Ecologia e femminismo in Françoise d’Eaubonne
Il nostro viaggio con Le avventure della Filosofia. Racconti e domande per menti audaci (Edizioni Sonda, 2019) continua e oggi parleremo di una filosofa straordinaria incontrata nel capitolo “in armonia con la natura”: Françoise d’Eaubonne, una donna, purtroppo, pressoché sconosciuta in Italia (solo un’opera è stata tradotta in lingua italiana), ma molto influente in Francia e nel resto d’Europa. Françoise è riuscita a unire in una teoria originale femminismo ed ecologia, due temi estremamente attuali oggigiorno, motivo per cui abbiamo scelto proprio lei e la sua vita dedicata alla lotta e all’emancipazione.
Premessa
Prima di entrare nel merito della questione, occorre spendere qualche parola sul movimento femminista degli anni ’70, per comprendere meglio il quadro generale e capire come si evolve il pensiero dell’autrice. La cosiddetta “seconda ondata” del femminismo si sviluppò a partire dal 1960 al 1995 e si caratterizzò per essere un movimento organizzato sia dal punto di vista pratico – in quanto l’obiettivo era la conquista di diritti concreti per le donne, quali l’aborto, il divorzio, la contraccezione, il riconoscimento dell’omosessualità, l’eliminazione della discriminazione, le pari opportunità, ecc. – sia dal punto di vista teorico, in quanto si rifletteva sui problemi e sulla natura della donna. Sulle teorie femministe di quegli anni hanno influito molto quelle psico-analitiche e radicali, che rimarcavano in particolar modo la differenza tra uomo e donna (1).
Chi era Françoise d’Eaubonne?
Françoise d’Eaubonne nacque a Parigi nel 1920, figlia di un padre cattolico con simpatie anarchiche, e visse a Tolosa durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. La lettura del Secondo Sesso di Simone de Beauvoir ispirò l’opera dell’autrice, che fu una donna estremamente poliedrica: i suoi lavori spaziarono dalla saggistica ai romanzi e alla poesia. In virtù della sua peculiare sensibilità, si schierò sempre in prima fila contro l’oppressione e le disuguaglianze sociali subite dalle donne: dal 1945 al 1957 aderì al Partito comunista francese e fu co-fondatrice del Women’s Liberation Movement (MFL) e del Front Homosexuel d’action révolutionnaire (FHAR) (2).
Grazie alla sua personalità molto critica verso la società del suo tempo la filosofa francese sviluppò un pensiero molto originale che intreccia la critica politica e sociale alla mitologia, alla religione e alla storia. Infatti, la sua analisi parte dalla donna nel mito e nelle diverse epoche storiche rilevando il fatto che, in tempi molto antichi, essa aveva un ruolo e uno spazio ben definito nella società legato alla terra e alla generazione della vita, ma che poi, con anche l’avvento delle religioni (soprattutto della religione cattolica) le viene tolto.
La religione diventa un “mezzo” per l’affermazione della fallocrazia, che guarda alla donna come tentatrice e pericolosa.
Serve un cambio di prospettiva rispetto a questa visione. La società fallocratica è fondamentalmente ginofobica, poiché tende a fare leva sull’unione dei due sessi piuttosto che esaltarne le diversità, al fine di dominare e controllare il sesso femminile. È negata alle donne la loro universalità. Ovviamente non si auspica la conquista del potere da parte delle donne, ma il contrario, la sua distruzione una volta per tutte. Il potere è quello che ha corrotto gli uomini e i proletari stessi, quando hanno fatto la loro rivoluzione. «Il solo obiettivo è distruggere anche il concetto di potere. Allora e solo allora il proletariato potrà negarsi in quanto tale e le donne accettarsi in quanto universalità: la razza umana» (3).
Il rapporto col marxismo
Le teoria di d’Eaubonne si avvicina molto alle idee comuniste di libertà, uguaglianza e annullamento delle classi sociali, ideali che lei condivideva, in quanto militante attiva. Tuttavia, il marxismo porta con sé dei limiti strutturali, soprattutto perché tende a canalizzare il problema delle donne come un problema di lotta di classe, quandanche non riesce a capire che la condizione della donna è di subordinazione totale in ogni classe. In questo senso il marxismo è cieco: si tratta di distinguere la lotta di un sesso oppresso (donna) a quella di una classe sfruttata (proletariato).
Altro grande problema del marxismo è la “reificazione delle donne”: con la proposta di comunione esse vengono mercificate, trattate come beni di scambio, e dunque non considerate nella loro individualità. Una visione, questa, ancora di stampo maschilista, in quanto si tratta di conciliare la necessità delle donne che gli uomini hanno, con il vantaggio di poterne fare a meno. La liberazione della donna è un qualcosa di possibile solo se si libera tutta l’umanità, cioè bisognerebbe guardare alla società in un’ottica diversa. Anche se le donne lavorano questo non significa che siano libere, soprattutto se si guarda a loro sempre in chiave dominanti-dominate.
Françoise e l’ecofemminismo
Françoise d’Eaubonne è famosa anche per aver coniato il termine ecofemminismo nel suo libro Le féminisme ou la mort, pubblicato nel 1974, ed è perciò considerata la fondatrice di questo movimento politico e sociale. La filosofa afferma che il disprezzo della società per le donne è paragonabile al disprezzo per l’ambiente, e che il patriarcato e il capitalismo sono la causa dello sfruttamento del corpo e della vita delle donne così come lo sono dell’ambiente e della Terra.
Per convincere i lettori della gravità della crisi, d’Eaubonne descrive alcuni dei principali problemi ecologici che affliggevano il mondo già nel momento in cui stava operando: carestia, degrado ambientale, inquinamento, deforestazione, distruzione dei suoli, agricoltura monoculturale, fertilizzanti chimici, l’industria nucleare presentata come unica soluzione alla crisi energetica. Dopo aver analizzato tali problemi, conclude che la catastrofe in atto è globale e che stiamo assistendo alle fasi finali del cataclisma imminente. Nel suo libro, la d’Eaubonne sostiene che esistono molti parallelismi tra la sottomissione patriarcale delle donne e la soppressione della natura, la cui eliminazione provoca la distruzione ambientale (4).
Di fondamentale rilevanza è il fatto che il movimento ecofemminista lotta contro le pratiche oppressive, a favore di una società libera dalla gerarchia, in cui tutti gli esseri viventi interagiscono allo stesso modo e sono trattati come parti di un organismo comune, la Terra.
Infatti, per le teoriche ecofemministe la vita sulla terra è una rete di interconnessioni non gerarchica: quest’ultima è stata creata dall’uomo, proiettandola sulla natura e usata per giustificare qualsiasi tipo di oppressione: sessuale, sociale, razziale, etnica, di specie e di genere. Ciò che i gruppi oppressi hanno in comune è il fatto che ciascuno è stato equiparato alla natura, considerato parte della natura, al fuori della sfera della ragione e del raziocinio.
L’ecofemminismo, dunque, ponendo l’enfasi sull’interconnessione di tutte le forme di vita, offre una teoria etica basata sull’inclusione e sulle relazioni di interdipendenza esistenti tra ogni essere vivente (5).
Che cosa potremmo fare noi?
La strada per il cambio di prospettiva auspicato da Françoise d’Eaubonne per arrivare alla distruzione dei meccanismi di potere e alla completa emancipazione delle donna è ancora lunga, così come è lunga anche la strada per un’educazione ambientale, per questo è importante confrontarsi e riscoprire teorie fondamentali e attuali come questa, data la crisi ecologico-ambientale che stiamo attraversando.
In troppe occasioni gli uomini si sono rivelati sconsiderati sia nei loro confronti, sia nei confronti degli altri individui che abitano l’ecosistema che della Terra, nostra unica casa. Il dibattito di oggi sull’ambiente serve per capire quanto è fondamentale ed effimero il pianeta dove tutti viviamo: l’essere umano deve canalizzare le sue energie verso un nuovo modo di vivere, non più finalizzato all’accumulo del capitale e all’antropocentrismo, ma armonico ed equilibrato verso tutte le specie viventi in una prospettiva ecocentrica.
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(1) N. Abbagnano, Dizionario di filosofia, Roma, utet, 2013, p. 471
(3) F. d’Eaubonne, Les femmes avant le patriarcat (1976); Le donne prima del patriarcato, trad. it. di Flora Arcuri, Roma: Felina editrice, 1981
(4) F. d’Eaubonne, Le féminisme ou la mort, Parigi, Pierre Horay, 1974. Da allora, sono state fatte numerose aggiunte teoriche e pratiche all’argomento di d’Eaubonne. Molte pensatrici e filosofe sono partite distruggendo i dualismi patriarcali: maschio/femmina, natura/cultura, mente/corpo, giungendo poi a criticare tutte le epistemologie dominanti che eliminano punti di vista e modi di conoscere alternativi al dualismo sopracitato(5) Nonostante l’ecofemminismo abbia avuto uno sviluppo eterogeneo, è possibile individuare due principali correnti di pensiero: la prima è definita come essenzialista e spiritualista, e le donne vengono ritenute ontologicamente più vicine alla natura, lasciando quindi anche spazio a considerazioni mistiche. La seconda corrente, definita costruttivista, è basata invece su metodi scientifici che analizzano le condizioni storiche ed economiche delle donne e dell’ambiente nelle varie società, in modo da creare connessioni epistemologicamente dimostrabili. Cfr. https://www.unive.it/media/allegato/dep/n20-2012/Dep_20_2012cr.pdf
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