Christine de Pizan, scrittrice.
Moderata Fonte, poetessa.*
Lucrezia Marinelli, poetessa.
Madeleine de Scudéry, scrittrice.
Marie de Gournay, scrittrice.
Anna Maria van Schurman, filosofa e poetessa.*
Arcangela Tarabotti, religiosa e scrittrice.
Gabrielle Suchon, filosofa.
Questi i nomi presenti nel testo Filosofe della modernità. Il pensiero delle donne dal Rinascimento all’Illuminismo.
Eppure avverto la necessità di sollevare una piccola polemica.
Con una prima occhiata sui motori di ricerca online, tutte queste donne vengono identificate (a parte due) come scrittrici o poete, mai come filosofe.
Perché non lo sono di formazione – chiaramente. Conosciamo alla perfezione il problema della sistematica esclusione delle donne dall’accademia e dalla storia.
Ma, ad oggi, non sarebbe il caso di rendere loro giustizia visto l’impianto chiaramente filosofico delle loro opere?
Così fa in effetti Sandra Plastina in questo tanto breve quanto intenso saggio di qualche anno fa, dove passo a passo veniamo guidatə verso la produzione esistente di queste donne.
Non solo, abbiamo la possibilità di osservare da vicino anche grandi testi che in qualche modo hanno aiutato il percorso femminile verso la richiesta di uguaglianza, come il De nobilitate et pracellentia foeminei sexus di Cornelio Agrippa o gli Essais di Michel de Montaigne, per citarne un paio.
Parità, libertà, una nuova teologia egualitaria, critica alla struttura del matrimonio, sono tutte tematiche che sono costate care alle donne ma non sono state di particolare ostacolo agli uomini, perché semplicemente non considerate dalla maggioranza.
Sulla scia degli esempi precedenti, del fil rouge sulla condizione della donna all’interno dei Saggi di Montaigne non si parla quasi mai. Le sue parti messe in risalto sono – semplicemente – altre.
Così come nelle università non si sente raccontare di Lucrezia Marinella che nel testo Nobiltà et eccellenza delle donne disseziona minuziosamente Aristotele e le sue argomentazioni misogine.
In particolare
«la sua analisi implica la decostruzione dell’idea di legge naturale, e costituisce un attacco a quello che le femministe avrebbero definito nel XX secolo il pensiero fallocentrico.» (1)
Dunque se non è fare filosofia questa, cos’è?
Con testi preziosi di studio e analisi come quello di Plastina, riusciamo ad avere un quadro sempre più completo che buca la narrazione mainstream delle donne e della loro libertà nella storia e, soprattutto, nella storia della filosofia.
Sandra Plastina, Filosofe della modernità. Il pensiero delle donne dal Rinascimento all’Illuminismo, Carocci editore, Roma, 2011.
* “poetessa” viene indicizzato da google e wikipedia come termine identificativo. Noi, da scelta linguistica redazionale, preferiamo riferirci alle donne che scrivono di poesia come poete, evitando il pruriginoso suffisso in -essa.
(1) p. 67.
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