Ritratti di corpi e anime femminili

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Modigliani Schiele

La bellezza femminile è stata, da sempre, fonte di ispirazione per innumerevoli artisti. Le donne, dalle veneri paleolitiche all’Olympia di Manet, passando per la Venere di Botticelli e molte altre, sono simbolo di sensualità e bellezza: sono muse ispiratrici degli artisti, che colgono il loro aspetto esteriore e lo esaltano con la propria arte.

Con il tempo, i canoni estetici sono cambiati ed è mutato anche il ruolo delle donne nelle opere d’arte: da oggetto dell’occhio dell’artista diventano esseri umani di cui rappresentare non solo il corpo e il viso, ma anche l’anima, che può essere resa visibile attraverso pennellate e tratti di matita. 


Tra gli artisti che hanno dedicato gran parte della loro arte proprio alla rappresentazione di visi e corpi femminili e che hanno voluto scardinare i canoni di bellezza, vi sono Modigliani ed Egon Schiele.


Immaginiamo di trovarci di fronte a un ritratto femminile qualsiasi di Modigliani e a uno di Schiele: entrambi sono fortemente audaci, ed entrambi ci mostrano non solo un corpo femminile, ma anche l’interiorità della donna in questione

Amedeo Modigliani (1884-1920), in arte Modì, ha dipinto donne simbolo di indipendenza

Le donne che ha ritratto sono sensuali e hanno pose ammiccanti, colli affusolati e occhi privi di pupille, nella maggior parte dei casi. Modigliani era, infatti, convinto che gli occhi fossero letteralmente lo specchio dell’anima ma, seppur abbia fatto numerosi tentativi, riteneva di non essere quasi mai riuscito a intravedere l’anima altrui. Quasi, perché c’è stata un’eccezione. L’unica di cui vedeva e capiva l’anima era Jeanne, l’unica di cui poteva dipingere gli occhi. Tra le tante modelle di Modì, lei si distingueva. Jeanne Hébuterne era sua moglie e i due erano legati da un amore che è andato oltre la vita e che lui ha reso immortale grazie all’arte.


Modigliani ha ritratto anche donne nude, cosa che ha creato molto scalpore.


Con i loro corpi sinuosi, le sue modelle mostrano la loro nudità, a volte anche la loro peluria, e ciò ha dato talmente tanto fastidio che una sua esposizione fu sospesa per questo motivo. Questo ci mostra, però, come le sue modelle fossero donne indipendenti, che posavano e guadagnavano ottenendo un’autonomia anche economica, e donne moderne, che curavano il loro aspetto anche usando il makeup sui loro volti, all’epoca ritenuto per lo più appannaggio delle prostitute. Sono donne non solo oggetto, ma di cui si indagano la condizione, che in quel periodo stava mutando, e l’anima, che non sempre può essere visibile a chi le ritrae. 


Egon Schiele (1890-1918) ha dipinto ritratti di donne molto provocanti: proprio per questo, la sua arte ha diviso e tutt’oggi divide la critica tra chi lo ritiene un artista misogino e chi lo ritiene un artista che ha esaltato una visione progressista della donna.


Dobbiamo, per capire meglio la questione, collocare l’arte di Schiele nel tempo: è vissuto nella Vienna di fine Ottocento, periodo in cui si metteva in discussione l’identità maschile canonica e cambiava la percezione della sessualità femminile.

Le donne del pittore austriaco non sono solamente muse ispiratrici, rappresentate attraverso l’occhio maschile, ma hanno la loro libertà. Ricoprono un ruolo inedito, perché sono portatrici della verità della vita femminile: una vita del tutto simile a quella maschile, a differenza di quanto si pensasse prima. Rappresentare la loro audace sessualità serve a indagare le loro vite interiori, esattamente come l’artista ha fatto con gli uomini. Le caratteristiche degli autoritratti di Egon Schiele e dei ritratti delle donne sono le medesime: una forza disturbante, una sessualità provocante, corpi nudi e contorti. Le sue donne non sono modelle da ritrarre senz’anima ma sono vive, attive e con un’interiorità complessa e da scoprire. 


Anche lui, come Modì, ha una modella a cui è più legato: Wally, che sin dai diciassette anni ha fatto parte della vita dell’artista, prima come amante e poi come fidanzata.


Il loro amore è durato cinque anni, in cui l’artista ha voluto ritrarre lei e anche loro due insieme. L’amore per lei, o forse per la sua immagine, non è terminato, però, con la loro storia, poiché lui non ha mai smesso di ritrarla. Il perché non è certo, ma potrebbe essere per tenerla vicina a sé per sempre, seppure lui si fosse legato a un’altra donna con vincolo matrimoniale. 


La psiche femminile è, dunque, indagata da Modigliani e da Schiele ma in un caso è rappresentata in un’aura di sensualità e indipendenza, nell’altro nella sua più cruda nudità.


I corpi femminili, nell’arte di questi due artisti, non sono solamente oggetto di un piacere estetico, ma vengono indagati in quanto metafore di anime multiformi, da svelare e rivelare.





BIBLIOGRAFIA

Francesco Poli e Anna Maria Merlo, Modigliani e le sue donne, 24 Ore Cultura, 2018

Grazia Pulvirenti, Non dipingerai i miei occhi. Storia intima di Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani, Jouvence, 2020

Egon Schiele, Ritratto d’artista, Abscondita, 2017

SITOGRAFIA 

https://www.meer.com/it/34246-modigliani-luomo-che-amava-le-donne

https://thevision.com/cultura/egon-schiele/

https://artevitae.it/egon-schiele/

Immagini di copertina:
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Amedeo_Modigliani_-Portrait_de_femme%281918%29_J1.jpg
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Egon_schiele,_donna_seduta_con_gambe_incrociate,_1917,_02.jpg