Gli hippie tra cultura e filosofia

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Hippie

Vi sarà capitato di leggere sui quotidiani, in questi giorni, la notizia di centinaia di soldati russi che si rifiutano di combattere in Ucraina (1). Che sia per una sacrosanta paura di morire o per un rifiuto di principio all’ennesima guerra, la loro scelta lancia un messaggio forte: basta combattere. Proprio in occasione della lotta tra Russia e Ucraina, le piazze hanno ricominciato a riempirsi di persone che urlano a gran voce: «pace!». 

Il pacifismo e la diserzione non sono una novità, ma le piazze gremite di giovani che sfilano e protestano contro la guerra hanno trovato il loro culmine una cinquantina di anni fa, nella seconda metà degli anni Sessanta. 


La guerra, a quel tempo, si svolgeva un po’ più lontano – in Vietnam – e le proteste ebbero inizio nel fermento degli Stati Uniti d’America. A sfilare, cantare e ballare c’erano i “figli dei fiori”, gli hippie


Perché parlare di loro su Filosofemme? 

Innanzitutto perché portarono alla ribalta non solo il pacifismo, ma anche tematiche ancora oggi scottanti e care alla nostra Associazione, come, ad esempio, l’ecologismo, la difesa dei diritti di neri e omosessuali e, anche, l’animalismo.

Non solo: dietro a questa sottocultura c’era qualcosa di più profondo del sesso, della droga e del rock’n’roll che spesso associamo a questo movimento. C’era una sorta di filosofia vitalistica e anticonformista, basata su una forte volontà di sovvertire i precetti di una società guerrafondaia, capitalista, consumista e puritana.  

La loro “filosofia” non è, quindi, quella studiata sui libri, fortemente legata allo Spirito, all’Anima o ad altri concetti astratti e, a volte, così lontani dalla nostra quotidianità. La filosofia hippie è una filosofia che è nella realtà, che la vede da vicino e non se ne associa, perché allontana l’essere umano da se stesso.


L’interesse verso il misticismo orientale è legato alla volontà di avvicinarsi al proprio Io.


Questo avvicinamento, però, non porta ad una negazione del corpo: anzi, prendendosene cura, si arriva a scoprire una bellezza più profonda e un’armonia tra se stessi e la natura. Ciò si oppone «all’estetica dettata dai mass media e imposta dalla globalizzazione» (2). L’amore diventa un concetto centrale e viene eretto a «un valore assoluto sopra ogni cosa» (3). 

Il pensiero hippie, quindi, mette al centro il corpo e l’intreccio tra musica, ballo e sessualità porta ad un equilibrio spirituale pieno di gioia verso la natura, il proprio Io e l’Altro (4). Infatti, il cambiamento della società può avvenire solo cambiando se stessi. 

Il forte spirito anticonformistico che sta dietro il movimento hippie non è qualcosa di completamente nuovo negli Stati Uniti: deriva dalla beat generation. Con i beatnik, gli hippie condividono l’attenzione verso le filosofie orientali, l’esaltazione del viaggio, l’interesse verso le droghe, l’amore per la musica e la sessualità libera. 


A differenza loro, però, i figli dei fiori hanno una reazione più gioiosa per protestare contro il conformismo. La beat generation ha spesso toni più cupi e autodistruttivi; gli hippie esaltano un atteggiamento positivo, costruttivo e di apertura. 


L’idea di un equilibrio e di un amore universale si rispecchiano non solo nel sesso libero – reso possibile anche grazie l’invenzione della pillola contraccettiva – ma anche nel rispetto verso tutt*, indipendentemente dalla razza, dal genere e dal sesso. 

L’amore per la natura e gli animali si esprimono, invece, nella sensibilità ecologista, nella denuncia dei pericoli dell’inquinamento e nella scelta di diete spesso vegetariane e vegane. 

Certo, anche il movimento hippie ha i suoi lati negativi come l’abuso di alcool e droghe e il rischio presente in ogni filosofia new age: quello del vuoto di pensiero.

Ha, però, portato ad enormi progressi nella mentalità collettiva. Non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa. 


Infatti, i figli dei fiori hanno ispirato in vari stati Europei proteste e movimenti di sottocultura.


In Francia avviene il cosiddetto Maggio Francese, in Germania viene creato un partito di estrema sinistra, in Danimarca e in Olanda nascono gruppi pacifisti e comuni, nel Regno Unito si fa strada il movimento underground e nascono moltissime band rock. Da noi invece? In Italia le proteste studentesche infiammano Milano e dopo qualche anno esplode il femminismo

Il movimento hippie, insomma, nasce dai giovani ed è per i giovani. Li invita a chiedere più diritti, a cambiare una società sempre più spietata e arrivista. 

Forse sì, la “filosofia” hippie non è una filosofia in senso stretto del termine, ma con essa condivide una cosa fondamentale: la volontà di scandagliare se stessi e la realtà cercando di comprendere davvero noi e ciò che ci circonda. Per questo ha ispirato giovani in tutto il mondo: per quella volontà tipica soprattutto della loro età (anche se non solo!) di conoscere e, di conseguenza, intervenire. 


La “filosofia” hippie ha mostrato al mondo che il benessere era fittizio, che la società dei consumi era per lo più una costruzione: hanno tolto il velo di Maya, sono usciti dalla caverna. 


Hanno protestato per riprendere in mano le proprie vite, in una società di guerra e di morte che, purtroppo, conosciamo ancora molto bene e che il conflitto in Ucraina ha rimesso prepotentemente sotto i nostri occhi.






(1) https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/13/ucraina-centinaia-di-soldati-russi-si-rifiutano-di-combattere-possono-solo-essere-licenziati-perche-ufficialmente-non-e-una-guerra/6590719/

(2) L. Pollini, Hippie. La rivoluzione mancata. Ascesa e declino del movimento che ha sedotto il mondo, Roma, Elemento 115, 2017, Edizione e-book, pos. 227.

(3) Ivi, pos. 184.

(4) Cfr. Ivi,  pos. 257.