I semi di Margaret Atwood

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Atwood

Immersa nelle foreste canadesi del Quebec, da bambina raccontava fiabe a se stessa e agli alberi. E, crescendo, le fiabe sono cresciute con lei, trasformandosi in libri. Alcune anche adattamenti televisivi – come L’altra Grace, serie tv prodotta da Netflix.

Margaret Atwood vince il premio Arthur Clark e il premio Principe delle Asturie per la letteratura e, con I testamenti prima e L’assassino cieco poi, il Booker Prize. Atwood sperimenta anche la scrittura poetica con la sua prima raccolta Double Persephone, a cui faranno seguito molte altre fino all’ultima Dearly: Poems, nel 2020 (1).


Dalle sue opere si evince il calibro del talento di Atwood, capace di mescolare generi letterari diversi con ironia e intelligenza, mantenendo sempre un interesse di riguardo nei confronti delle protagoniste femminili. Autrice soprattutto narrativa con tratti distopici, Atwood è attivista dei diritti delle donne e dell’ambiente (2).


Di Margaret Atwood si parla sempre troppo poco, nonostante la portata moderna e attuale della sua voce. In particolare, il topos che fa da sfondo alla sua letteratura è la trattazione della corporeità femminile, inserita in un’ottica femminista consapevole, ancor prima che il femminismo si facesse portavoce di quelle rivendicazioni quali la liberazione della donna e il rovesciamento dei ruoli sessuali. Lampante in questo senso è The Handmaid’s Tale, che si guadagnò un posto tra i primi quaranta libri più contestati alla fine degli anni novanta: poche donne fertili rimaste, vengono reificate a incubatrici umane, in un mondo in cui solo una gravidanza salva da morte certa.

Nel 2003 Margaret Atwood pubblica il primo romanzo della trilogia MaddAddam: lo sfondo è di nuovo quello di un futuro distopico, in cui focalizza l’attenzione su disastri ambientali e l’ingegneria genetica, così da analizzarne l’impatto sociale, sempre mantenendo a mente la realtà che è stata, che è, e che potrebbe essere: «Il cambiamento sociale arriva spesso quando c’è un caos sociale. La storia ce lo insegna.» (3).

Attraverso la trilogia MaddAddam, si delinea chiaramente il collegamento che l’autrice tesse tra condizioni ambientali e condizione femminile, un circolo che si autoalimenta negativamente: intervenendo alla conferenza Under Her Eye: Women and Climate Change (Londra, 2018), Atwood nota come in molte parti del mondo siano le donne ad occuparsi di cibo e raccolti, e dato l’impatto che il cambiamento climatico sta avendo, le conseguenze saranno subite in primis proprio dalle donne (4).


Tratteggiando un orizzonte di realtà degradata e decostruita, ma pur sempre possibile, l’intentio auctoris che rimane costante nelle opere di Atwood è quella di mettere di fronte al lettore l’urgenza e la necessità di prendere posizione verso la contemporaneità (5).


Atwood stessa ritiene infatti fermamente che i suoi romanzi non appartengano al genere fantascientifico, bensì si inseriscano nel filone della narrativa speculativa: c’è una volontà di base di esplorare le tematiche a lei care, in modi che il romanzo realistico non le consente, (6) poiché «la letteratura produce verità anche quando opera nella finzione» (7).

Ambivalente è il rapporto che Atwood ha sempre avuto con il femminismo (8), la chiave del quale è visto dall’autrice come una ricerca della verità, troppo spesso confusa con opinioni e convenzioni. Verità che Atwood inizia a sondare già con il suo primo romanzo, La donna da mangiare, attraverso il personaggio di Marian, che incarna l’emblema delle prime donne moderne nel panorama degli anni Sessanta, in cui incombono forti pressioni sociali sul ruolo femminile, tanto che la protagonista finisce quasi per sparire dietro a quella perfezione richiesta dalla società a cui non riesce a sottrarsi. 

«Smembramento. Il contrario di rimembrare. L’atto di voler dimenticare consapevolmente. Cerco di non pensare a Molly (9) in quel modo. Cerco di ricordarla intera» (10). Atwood si rende attrice di un atto rivoluzionario: racconta, vestendo di fantasia, trasformando il tempo e lo spazio, quel rischio che è insito in ogni rapporto umano disequilibrato. Racconta le storie scomode che è più comodo dimenticare, smembrare.


Racconta storie scomode in maniera limpida e chiara: la sua penna va oltre il sipario per analizzare ciò che giace dietro le quinte, e quel che si trova sono sempre i frutti nati dalla stessa radice: la violenza.


Nel 2022 è stato tradotto in italiano dalla casa editrice Racconti Consigli per sopravvivere in natura, una raccolta di voci femminili alle prese con cuori più o meno a pezzi che nascondono nella loro fragilità la forza per andare avanti. Unica risorsa delle donne sono le donne stesse, con la loro interiorità imperfetta che tuttavia trova sempre una foce in cui riversarsi: vendetta, rivincita, conferma nell’autorealizzazione di essere donna, cresciuta e consapevole. La raccolta non è esente da finali sofferti raccontati con lucidità e fermezza, senza suggerire giudizi morali, ma consegnando al lettore i fatti.

Storie d’amore segrete, «lei aveva solo vent’anni, ed era troppo ingenua per mettersi a cercare indizi, tipo il segno bianco all’anulare» (11), storie unidirezionali, di tradimenti e d’amori perduti, storie d’abuso sono la via d’accesso scelta dall’autrice a un condominio di educazioni, possibilità e vite differenti, sempre unite dal peso dell’essere donna – dal peso delle aspettative e delle oppressioni, dalla voglia di risalire il fiume, per comprendere, per comprendersi. Atwood ci ricorda come «le narrative devono essere umane per chi legge, devono essere “esseri umani”» (12) per non discostarsi troppo dal lettore e dal suo sentire, per poter fornire un’analisi attenta della realtà, per poter dare voce a chi fatica a farsi sentire e, in ultimo, speranza di coltivare la convinzione che il mondo è modellabile attraverso le idee.


Con i suoi scritti Atwood pianta un seme, lasciando tra le righe la possibilità a chi legge di spargere polline, far crescere foreste.






(1) Cfr. A. Prahl, Biography of Margaret Atwood, Canadian Poet and Writer disponibile al link: https://www.thoughtco.com/biography-of-margaret-atwood-canadian-writer-4781945

(2) Cfr. Margaret Eleanor Atwood, in Enciclopedia delle donne, disponibile al link: http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/margaret-eleanor-atwood/

(3) F. Sabatini, Intervista a Margaret Atwood, disponibile al link: https://www.mangialibri.com/interviste/intervista-margaret-atwood

(4) Cfr. Margaret Atwood: «Se l’oceano muore, moriamo anche noi», Giugno 2018, disponibile al link: https://greenreport.it/news/economia-ecologica/margaret-atwood-se-loceano-muore-moriamo-anche-noi/ 

(5) B. Del Villano, Pragmatica e genere: la ustopia ecocritica di Margaret Atwood, in Prospero. Rivista di letterature e culture straniere, EUT Edizioni Università di Trieste, 2017 pp. 185v – 210.

(6) Federico Sabatini, Intervista a Margaret Atwood, disponibile al link: https://www.mangialibri.com/interviste/intervista-margaret-atwood

(7) Cfr. G. Cenciarelli, Riscoprire Margaret Atwood, disponibile al link: https://www.iltascabile.com/linguaggi/scoprire-margaret-atwood/ 

(8) F. Sabatini, Intervista a Margaret Atwood.

(9) Cfr. F. Sabatini, Intervista a Margaret Atwood

(10) Molly è la migliore amica della voce narrante del racconto Peso, interno alla raccolta di M. Atwood, Consigli per sopravvivere in natura. Molly viene uccisa dal compagno e, in sua memoria, la protagonista fonda un’associazione per dare supporto e aiuto alle donne vittime di violenza.

(11) M. Atwood, Consigli per sopravvivere in natura, Racconti, Roma,  2022, p. 209.

(12) Ivi, p. 94.

(13) F. Sabatini, Intervista a Margaret Atwood.

Immagine di copertina: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Margaret_Atwood_en_la_BN_%281%29.jpg