Scrittrici a Parigi

0
639

Leggere un testo, qualsiasi esso sia, produce effetti diversi in momenti della vita diversi. Se avessi letto Scrittrici a Parigi (Luciana Tufani Editrice, 2019), di Anna Maria Verna, qualche tempo fa, prima di trascorrere alcuni mesi vivendo proprio nella Ville Lumière, questa recensione non sarebbe senz’altro stata la stessa.

La mia Parigi, neanche a farlo apposta, è stata una Parigi al femminile: ho frequentato, nel corso del mio soggiorno, un gruppo di ragazze meravigliose che mi hanno insegnato tanto — primo tra tutti il valore della sorellanza.


Ma perché, nell’ambito di una recensione, mi prendo la libertà di parlare delle mie amiche? Un passo alla volta, provo ad arrivarci.


Scrittrici a Parigi è una retrospettiva completa sulle grandi autrici e femmes engagées che hanno animato la capitale francese dal Seicento fino al secolo scorso: Mlle de Scudéry e Mme de Sévigné, Olympe de Gouges e George Sand, Colette e Marguerite Duras sono solo alcuni dei nomi che il saggio propone e approfondisce. Nell’arco di circa trecento pagine, le notizie biografiche si intrecciano ai faits divers e al progredire delle vicende storiche francesi e internazionali: la Rivoluzione, le guerre mondiali, la fondazione dell’Unione Sovietica. Ciò che emerge è la straordinaria, e spesso taciuta, influenza delle donne sui fatti politici: non solo scrittrici, non solo femministe, ma attiviste nel senso più ampio del termine. Per fare un esempio, Olympe de Gouges, nota per La Déclaration des Droits de la Femme et de la Citoyenne, combatteva numerose altre battaglie sul fronte sociale: la sorveglianza, l’assistenza sociale, il lavoro.

Verna è capace di restituire un’immagine a tutto tondo delle Scrittrici a Parigi, i cui fatti privati, le antipatie e le simpatie, i caratteri più o meno concilianti, non le rendono meno credibili quando si immergono nelle questioni pubbliche. Le donne che passano sotto lo sguardo attento di Verna non devono nascondersi: possono essere sfacciate o miti, sorridenti o sgradevoli, senza che il loro spessore, ai nostri occhi di lettori, ne sia intaccato.

Scrittrici a Parigi è anche un itinerario, una passeggiata spazio-temporale che costeggia la Senna, indugia nel salotto di Mme de La Fayette in rue Vaugirard, alza uno sguardo sulla prigionia di Maria Antonietta nella Conciergerie e si concede un caffè con Simone de Beauvoir al Flôre.


Le scrittrici danno forma a Parigi e Parigi offre loro degli spazi d’azione, fisici e metaforici.


La città è protagonista del saggio tanto quanto le donne che ci vivono e che contribuiscono alla creazione di un’atmosfera di straordinaria libertà e possibilità culturale. Nello scorrere le pagine, ci si sposta insieme alle scrittrici: muoversi attraverso gli arrondissements fa respirare la stessa aria carica di idealismo che anche loro respirano a grandi boccate.

Leggendo Scrittrici a Parigi ho pensato di continuo alle mie amiche. Insieme, nel minuscolo monolocale di una qualsiasi di noi, parlavamo spesso di letteratura, delle nostre ambizioni creative, dei valori in cui crediamo e che non cederemmo per niente al mondo. Una sera, raminghe per la città, siamo entrate in un locale dove ci siamo messe, libere, a ballare. Volevamo ballare da sole, ma un paio di ragazzi si sono avvicinati: non sono passati che pochi minuti, poi la mia amica N. ha distorto il suo corpo altrimenti grazioso in una danza goffa e volutamente ridicola che mirava ad occupare quanto più spazio possibile sulla pista. I ragazzi si sono allontanati, noi abbiamo preservato il nostro spazio e, da allora, abbiamo chiamato quella danza sconnessa la “de Beauvoir dance”. Non so se Simone de Beauvoir ci avrebbe passato il termine, ma voglio credere di sì.


Morale della favola: avere delle eroine, per una giovane donna che crede in se stessa, nella sua indipendenza e nelle sue capacità, è fondamentale.


Le eroine hanno pensato e fatto tanto; sono persone da stimare e per questo sorelle, amiche, alleate — lontano da quell’impietosa immagine che vede nei rapporti tra donne solo il pettegolezzo, l’ipocrisia e il non detto. Le eroine, soprattutto, sono esempi: se Colette è stata scandalosa, perché non posso esserlo anch’io? Se Simone de Beauvoir ha messo su carta le sue straordinarie intuizioni sulla differenza sessuale, perché io e le mie amiche non possiamo ritagliarci il nostro spazio sulla pista da ballo?
Scrittrici a Parigi è un grande bacino di eroine: bisogna solo lasciarsi ispirare.


A.M. Verna, Scrittrici a Parigi, 2019, Luciana Tufani Editrice, Ferrara.

Grazie a Luciana Tufani Editrice!