Indagare l’evento della nascita, sia sul piano escatologico – del perché si viene al mondo – sia rispetto alle modalità con cui avviene, interroga l’umanità fin dai suoi albori e certamente pone ancora oggi numerose domande.
Probabilmente una delle vie privilegiate per cercare di comprendere a fondo questo evento è quella di tentare di ricostruire una genealogia del fenomeno risalendo alle sue spiegazioni più remote e cercando di ricostruire i miti esplicativi per comprendere come coloro che ci hanno preceduto hanno cercato di dare una risposta per svelare i misteri intorno alla nascita.
Un’impresa non semplice che, tuttavia, è stata intrapresa da Vittoria Longoni che nel suo saggio Come si nasce. Miti e storie (2024), edito da Ledizioni, intende fornire un quadro articolato e puntuale dei racconti che nel corso dei secoli le culture e le civiltà si sono narrate per tentare di rispondere a una domanda tanto complessa quanto intrigante e sicuramente ineludibile.
Come argomenta in apertura del saggio l’autrice stessa, le ragioni della vita – al pari di quelle della morte – sono state indagate per lungo tempo tramite la narrazione mitologica.
Una spiegazione che non solo è stata adoperata per cercare di comprendere qualcosa che eccede i limiti della ragione umana e dell’episteme, della scienza, ma anche per poter parlare di quegli aspetti correlati alla nascita che sono sempre sembrati i più ostici in quanto concernono anche la natura politica, etica e sociale dell’atto della procreazione.
A proposito Longoni scrive che
«il pensiero greco classico ha inteso ridimensionare il ruolo della madre nella riproduzione, considerandola poco più che “contenitrice” e “nutrice” del germe embrionale prodotto in esclusiva dallo sperma maschile.» (1)
L’immagine della donna e della madre condivisa nel mondo greco è stata delineata sulla base di teorie di diversi filosofi, primo fra tutti Aristotele (2), per cui la donna era solo la materia “forgiata” dalla forma data dall’elemento maschile; la concezione greca (e aristotelica) della donna ha costituito il punto di avvio per la divisione culturale basata sul genere.
È noto, però, che nel mondo antico l’origine del mondo e dei primi uomini, dei ed eroi, è opera della grande madre, la Terra; ciò che forse non viene ricordato è che tale prerogativa femminile non è durata a lungo.
Gli uomini, infatti, hanno spesso tentato di raccontare storie in cui la componente maschile assume un ruolo centrale nella riproduzione finendo per ipotizzare delle forme androgine di riproduzione e sottraendo finanche questa funzione alle donne.
Si legge che «Se nei miti greci troviamo le forme di accoppiamento e di riproduzione più insolite, bisogna dire che alcuni importanti autori greci classici si spinsero a concezioni androcentriche ancora più incredibili, teorizzando un ruolo del tutto marginale delle madri nella riproduzione» (3)
Esempi del tentativo di cancellare l’immagine della donna-madre sono, nel mito greco, la nascita di Dioniso e di Atena. Quest’ultima viene partorita dalla testa di Zeus e – come spesso nelle rappresentazioni tragiche le viene ricordato – è talmente fiera della sua genesi paterna che arriva ad affermare con orgoglio «Non c’è madre che mi abbia generato; rifiutati i legami delle nozze, prediligo con tutto l’animo ciò che è maschile, e sono interamente di mio padre.» (4)
A tal proposito afferma in introduzione l’autrice che i miti rispecchiano «anche il passaggio dal simbolismo della Dea al patriarcato: sia nell’oppressione che le divinità maschili esercitano sulle dee e sulla loro libera creatività, sia nelle paradossali narrazioni di gravidanza maschile» (5).
Non solo gravidanze maschili e partenogenesi ma anche storie di maternità sostitutiva (o surrogata) sono al centro della ricostruzione di Longoni.
Basti ricordare alcune storie bibliche tra cui quella del patriarca della religione ebraica, Abramo, e di sua moglie Sara. La coppia, ormai avanti negli anni, non riusciva a concepire un erede e Abramo pensava che non avrebbe mai avuto un figlio da Sara; quest’ultima per ovviare al problema suggerì al marito di generare un figlio con la loro schiava egiziana, Agar.
Dall’unione nacque Ismaele, considerato l’erede del patriarca (6).
Questa storia è solo uno dei numerosi esempi presenti nella Bibbia – ma anche in racconti di altre popolazioni – di quella che oggi si potrebbe definire GPA (gestazione per altri) e permettono all’autrice, e conseguentemente anche al pubblico dei lettori e lettrici, di interrogarsi sulla possibilità di attualizzare il mito e di indagare le frontiere della gestazione o nuove forme di parentela in cui a prevalere non sono i rapporti eteronormati e gerarchici – quasi sempre declinati in termini patriarcali – bensì la qualità delle relazioni che si decide liberamente di intessere nel corso della vita (7).
Grazie Ledizioni!
V. Longoni, Come si nasce. Miti e storie, Ledizioni, Milano, 2024
Note:
- Ivi, p. 151.
2) V. Longoni, Come si nasce. Miti e storie, Ledizioni, Milano, 2024, p. 10.
3) Cfr., Aristotele, Metafisica. Ed. it. a cura di G. Reale, Bompiani, Milano, 2000.
4) V. Longoni, Come si nasce. Miti e storie, p. 73.
5) Ivi, p. 74.
6) Ivi, p. 12.
7) Ivi, pp. 78-79. La storia di Agar e Ismaele non avrà il finale che ci si aspetta. Infatti, Sara rimarrà dopo dieci anni incinta di Isacco che diverrà l’erede legittimo. La schiava e suo figlio saranno costretti a lasciare la casa di Abramo e a vagare nel deserto; i due si salveranno e Ismaele diverrà il capo degli Ismaeliti.
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