Il tempo non esiste

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Sin dal titolo dell’opera – Il tempo non esiste – e dei singoli capitoli, intuiamo una penna in grado di offrire al lettore un contenuto importante ma fruibile con agilità.

La conferma si ha dalle prime alle ultime pagine del libro: sfogliamo una scrittura che cammina da sola, al punto che in alcuni passaggi le parole sembrano scriversi da sé, prima che l’autore abbia terminato di pensarle, fungendo da loro tramite.

Attraverso un sapere enciclopedico che passa per la fotografia e il cinema, la musica e la pittura, la psicologia e la filosofia, Baronciani ci conduce verso un’analisi alle volte inquietante dei fenomeni che caratterizzano la contemporaneità. Profonde riflessioni sulla società digitale si accompagnano ad aneddoti di infanzia, brani divertenti e immagini illuminanti, restituendoci come effetto collaterale un excursus dei media illusoriamente ausiliari, testimoni o sostituti del trascorrere del tempo.


Ma il tempo esiste davvero?

Si può pensare che il tempo storico, inteso come linea cronologica retta e consequenziale, non sia che un criterio umano per raccontare una certa narrazione da un certo punto di vista – secondo il postmodernismo, quella dei vincitori della storia.


In quest’ottica, il tempo risulta essere un’arbitraria correlazione di eventi e di conseguenza plurivoca e priva della distinzione tra presente, passato e futuro.

A vivere in un eterno presente è il mondo dei social network: in essi “tutto si consuma nell’attimo in cui accade”, in una sovrabbondanza di immagini in cui ognuno mostra la versione ideale di sé, all’insegna di quello che viene denominato narcisismo digitale.

Un uso poco ragionato dei social, pur estraniandoci dall’altro-da-noi in virtù degli algoritmi che privilegiano e moltiplicano solo ciò che non ci indispone vedere, limitandoci nel confronto costruttivo, può avere effetti distruttivi sugli altri.


Viene lasciata alla coscienza individuale la scelta di conservare nella sfera privata un contenuto potenzialmente dannoso o di “affidarlo” a quella pubblica.

Spesso, ciò si traduce nel consegnare un boccone a un branco affamato: è il fenomeno sempre più diffuso degli haters, emblema dell’abissale incongruenza tra realtà dei fatti e percezione di essi circa tutti gli argomenti socialmente importanti.

A tale tendenza si associa la diffusione della post verità, cioè l’inclinazione delle masse a una cieca fiducia verso contenuti di cui non viene verificata la veridicità e che spesso corrispondono a fake news. L’aggravante è la ferocia con cui vengono difese, direzionate, senza alcuna disponibilità al dialogo.

«[…] Ci troviamo di fronte al manifestarsi di un fascismo digitale […]. Gli haters svolgono azioni paragonabili allo squadrismo: possiedono una forte connotazione ideologica legata a un preciso ordine simbolico, […] frequentemente vengono aizzati ad arte, e si scagliano a sciame contro chi è stato individuato come il nemico» (1).


Al contrario, la Rete dovrebbe essere ripensata come luogo di collaborazione allo scopo di risolvere collettivamente i problemi creati dalla collettività stessa, chiamata ad assumersi una responsabilità comune. Non a caso, il capitolo contenente tale proposito è intitolato Una necessaria utopia.

Il dibattito sulla pervasività di alcuni media, della percezione di un tempo stravolto, sono solo alcune delle questioni affrontate nel saggio di Baronciani: tratta anche di big data, dello sguardo voyeuristico degli utenti, della potenza delle pubblicità – sottoposte al fruitore secondo il principio di imposizione del godimento proprio della pornografia -, del confine tra il diritto di cronaca e la morbosa attenzione per il dolore, delle capacità insite nei media fotografici e cinematografici, del ruolo della memoria.

Un testo denso, ma in grado di trasmettere osservazioni imprescindibili con uno stile davvero appagante.

(1) p.131.

R. Baronciani, Il tempo non esiste, Effequ, Firenze, 2020

Grazie Effequ!