Il negazionismo ai tempi del Covid-19

0
847
negazionismo

«Non ce n’è Coviddi»: una frase che abbiamo sentito tutti negli ultimi mesi. È diventato un meme, una canzone, uno slogan: il simbolo dei negazionisti del Covid, di coloro che minimizzano o rifiutano l’esistenza del Covid-19. Certo, la signora di Mondello non è che il risvolto trash di un fenomeno drammatico e pericoloso, sostenuto da personaggi di spicco, politici e leader mondiali. 


Chi sono i negazionisti e quale logica sta dietro il loro pensiero (se così si può definire)? 


Il negazionismo esiste da molto tempo, perché è in qualche modo legato ad una mentalità magica e antiscientifica: la scienza, come abbiamo notato in questi mesi, non è sempre concorde, si contraddice e non spiega mai nulla nella sua interezza (1). D’altronde il negazionismo, come possiamo leggere sull’Internazionale, riprendendo il pensiero di Kahn-Harris, «non si limita a rimuovere la realtà ma ne costruisce una alternativa» (2). Di ciò possiamo avere un esempio concreto se leggiamo o ascoltiamo i discorsi dei negazionisti: la pandemia attuale non solo non esiste o non è così grave, ma è un modo attraverso cui dall’alto cercano di controllarci. Per questo, spesso, la negazione del Covid si lega a 5G, vaccini, robot e violazione della privacy e sfocia in teorie confuse ma onnicomprensive, che spiegano in maniera semplice e immediata fenomeni nuovi, imprevedibili e per questo preoccupanti. 


Una domanda che sorge spontanea è: “Perché certe persone arrivano a negare il Covid (così come il riscaldamento globale, l’HIV, ecc.)?”. 


A riguardo si possono compiere numerose riflessioni. Una motivazione potrebbe essere la mancanza di un’educazione scientifica adeguata (3). Questo non significa che essi siano necessariamente poco istruiti, ma piuttosto che non hanno bene in mente cosa sia il metodo scientifico. La scienza si basa sulle verifiche e gli esperimenti. Per questo, di fronte a fenomeni nuovi, a volte può contraddirsi, può prendere cantonate e da questi sbagli ritentare con nuove teorie, nuove ricerche e ulteriori conferme o confutazioni. Insomma, la scienza è macchinosa e parziale “nel mentre”.

La mancanza di cultura scientifica è qualcosa di estremamente diffuso: a scuola ci insegnano le scienze, ma non altrettanto bene come esse funzionino. Impariamo perfettamente la formula della forza gravitazionale e la struttura di una cellula, ma non sappiamo come la comunità scientifica sia arrivata a questo. Spesso, inoltre, ci vengono narrate storie “romantiche” di illuminazioni improvvise (come le mele che cadono) troppo vicine ad una mentalità magica, ma non ci viene raccontato il lungo processo che ha portato ad una scoperta


Un’altra possibile spiegazione è psicologica e ad inizio pandemia forse l’abbiamo riscontrata in molti.


Il Covid è arrivato come una nube a ciel sereno, a spazzare via le nostre certezze, i nostri piani e la nostra routine. Non ci ha permesso per un po’ di vedere i nostri cari, di fare le nostre passeggiate, di lavorare come d’abitudine, di uscire come prima. Ci ha sottratto alcune delle nostre sicurezze che scandivano noiosamente, ma fedelmente, la nostra vita. Negare il Coronavirus, allora, non è altro che un modo per disconoscere quell’imprevisto che turba i nostri rassicuranti e ossessivi piani (4).

C’è però anche una motivazione più inquietante dietro al negazionismo «che chiama in causa le diseguaglianze e le strutture di potere della nostra società» (5). Non a caso il Covid sembra colpire in maniera più grave non solo certe fasce d’età, ma anche certe fasce di reddito. Non solo i senzatetto che muoiono per strada come tristissimo coronamento, ma le tante persone “normali” che non hanno accesso (o non lo hanno avuto) a cure immediate. I manager o i politici, invece, sembrano guarire in pochi giorni e in reparti di lusso, al di là della loro età anagrafica. 


Se pare difficile lottare contro il negazionismo “dei piani alti”, che si insinua tra politici e governatori, forse non lo è altrettanto farlo se si ha davanti una persona come la signora di Mondello.


Ai negazionisti comuni si può tentare di spiegare come stanno le cose in realtà. Si può cercare di correggere la mancanza di cultura scientifica, spiegando in maniera empirica e semplice come stanno i fatti e quali sono le prove a loro favore. Si può anche consigliare loro uno psicologo (perché no?) per aiutare chi ha una così accecante paura dell’imprevisto a guardarlo ed affrontarlo con prudenza, lottando contro quella mania del controllo che spesso sta all’origine delle nostre ansie.

Insomma, la soluzione non è semplice e richiede uno sforzo non indifferente. La filosofia, però, da sempre è contraria alle semplificazioni e da tempi immemori lotta contro la doxa a favore dell’epistème. Per questo anche noi possiamo allearci con gli scienziati nella ricerca della verità, arrabbiandoci per i titoloni acchiappaclick, per le fake news e aiutandoli nella diffusione del metodo scientifico.





(1) Cfr. https://www.open.online/2020/09/26/piero-angela-intervista-negazionisti-virologi-cicap-fest/

(2) Cfr. https://www.internazionale.it/opinione/francesca-coin/2020/07/15/negazionisti-pandemia-disuguaglianze

(3) https://www.ilsole24ore.com/art/il-negazionismo-scientifico-e-psicologia-sociale-ABtG0ocB 

(4) https://www.linkiesta.it/2020/09/negazionismo-pensiero-teorie-complotto/ 

(5) Cfr. https://www.internazionale.it/opinione/francesca-coin/2020/07/15/negazionisti-pandemia-disuguaglianze