Farmaci. Fai parte del gioco?

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Quanti farmaci assumiamo ogni giorno?

Secondo un dato del rapporto OsMed, in media ogni giorno sono state utilizzate nell’anno 2016 1.134,2 dosi di farmaci ogni mille abitanti con un incremento del +1,7% rispetto all’anno precedente. [1]


Quante persone, però, hanno una consapevolezza reale della responsabilizzazione implicita in un’azione così semplice?



Nel corso dei decenni la medicina ha svolto un grosso lavoro di chiarificazione rispetto ai propri progetti: un esempio è l’inserimento di un foglio illustrativo contenente il principio attivo e tutti gli effetti collaterali riscontrati fino al momento del lancio sul commercio.

Questo è uno strumento molto utile per la creazione di una “cultura” di base in merito al medicinale che si sta per assumere ed è pertanto una forma di responsabilizzazione individuale, nel senso che sta a chi assume il farmaco il compito di informarsi leggendo.


Ciò che manca, a questo punto, è la coscienza dell’importanza di tale azione: il foglietto illustrativo viene ignorato dai più fino ad essere chiamato “bugiardino”, in un senso palesemente negativo seppur facente parte del gergo quotidiano.


Appurato questo, il tassello successivo è domandarsi cosa implica assumere un farmaco (a parte la guarigione).


La “creazione” di un farmaco si svolge in quattro macro-fasi, di cui l’ultima è chiamata fase IV o osservazione postuma.

Tale momento, criticato da alcuni, è in realtà strumento assai utile per gli sperimentatori che, lanciando il prodotto sul mercato a seguito di tutte le prove create in laboratorio, verificano il comportamento finale del medicinale con infinite variabili.


Da indagine AIFA (2), appare chiara la consapevolezza dei diritti di un partecipante a sperimentazione clinica di farmaci ma emerge anche un altro dato: nel momento in cui viene chiesto alle persone intervistate se parteciperebbero a una sperimentazione seppur non malati gravi/terminali la maggioranza risponde picche e questo è segno di come, nonostante si assumano farmaci quotidianamente, non vi sia una reale percezione delle proprie responsabilità in questo campo.


Assumendo un farmaco si prende comunque parte a una fase di sperimentazione, in cui, segnalando eventuali effetti collaterali, si aiutano gli scienziati e le scienziate a capire maggiormente il comportamento del neo nato sul mercato.


Ovviamente la visione della medicina è quella di creare un beneficio al paziente o alla paziente che si va ad esporre all’azione di un determinato principio attivo; ciò però non toglie la necessità di una maggiore consapevolezza da parte di chi assume tale principio.

La società dovrebbe svolgere il ruolo di educatrice; nello studio compiuto sin dai primi passi nella scuola dell’obbligo, sarebbe opportuno l’insegnamento del concetto di responsabilità in ogni sua declinazione, compresa quella di co-partecipazione alle decisioni da attuare sul proprio corpo.

Questo non per demonizzare la già bersagliata scienza, bensì per poter educare cittadini e cittadine consapevoli/e sia delle proprie responsabilità che della questione che pare essere dimenticata nei tempi più recenti dalla nostra contemporaneità, ovvero che il rischio zero non esiste. Mai.


Non è catastrofismo, tanto meno allarmismo, quanto più un dato di fatto con cui è necessario confrontarsi e insegnare a confrontarsi per evitare di ritrovarci in situazioni di panico generale e disinformazione.


Ciò che andrebbe maggiormente implementata è dunque la comunicazione, dalla quale derivano informazione e consapevolezza, tasselli importantissimi per l’autodeterminazione, a sua volta sinonimo di libertà.

FONTI

(1) L’uso dei Farmaci in Italia Rapporto Nazionale Anno 2016 Roma, luglio 2017 consultabile al sito web www.agenziafarmaco.gov.it * aggiornamento fonte al 04/08/2021: il documento è reperibile al seguente link

(2) La partecipazione a un trial in quanto malata/o viene vista positivamente dal 44,1% delle persone intervistate, negativamente dal 25,8%, in dubbio dal 30% e senza risposta lo 0,1%. Per quanto riguarda invece la possibilità di sottoporsi a una sperimentazione come volontaria/o sana/o, il 41,1% dichiara che non parteciperebbe, il 32,7% non sa, il 26 parteciperebbe e lo 0,2 non risponde. https://www.agenziafarmaco.gov.it/ricclin/sites/default/files/files_wysiwyg/files/Comunicazioni_cittadini/Sc%20e%20cittadini.pdf