Crazy Ex-Girlfriend, serie creata da Aline Brosh McKenna e Rachel Bloom, che ne interpreta anche il ruolo della protagonista, è una serie a cui non è possibile attaccare una sola e semplice etichetta.
È di certo una commedia romantica: Rebecca Bunch, avvocata di successo a New York, si trasferisce dall’altra parte del paese per riconquistare Josh, il ragazzo che aveva amato tanti anni prima da adolescente in un campo estivo. È anche una serie drammatica: Rebecca era infelice della sua vita e lascia tutto dopo aver incontrato Josh per caso per strada e averci scambiato poche parole. È presto chiaro che Rebecca soffre di problemi di salute mentale. Ma direi che soprattutto questa serie è un musical.
La protagonista o i personaggi che interagiscono con lei cantano delle canzoni in modo quasi parodico, come nelle commedie musicali. Ma nelle canzoni di Crazy Ex-Girlfriend c’è di più. La trama si sviluppa portando avanti le vicende dei personaggi, i loro intrecci e le loro evoluzioni, ma sono le canzoni della serie a farci accedere a un mondo ben più profondo di quanto possa sembrare e che possono dirci molto anche di noi.
Basta prenderne in esame alcune per rendersene conto.
Trasferitasi in California a West Covina, Rebecca deve fare i conti con la realtà. Qui Josh ha già una fidanzata, Valencia. Nel tentativo di coronare la sua felicità personale Rebecca entra in una spirale di menzogne, messe in scena, tattiche e complotti per fare lasciare la coppia e diventare finalmente lei la fidanzata di Josh. Mette in atto comportamenti estremi pur di ottenere quello che crede le spetti: il coronamento del suo sogno d’amore. Agisce quasi senza limiti e scrupoli, fino a che si dice «Sono il cattivo della mia stessa storia, le mie azioni si sono spinte troppo lontano- mi dicevo di essere Jasmine, ma mi rendo conto ora di essere Jafar. Ci dicono che l’amore vince tutto ma questo vale solo per l’eroe» (1).
Rebecca ha davvero compiuto azioni moralmente discutibili e nel domandarsi se non sia lei la cattiva (e quindi non meriti amore e la felicità) non le resta che prendersela con se stessa: «Hai rovinato tutto stupida stupida stronza (…) e perdi un po’ di peso» (2). Si rimprovera doppiamente per essersi resa immeritevole del proprio “lieto fine”: non solo ha compiuto azioni moralmente discutibili ma è pure grassa!
Si crea agli occhi della stessa protagonista un sottile e quasi implicito garbuglio tra qualità morali e qualità fisiche: l’essere magri è un valore come l’essere buoni.
La prima parte della diade καλὸς καὶ ἀγαθός, “bello e buono”, si configura nella nostra società in questa nuova veste: bello = magro e Rebecca ne è una delle tante vittime. Valencia è così skinny mentre Rebecca mette le mutande contenitive. Lo vediamo in The sexy getting ready song (3): Rebecca si prepara per un appuntamento, un topos cinematografico di cui la serie ci offre una provocatoria parodia: è tutto quanto mai realistico.
La ragazza dice di voler entrare in contatto con il suo “lato femminile”… il che significa rendere tutto “splendente e liscio”. Nel video musicale vediamo lei che con le pinzette si toglie i peli dal naso e dalle sopracciglia, raschia via la pelle secca dai talloni, si fa la ceretta all’inguine — e le esce il sangue —, piega le ciglia, si trucca, fa i boccoli con il ferro caldo — e si scotta — e indossa una guaina contenitiva… il tutto mentre lui, in attesa della serata, dorme sul divano.
Come molte cose in Crazy Ex-Girlfriend, può sembrare una caricatura ma è molto di più: è la verità.
Le donne hanno i peli e forme del corpo molto diverse tra loro e adattare il loro corpo agli standard e canoni di bellezza a cui la società le sottopone è un lavoro, è doloroso, richiede tempo, impegno, energie: è la donna che deve conformarsi a dei chiari dettami. Per la stessa logica, quando Josh rifiuta Rebecca la soluzione migliore appare quella di un makeover: cambia te stessa perché il tuo aspetto così non va bene. Il coro canta a Rebecca «Tira fuori le tette- solo per te stessa. Indossa 15 cm di tacco- solo per te stessa» e lei chiede «se è solo per me stessa non dovrei stare comoda?» La risposta è chiaramente «No, mettiti al primo posto in modo sexy» (4), mostrando in pochissimi versi le contraddizioni che respiriamo oggi nella nostra società.
Anche per questo Crazy ex-girlfriend è una delle serie più verosimili che potrete vedere. Certo, dirlo di una serie che ha la parola “crazy” nel titolo può suonare strano, ma in realtà non lo è. La serie tratta una miriade argomenti ma di certo quello che è il filo conduttore della storia della protagonista è la salute mentale. «Per quasi trent’anni ho saputo che qualcosa non andava- ma mamma diceva che la debolezza causa gonfiore perciò ho provato ad essere forte- fingi finché non ce la fai è come sono andata avanti– e quando ho provato a trovare le ragioni per il mio terrore tutte le soluzioni erano tentativi ed errori- prendi queste pillole, ripeti questo canto- trasferisciti qui per questo ragazzo» (5) finché a Rebecca arriva una diagnosi: ha un disturbo borderline della personalità.
Arrivata in California per inseguire l’amore e la felicità finisce per compiere un viaggio dentro se stessa e vedere la storia di una persona alle prese con la propria salute mentale è davvero incoraggiante, dal momento che la psicoterapia è ancora contrassegnata da un pesante stigma sociale.
Rachel Bloom riesce a raccontare in modo così realistico questo aspetto partendo dal suo punto di vista autobiografico: «Ero andata da dei terapisti ma per la prima volta mi rivolsi ad uno psichiatra. […] Mi ha diagnosticato una depressione. […] La cosa che mi ha aiutato di più attraverso la mia ansia e depressione è rendermi conto che non sono sola» (6). Forse è questo che riesce a fare Crazy Ex-Girlfriend: ci fa vedere una protagonista più vicina a noi di molte altre, cioè che si depila, che si sente grassa e imperfetta, che dubita di sé, che sbaglia e si rende ridicola perchè vuole piacere a un ragazzo, perchè le è stato detto che è nell’amore che si trova la felicità e la propria realizzazione, che cerca di tenere insieme a fatica tutti i dettami -anche contraddittori- che la società impone alle donne, che fa dei dolorosi conti con la propria salute mentale: insomma una protagonista che non ci fa sentire sole nella presa di coscienza delle imposizioni che la società pretende di far valere su di noi.
(1) «I’m the villain in my own story, my actions have gone way too far — I told myself that I was Jasmine — but I realize now I’m Jafar. We’re told love conquers all, but that only applies to the hero». La canzone è I’m the Villain in My Own Story scritta da Rachel Bloom e Adam Schlesinger.
(2) «You ruined everything you stupid stupid bitch […] and lose some weight». La canzone è You stupid bitch scritta da Rachel Bloom e Adam Schlesinger.
(3) The sexy getting ready song scritta da Rachel Bloom, Jack Dolgen e Mike Geier mentre il video è diretto da Marc Webb.
(4) «Push them boobs up — just for yourself. Wear six inch heels — just for yourself» «If it’s just for myself, shouldn’t I be comfortable?» «No! Put yourself first in a sexy way». La canzone è Put yourself first scritta da Rachel Bloom, Adam Schlesinger e Jack Dolgen.
(5) «For almost 30 years, I’ve known something was wrong, but mom said weakness causes bloating — so I tried to be strong — fake it till you make it, that’s how I got by — and when I tried to find the reason for my sadness and terror — all the solutions were trial and error — take this pill, say this chant, move here for this guy». La canzone è A diagnosis scritta da Rachel Bloom e Adam Schlesinger.
(6) https://www.glamour.com/story/how-crazy-ex-girlfriend-rachel-bloom-survived-depression
«I had gone to therapists, but for the first time I sought out a psychiatrist. […] He diagnosed me with low-grade depression. […] The thing that has most aided me through my anxiety and depression is realizing I’m not alone».
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