Non se ne parla o se ne parla poco e male. È ancora un tabù sociale, molto spesso giudicato e, ancor di più, disprezzato. Ma cos’è il poliamore?
Mi sono posta questa domanda e l’ho posta, tramite questionario, a chiunque volesse aiutarmi a trovare delle risposte. Ed effettivamente queste ci sono state e sono state molte, varie e ricche di spunti di riflessione.
Partiamo quindi dalla domanda principale: cos’è il poliamore?
Provando a ricostruire una definizione con le risposte ottenute possiamo affermare che il poliamore è una forma di relazione tra più persone basata sull’amore, sulla libertà e sul rispetto di tutti i componenti che ne fanno parte.
Vi sono due risposte che credo spieghino ancora meglio cos’è questa modalità d’amore: «una forma di relazione organizzata come una rete di nodi e legami che si sviluppa in senso circolare, basata sul rispetto e la moltiplicazione dell’amore tra più persone» e «una modalità di non monogamia etica. Nello specifico la capacità di avere più relazioni insieme. Queste relazioni poi possono essere di diverso tipo (sessuali e/o romantiche e/o sentimentali ecc.) ed esplicitarsi secondo diverse modalità (tripletta, relazione a V, polecola» (1).
Quindi, il poliamore è costituito da tre parole chiave: amore, libertà e rispetto. Ma non solo, ciò che mi ha colpita è stato ritrovare molto spesso accanto alla descrizione del poliamore i termini possibilità e capacità.
Se si ricercano l’etimologia e il significato delle due parole si scopre qualcosa di incredibile. Possibilità viene da possibile, che a sua volta è costituito da pòsse (potere) e il suffisso –blem che indica proprio la possibilità (2). Esplicitando meglio: possibilità come il potere che può realizzarsi ed esistere. E di che potere si tratta? Ovviamente di quello personale; il potere che è nella persona stessa e che costituisce la persona nella sua unicità. A questo aggiungerei immediatamente il significato della parola capacità: contenere qualcosa ed essere abili in qualcosa (3). Quindi, contenere il proprio potere ed essere abili nell’esercitarlo.
Direi allora che il poliamore è la possibilità per la persona di contenere dentro di sé il suo potere, ovvero la sua scelta di vivere le relazioni come sente e di realizzarla secondo i suoi desideri.
Non mi basta sapere, però, cos’è il poliamore e mi sono chiesta: come lo vivono le persone dentro di loro?
Per qualcuno (4) il poliamore è una modalità relazionale che non lo rappresenta o non lo rappresenta più, per altri è la possibilità di un’esperienza in linea teorica e per la maggioranza, mantenendo una coerenza con quanto detto prima, è un’esperienza che porta all’ «apertura del cuore» per dare amore ai propri partners; un’esperienza che «moltiplica l’energia amorosa» e che porta alla crescita personale; una filosofia di vita che permette di creare un ottimo dibattito sul piano politico e su quello sociale.
«Il poliamore ha sfatato tutti quei miti sociali patriarcali incentrati sul possesso e su un modello relazionale irrealistico». Di fronte a una risposta di questo tipo per me è inevitabile citare Hegel con La Filosofia dello Spirito (5), qui, il filosofo pone nella famiglia il primo momento in cui si realizza lo spirito oggettivo (6).
La famiglia si fonda, secondo il filosofo, su un rapporto amoroso tra due sessi e questo rapporto assume un carattere etico grazie al matrimonio che favorisce il consolidamento di una relazione finalizzata alla procreazione e all’educazione dei figli. Tuttavia, una singola famiglia non può essere autosufficiente, per mantenersi attiva i suoi componenti devono lasciare la famiglia d’origine per formare altre famiglie e per alimentare relazioni economiche e sociali indispensabili a procurarsi le risorse necessarie alla sopravvivenza e al benessere dei membri della famiglia stessa, entrando, così, nella dimensione più ampia della società civile. Ultimo passaggio è quello allo Stato che al tempo stesso costituisce la premessa e la precondizione della famiglia e della società civile.
È utile confrontare il pensiero hegeliano con la modalità del poliamore.
Se fino ad oggi lo Stato si è basato sulla famiglia e sulla modalità relazionale monogamica è del tutto normale che viva uno sconvolgimento nel momento in cui si presenta una nuova realtà come quella di chi sceglie di vivere la propria vita poliamorosa che va, così, a minare e distruggere le fondamenta dello Stato stesso. Tuttavia, non è detto che questo sia un male per lo Stato e per le persone che lo compongono.
Credo sia nostro dovere, soprattutto in questo momento storico, pensare e costruire una società nuova che sia pluralista e inclusiva. Cioè trovare nuovi linguaggi, nuovi pensieri e nuove fondamenta per uno Stato che accolga tutte le realtà, in cui possiamo trovare accanto alla forma etica della monogamia quella del poliamore, ma anche quelle di tante altre modalità possibili qualora dovessero manifestarsi.
Non solo, la realtà poliamorosa metterebbe totalmente in crisi l’idea dell’esclusività e del possesso della persona amata che sarebbero alla base di relazioni disfunzionali.
Nietzsche, nell’aforisma 14 (7) de la Gaia Scienza, si chiede proprio questo: quando una persona ama il prossimo non intende che ama considerarlo di sua proprietà e, quindi, ama la possessione di lui? L’amante vuole il possesso sull’anima e sul corpo dell’amato per poterlo controllare.
Ma questo tipo d’amore viene contestato da Nietzsche ed è da abolire a priori, sia che si scelga una vita monogama che poliamorosa. «Che altro è l’amore se non comprendere e gioire che un altro viva, agisca e senta in maniera diversa e opposta alla nostra? Per poter superare i contrasti con la gioia, l’amore non li deve sopprimere né negare […]» (8).
Ritornando sulle domande per delineare il poliamore: quando una persona scopre di amare più persone e, quindi, di voler praticare il poliamore?
C’è chi afferma di sapere da sempre di poter amare più persone, però è emerso che non tutti i soggetti hanno scelto, poi, di praticare il poliamore. La motivazione di questa non scelta è legata all’idea di pensare di non “rispettare” la persona che si ama, di ferirla e di aver paura di perderla per questa scelta. C’è chi, invece, lo ha scoperto di recente. Molto spesso questa scoperta è avvenuta a seguito della separazione della coppia, dove sono emersi il disagio e la difficoltà di chi sentiva dentro di sé più sentimenti per più persone e allo stesso tempo li viveva limitatamente all’interno di una relazione monogama.
Infatti, nel momento in cui ho chiesto come ci si sente quando si decide di essere poliamorosi, la maggior parte delle risposte sono state negative.
Chi scopre di sentire di amare più persone è pervaso dalla vergogna, dal sentirsi inadeguato e dalla paura di essere incompreso e giudicato. Per fortuna c’è chi ha anche risposto di aver accolto molto bene tale consapevolezza, in maniera naturale. Tuttavia, questo mi porta a riflettere sull’individuo che vuole essere riconosciuto e amato in quanto tale senza dover rispettare le aspettative familiari e sociali che se disattese fanno scatenare la paura di deludere gli altri.
In questo senso, credo siano necessarie due azioni parallele: da parte di chi sceglie di vivere il poliamore, quella di imparare ad amarsi e accettarsi a prescindere dall’altro (famiglia, relazioni sociali, Stato), senza farsi carico di aspettative e immaginazioni costruite per lui e su di lui; da parte dell’altro (famiglia, relazioni sociali, Stato) quella di lavorare sull’accoglienza ed empatia che sono alla base del rispetto e che favorirebbero quella sensazione di liberazione ed emancipazione dell’individuo che vive il poliamore.
Tra le risposte al questionario, infatti, emerge che non è stato facile dichiarare la propria scelta di vita o che non ci si è sentiti ancora sicuri di voler mostrarsi per quello che si è con i familiari, gli amici, i partners, i colleghi, ecc. Sempre ingabbiati da quella paura di essere giudicati, etichettati, disprezzati. In caso contrario, in una situazione di accoglienza, tutto sarebbe totalmente diverso: probabilmente non ci sarebbe nemmeno bisogno di un momento per dichiarare questa scelta e si vivrebbe semplicemente nella unicità di essere se stessi.
Concludo con una risposta che mi ha colpito molto: «l’amore si moltiplica e non si divide» e in questa energia amorosa è costante il lavoro sulla libertà personale e di chi si ama, aprendosi alla condivisione del proprio mondo interiore e delle proprie difficoltà attraverso il dialogo.
Insomma, un “semplice” amore di coppia che si vive con molte persone.
E alla fine cosa cambia se si sceglie di vivere la monogamia o il poliamore? Niente se si è felici, tutto se bisogna prenotare alberghi, una cena al ristorante poiché il mondo è pensato solo per le coppie.
Bisogna eliminare le “barriere architettoniche monogame” per un mondo basato sull’amore libero e assoluto.
Al presente articolo seguiranno ulteriori approfondimenti in merito per esaurire tutti i contributi arrivati. Grazie a chi ha risposto al questionario!
(1) tripletta: relazione costituita da tre componenti che intrattengono relazioni romantiche e/o sessuali e/o sentimentali; relazione a V: relazione costituita un singolo individuo che intrattiene due relazioni parallele di tipo romantico e/o sessuale e/o sentimentale; polecola: relazione di tre o più individui che intrattengono legami di tipo romantico e/o sessuale e/o sentimentale.
(2)https://www.etimo.it/?term=possibile.
(3) http://www.treccani.it/vocabolario/capacita/.
(4) Per non interrompere la lettura dell’articolo ho utilizzato il sostantivo maschile nella forma neutra per intendere il genere di qualsiasi persona: femminile, maschile, cisgender, transgender, transessuale, genere non binario, genderqueer, genderfluid, agender.
(5) La Filosofia dello Spirito costituisce la terza parte dell’opera hegeliana Enciclopedia delle Scienze filosofiche in compendio, pubblicata da Hegel nel 1817 e poi notevolmente ampliata con le edizioni del 1827 e del 1830.
(6) Per Hegel lo spirito oggettivo non è altro che lo spirito soggettivo, ovvero la coscienza individuale, che si realizza nella vita collettiva.
(7) «Cupidigia e amore: che sentimento diverso proviamo per ciascuna di queste parole! – eppure potrebbe trattarsi dello stesso istinto chiamato con due nomi diversi, una volta diffamato dal punto di vista di quelli che già hanno, in cui l’istinto si è alquanto placato e che ora temono per il loro «avere»; un’altra volta dal punto di vista degli insoddisfatti, degli assetati, e perciò esaltato come «buono». Il nostro amore del prossimo – non è impulso verso una nuova proprietà?».
(8) F. Nietzsche, Umano, troppo Umano. Vol. II, Parte prima. Opinioni e sentenze diverse, Adelphi, 1981, pag. 33 [75].
BIBLIOGRAFIA
F. Hegel, Enciclopedia delle Scienze filosofiche in compendio, Milano, Bompiani, 2000
F. Nietzsche, La Gaia Scienza, Milano, RBA, 2017
F. Nietzsche, Umano, troppo Umano. Volume II, Milano, Adelphi, 1981
SITOGRAFIA
https://www.etimo.it/?term=possibile
http://www.treccani.it/vocabolario/capacita/
foto copertina: https://pixabay.com/it/photos/persone-amici-gruppo-mani-segni-2608145/ la redazione rimane a disposizione. Uso non commerciale.
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