continua performance, e come il non aderire a dei modelli imposti comporti spesso una crisi nella percezione della propria identità.

Questi condizionamenti, secondo Dulbecco, causano delle conseguenze nella vita adulta sia a livello personale che nello sviluppo delle dinamiche di potere tra i sessi, incentivando il fenomeno della violenza di genere.

Dulbecco perciò, auspica un cambiamento non solo per una buona crescita delle nuove generazioni ma anche per il miglioramento della società stessa e per un pieno sviluppo delle pari opportunità.

Ciò può avvenire solo attraverso una rivoluzione educativa tesa al contrasto degli stereotipi di genere e dei metodi violenti nella formazione di bambini e bambine. Una sfida davvero complessa, di  decostruzione di tutto ciò che consideriamo naturale, ma più che mai necessaria per la libertà di essere finalmente se stessə.

Il processo educativo deve essere rispettoso dell’antinomia identità-differenza e dell’integrità personale, costitutiva di ogni soggettività:

«La disuguaglianza che caratterizza i generi non ha nulla di naturale: risponde a specifiche regole che, fortunatamente, non sono immutabili e così come le abbiamo acquisite, possiamo modificarle.» (3)

Grazie Edizioni Tlon!

Alessia Dulbecco, Si è sempre fatto così! Spunti per una pedagogia di genere, Edizioni Tlon, Città di Castello (PG), 2023. 

1) L’autrice riprende questa espressione da Irene Biemmi, ricercatrice di pedagogia generale e sociale presso l’Università di Firenze.

(2) Ivi, p. 79.

(3) Ivi, p. 169.