Neoliberalismo dal basso

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Molto spesso le analisi filosofiche e politiche hanno un difetto, quello di non tenere effettivamente in considerazione ciò che accade, per favorire invece dei macro-concetti che sono sicuramente molto utili in quanto astrazioni, ma poco affidabili per lo stesso identico motivo.

Quando decidiamo di mettere in campo idee, quali possono essere il patriarcato o il sistema capitalistico, sappiamo di star parlando di fenomeni con degli ingranaggi singolari, che in questa “riduzione verso l’alto” rischiano di scomparire.

È un po’ questo l’enorme problema che, al di là degli approfondimenti strettamente economici, Verónica Gago discute nel suo Neoliberalismo dal basso.

Secondo Gago, infatti, quando pensiamo al neoliberalismo compiamo l’approssimazione di vederlo come un processo imposto sempre “dall’alto” e che dunque può essere contrastato solo con una reazione uguale e contraria “dal basso”, che prevede di prendere scelte completamente opposte a quelle del nemico, e quindi di optare per un’economia completamente statalizzata.

Ma la realtà dei fatti non è questa, su tutti e due i fronti.

Il neoliberalismo non è solo un processo imposto a dei soggetti passivi, e di conseguenza ridimensionarlo nei suoi aspetti più oppressivi non deve per forza significare votarsi all’estremità contraria. 

Per quanto le decisioni politiche possano essere prese dai soggetti che hanno potere istituzionale o economico, infatti, esse entrano comunque in frizione con una rete sociale che in qualche modo, per quanto possibile, le modifica facendole proprie.

Alla luce di questo, Gago porta avanti un’analisi incentrata in generale sulla crisi del neoliberalismo in America Latina, e in particolare sul caso di studio della Salada, «descritto come il più grande mercato illegale dell’America Latina, che occupa oltre venti ettari al confine tra Buenos Aires e la sua periferia urbana» (1). 

Facendo ciò scopre che le soggettività che hanno portato alla crisi del neoliberalismo sono le stesse che poi l’hanno modellato a propria immagine e somiglianza, dando così vita al “neoliberalismo dal basso” che dà il titolo a questo testo.

Esso è caratterizzato da processi di economia informale, che spaziano oltre le tradizionali regole del mercato, e dalla presenza di fenomeni come quello migratorio che complicano ancora di più la rete sociale. 

Per questo motivo, al di là delle brillanti analisi economiche (magari non di facile accesso per chi non ha previe conoscenze della materia, ma comunque molto chiare), Neoliberalismo dal basso può essere letto come un’ostinata lotta all’approssimazione teorica e all’invisibilizzazione delle forme di vita concrete.

Pensare ai soggetti solo come passivi recettori di decisioni dall’alto non fa altro che reiterare l’idea che le cose stiano effettivamente così, con la conseguenza di togliergli anche solo metaforicamente del potere.

La verità è che il reale consta di così tante connessioni che gli esiti di certe azioni sono sempre imprevedibili, e mai già da sempre dati – e Gago lo dimostra in maniera puntuale con questo testo. 

Grazie Tamu edizioni!

V. Gago, Neoliberalismo dal basso. Economie barocche e pragmatica popolare, Tamu, Napoli, 2023

  1. p. 38.