Niente più carne rossa in mensa

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Ad aprile, il sindaco di New York De Blasio ha approvato il Green New Deal (1) – un piano economico di riconversione e investimenti al fine di permettere agli Stati Uniti d’America di far fronte alla crisi climatica – tra i cui provvedimenti risulta la volontà di eliminare la carne lavorata e tagliare del 50% l’acquisto di carni rosse destinate alle strutture statali della città di New York (tra cui scuole e ospedali).

La motivazione è quella di voler agire sulla seconda fonte di emissione di gas serra: gli allevamenti intensivi sono infatti responsabili della messa in atmosfera del 15% dei suddetti (senza considerare l’alta percentuale di suolo coltivato che viene destinato ad alimentazione in allevamento e la richiesta idrica che la lavorazione della carne richiede).

Ma il motivo addotto non è solo ambientale: il sindaco di NY ha infatti dichiarato la responsabilità dello Stato di preservare la salute dei propri cittadini, facendo riferimento a quanto asserito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2015, per la quale le carni rosse processate sono cancerogene. (2)


Lo Stato ha il diritto di intervenire nell’alimentazione dei propri cittadini?


Sì, se tale intervento nell’alimentazione del singolo è volto alla garanzia tutela di tutti gli individui, per salvaguardare la collettività.

Collettività che qui non si vuole intendere solo da una prospettiva temporalmente sincronica ma anche diacronica:


la tutela deve guardare anche alle generazioni future, coloro che oggi non ci sono ma verranno ad abitare il mondo che viene loro lasciato.


E quindi, dato che tale atto del Green New Deal è rivolto alla diminuzione delle emissioni di gas serra, lo Stato ha tutto il diritto di intervenire nell’alimentazione dei propri cittadini: la politica non può più ignorare gli oneri nei confronti dell’ambiente né può più ignorare che tale responsabilità si viene ad avere anche nei confronti delle generazioni future.

Pertanto, dal momento che riconosciamo allo Stato il diritto e dovere di impedire al singolo cittadino quelle azioni che possano danneggiare la collettività, non possiamo che riconoscere allo Stato il diritto di intervenire nell’alimentazione, avendo ravveduto la motivazione nella necessità di tutelare l’ambiente e far fronte alla crisi climatica.

Se una domanda potrebbe essere di che tipo sia il diritto dello Stato di decidere cosa i propri cittadini possano o non possano mangiare, una risposta parziale l’abbiamo già fornita: potremmo dire che si tratti di un diritto costitutivo dello Stato, nel momento in cui l’atto imposto è volto alla tutela della collettività e dell’ambiente in cui vive. 


Tuttavia il sindaco di NY fornisce anche un’altra motivazione, ovvero la consapevolezza della responsabilità che lo Stato ha nel preservare la salute dei propri cittadini.

Questo tipo di giustificazione è più debole e forse discutibile rispetto a quella indicata come un diritto costitutivo dello Stato, in quanto assimila l’atto dello Stato a un’opera di paternalismo.


Con il termine paternalismo si suole intendere un qualunque provvedimento dello Stato che interferisce nella vita del privato e che sia rivolto agli interessi del privato stesso: si parla di soft paternalism quando si crede di dover attuare un provvedimento in quanto il privato non ha informazioni o consapevolezza adeguata in merito alla questione considerata, mentre si parla di hard paternalism nei casi in cui lo Stato decide comunque di intervenire nonostante sappia – spesso su dichiarazione dell’individuo stesso – che il cittadino ha informazioni e consapevolezza adeguata. (2)


Credo che, nel caso del provvedimento previsto dal Green New Deal, si possa parlare di soft paternalism: negli Stati Uniti si consumano, infatti, circa 222,2 kg di carne (rossa e pollame) all’anno – una tendenza che è in continuo aumento, secondo il Dipartimento della dell’Agricoltura degli Stati Uniti (3).


Risulta quindi evidente una mancanza di consapevolezza per quanto concerne i rischi connessi al consumo di carne rossa.


Poiché lo sviluppo di tali consapevolezze non può che avvenire mediante processi educativi, richiedendo quindi un lasso di tempo maggiore affinché si possa beneficiare degli effetti, il sindaco di New York ha deciso di intraprendere un’azione più drastica, ma più immediata, come quella di non comprare più la carne rossa ai propri cittadini mediante la non distribuzione in ospedali e scuole.


È indubbio che tutto ciò si ponga su un terreno più sdrucciolevole rispetto al provvedimento giustificato per la tutela della collettività, ma lo Stato non può esimersi dalla responsabilità di garantire il benessere dei propri cittadini, indicando loro la strada migliore laddove questi agiscano inconsapevolmente. 


Lo Stato ha quindi sì il diritto di intervenire nell’alimentazione dei suoi cittadini, diritto che si declina come potere costitutivo dello Stato e come atto di prevenzione locale e globale di cui siamo tutti responsabili.


Note: 

(1) https://www.gp.org/green_new_deal.
(2) Ian Carter, Liberty, in K. McKinnon, R. Jubb e P. Tolmin, Issues in Political Theory, Oxford University Press, pagina 14.
(3) Unione Nazionale Filiere Agroalimentari Carni e Uova.