The Hater: vendetta e riscatto ai tempi dei social

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The Hater

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Quanto può far male l’odio diffuso sui social? Quali conseguenze concrete e drammatiche esso può avere? 

“The Hater”, un film polacco uscito quest’anno su Netflix, lo mostra nelle sue estreme conseguenze. Qualcuno potrebbe ritenere le sue conclusioni esagerate – e forse è così – ma c’è l’amaro sospetto che non siano poi così irrealistiche.


È una pellicola attuale, di solitudine e di insicurezza che si trasforma in rabbia, vendetta e riscatto sociale. Il tutto è ambientato nei tempi dei social e dell’odio represso e amplificato, ricondiviso e retwittato. 


Tomasz, un ragazzo di umili origini, viene espulso per plagio dalla facoltà di giurisprudenza. Il giovane, spiando la famiglia Krasucki che lo finanzia negli studi, si rende conto della reale opinione che essi hanno di lui. Quegli “zii” che appaiono estremamente disponibili, oltre che tolleranti e democratici, lo umiliano e deridono per le sue origini e la sua classe sociale, sminuendo, quando non è presente, i suoi sforzi di gentilezza e accettazione. Simbolica è la marmellata fatta in casa che lui porta loro e che lodano in sua presenza che, però, appena se ne va, viene rifilata alla donna di servizio. A partire da questo momento, in cui è evidente la loro ipocrisia borghese, inizia la sua scalata per emanciparsi: non cercando, con impegno onesto, di trovare la propria strada, ma dedicandosi freddamente a diffondere calunnie.

Se i mentitori cronici e gli odiatori esistono dall’alba dei tempi, i social network hanno amplificato il tutto con troll e bufale. Attraverso la loro risonanza, riescono ad umiliare, su scala più ampia, chi rimane vittima delle loro diffamazioni.


Tomasz diventa, in incognito, uno di questi.


Viene, infatti, assunto da un’agenzia che diffonde calunnie online per screditare persone “rivali” di misteriosi e potenti “clienti”. Attraverso profili falsi e fake news, prima di tutto, denigra fino alle lacrime una giovane influencer; va, però, ben oltre. Sfruttando le conoscenze degli “zii”, si avvicina al candidato sindaco omosessuale e pro migranti Pawel Rudnicki. Sfruttando il clima di nazionalismo e xenofobia che si sta diffondendo in Polonia, scarica su di lui la colpa di una presunta invasione islamica.

Il suo piano malefico, però, prosegue e durante una serata assieme, lo seduce in un locale gay e crea un video “imbarazzante” che porta il candidato sull’orlo del ritiro dalla campagna elettorale. Azioni tutte riprovevoli, che trovano terreno fertile in una società sempre più intollerante, che non accetta la multiculturalità e l’omosessualità. Se l’hater ha successo e attecchisce, è perché dietro gli schermi, ce ne sono tanti simili a lui. Inoltre, se quest’odio diffuso incontra la malattia mentale e le difficoltà economiche, si trova terreno fertile per la violenza. Ecco come Tomasz, utilizzando mezzi a lui congeniali, arriva a convincere un coetaneo pieno di rabbia e disperazione, a compiere un atto estremo contro Rudnicki. 


È necessario precisare che, però, Tomasz in prima persona non è esplicitamente di destra.


Non sembra realmente ritenere che gli immigrati siano un problema, come non pare essere realmente omofobo: non ha (discutibili) principi guida; non crede semplicemente in nulla. Come dice in uno dei suoi pochi discorsi reali, egli non segue la politica. La sua estrema e terribile missione non è dettata da un odio ideologico, ma è lo sfogo di una rabbia cieca e personalissima; è la volontà di vendetta e di riscatto malato verso quel mondo che lo ha preso in giro e umiliato. 

Con il suo sguardo che sa essere impassibile e rabbioso, il protagonista appare come la personificazione della società populista da cui, a modo suo, si ribella: privo di scrupoli, violento, che però delega il lavoro sporco a qualcun altro fisicamente più preparato e mentalmente più disturbato e instabile. Tomasz è la rappresentazione della società anche per la sua capacità di vincere e avere la meglio su tutto e tutti.

Se nel finale sembra esserci la vittoria tanto attesa della verità quando l’antiterrorismo lo interroga durante le proprie indagini, il giovane riesce a farla franca, vincendo, sempre con disonestà, a mani basse e attraverso la sua proverbiale capacità di mentire. Tutti lo credono un eroe, i coniugi Krasucki che tanto lo disprezzavano, sembrano tornare ad amarlo e, soprattutto, riesce finalmente a conquistare la loro figlia, che prima lo ignorava, come tutti gli altri.


Ottiene finalmente il suo riscatto, senza scrupoli e dilemmi morali, senza ideale alcuno: agendo solo ed esclusivamente per se stesso.




FONTI:

https://www.cinematographe.it/recensioni/the-hater-recensione-film-netflix/

https://magazinepragma.com/cinema/the-hater-trama-e-recensione/

https://www.wired.com/story/netflix-the-hater-review/ https://www.nytimes.com/2020/07/29/movies/the-hater-review.html

La foto di copertina è un’immagine ufficiale di The Hater. Il copyright della suddetta è pertanto di proprietà del distributore del film, il produttore o l’artista. L’immagine è stata utilizzata per identificare il contesto di commento del lavoro e non esula da tale scopo – nessun provento economico è stato realizzato dall’utilizzo di questa immagine. / This is an official image for The Hater. The image copyright is believed to belong to the distributor of the film, the publisher of the film or the graphic artist. The image is used for identification in the context of critical commentary of the work, product or service. It makes a significant contribution to the user’s understanding of the article, which could not practically be conveyed by words alone.