Indagare non la realtà istituzionale sotto cui la polis democratica greca si presenta o appare, ma le rappresentazioni che danno al politico la sua forma e il lato perturbante che, in questo, giocano le differenze sessuali e l’alterità ineludibile del femminile: questa la sfida teorica che assume e contemporaneamente coraggiosamente pone Nicole Loraux (1) in “Il femminile e l’uomo greco”.
Dopo più di trent’anni, Mimesis (giugno 2024) rende nuovamente disponibile in italiano un testo corposo e vibrante che, all’epoca della sua prima edizione nel 1991, era stato calorosamente accolto in Italia dalla comunità di storiche, antropologhe e letterate femministe, ma che continua a risuonare in modo potente e attuale – da riscoprire, ripercorrere, interrogare e valorizzare pienamente – soprattutto in campo filosofico politico.
Un corpus importante, articolato in quattro parti e tredici saggi, che contamina la storia e la storiografia con la letteratura, l’antropologia, la filosofia con quello stile metodologico personalissimo e sempre interrogativo, appassionante e provocatorio, che caratterizza la scrittura louraniana.
Come afferma la stessa Loraux, quel che ne risulta è un libro «più sull’uomo che sulla donna» in cui il femminile non coincide tanto con le donne come soggetto storico (seppur vi sia il tentativo, e il lavoro, di leggere sottotraccia le fonti per far emergere chi non è «artefice della storia»), ma viene inteso perlopiù quale operatore che dà origine a un movimento e a degli spostamenti di pensiero nel racconto che i Greci davano di sé stessi e della propria virilità.
Imprescindibili per la Città, in termini di produzione e riproduzione, eppure sempre escluse dallo spazio civico – tanto in senso materiale quanto di rappresentazione ideologica e di narrazione – le donne rappresentano in questo senso uno scacco conflittuale che sempre ritorna e attraverso cui poter interrogare il lato rimosso del politico greco.
«Sotto l’evidente esaltazione dell’anèr io scorgo, infatti, la preoccupazione di definire l’uomo-cittadino attraverso una virilità immune da qualsiasi ricorso al femminile» (2).
L’operazione è interessante non soltanto per le ipotesi teoriche cui giunge, ma anche per quella metodologia d’indagine interdisciplinare, inusitata e coraggiosa, che caratterizza Loraux e che in questo emerge fortemente, soprattutto per quel che riguarda il tentativo di fare uso della psicoanalisi, verso cui lə storichə son sempre statə diffidenti.
«Io ho inteso il riferimento alla psicoanalisi come un supplemento di libertà. Non tanto come prestito di tesi o come volontà di applicarle a ogni costo, ma come un invito a costruire. Costruire per soddisfare la voglia di capire e raggiungere l’oggetto nella sua specificità» (3).
Traghettando verso il presente, oggi che il sessuale e le differenze (di sesso, genere, orientamento, relazionalità) continuano a rappresentare un punto nevralgico di conflitto politico e sociale attorno cui si giocano rimozioni, tentativi di neutralizzazione, invisibilizzazione e rinnegamento, “Il femminile e l’uomo greco” può forse ancora avere in questo una sua attualità da riscoprire perché – come scrive la stessa Loraux – «non è mai un’impresa inutile interessarsi della messa in un’opera di uno spettro» (4).
Grazie Mimesis Edizioni!
N. Loraux, Il femminile e l’uomo greco, Mimesis Edizioni, Milano, 2024.
- Nicole Loraux (Parigi, 1943 – Argenteuil, 2003) è stata una storica antichista e filologa greca, nota come una tra le maggiori intellettuali francesi del secondo Novecento.
- N. Loraux, Il femminile e l’uomo greco, Mimesis Edizioni, Milano, 2024, p. 12.
- Ibidem, p. 32.
- Ibidem, p. 26.
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