Wolf like me

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Wolf like me

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Le leggende sul lupo mannaro sono ben note: con lo spuntare della luna piena uomini colpiti da una maledizione si trasformano in lupi.

Da queste leggende sono nate storie di fantasia e racconti horror; film, libri, serie hanno riempito sale o accompagnato le serate di bambini (1) e adulti.

Wolf like me, una serie Amazon Prime diretta da Abe Forsythe con i protagonisti principali interpretati da Josh Gad e Isla Fischer, non si sottrae a questa narrazione, anzi, la recupera restituendola in chiave nuova e originale.


La prima novità: non è un uomo a trasformarsi in lupo ma una donna ad assumere le sembianze animalesche e grottesche di una lupa.


Mary, infatti, è una donna apparentemente normale, con una vita altrettanto normale che nasconde un grande mistero dentro il quale è possibile scorgere il peso di un bagaglio emotivo ingombrante. Ha studiato psicologia e gestisce una rubrica in cui offre consigli a lettori e lettrici e decide di trasferirsi a Adelaide, in Australia, dove incontra gli altri protagonisti. 

Mary si scontra con Gary (a causa di un incidente stradale), padre di famiglia ingabbiato nella sua fragilità e vulnerabilità, ferito dal lutto della perdita della moglie e incapace di accogliere l’instabilità emotiva – che spesso sfocia in attacchi di panico – di sua figlia di undici anni che ha perso la madre. 

I due continuano a incontrarsi, sempre in circostanze inspiegabili determinate dal destino, nonostante lei provi in tutti i modi ad allontanarsi. 

Mary e la figlia di Gary, Emma, entrano molto in sintonia e in empatia, un linguaggio speciale le lega; Gary e Mary sono attraversati da emozioni e simboli che li portano a unirsi sempre di più: fino al momento della scoperta.


Mary è una lupa mannara, con la luna piena, si rinchiude in casa, divora le sue prede e dà libero sfogo alle sue pulsioni.


Non c’è allontanamento, Gary e Mary iniziano una relazione, Emma e Mary si avvicinano, si capiscono, si comprendono. Nasce una famiglia dove l’unicità di ognuno è accolta e valorizzata.

La bellezza di questa serie non va tanto ricercata nella sua trama, raccontata in maniera accattivante, ma nel messaggio che custodisce. 

Ciò che spicca è il passaggio di genere, non più un uomo che interpreta il lupo cattivo ma una donna e non si tratta solo di un cambio di stile ma tocca tematiche più ampie.

Il lupo mannaro già a partire dalla sua etimologia è legato solo ed esclusivamente all’uomo. Infatti, il termine licantropo viene dal greco l`ycos “lupo” e ànthropos “uomo”, per appunto, ed è sempre l’uomo, il maschio, a trasformarsi in bestia e a dare libero sfogo a istinto e brutalità.

Questo cambio consente di creare una profonda riflessione nell’immaginario collettivo e restituire una visione della donna e della sua totalità che va oltre il suo essere sempre accogliente, amorevole e disponibile.

Anche le donne possono essere lupe: selvagge, libere, istintuali, bestiali, cattive, violente e azzannatrici e non solo nel mondo della fantasia ma anche nella realtà. Molto spesso le donne sono ingabbiate nel ruolo di un sesso femminile remissivo e buono negando loro il diritto di essere arrabbiate, frustrate, cattive, violente. 


Ma la totalità della donna risiede nel suo ventaglio di emozioni che va ascoltato, compreso, accolto e valorizzato. 


E questo lo dimostra il regista della serie attraverso la relazione tra i personaggi: Gary ed Emma non scappano, non si allontanano, rimangono e provano a capire; accolgono e sostengono e lo stesso atteggiamento è quello tipico di Mary con la sua famiglia: le sue capacità intuitive, creative, “animalesche” la mettono in relazione con il prossimo in uno stato profondo, vero e autentico. 

Quindi, la lupa mannara diventa un mezzo narrativo per aprire il varco a tutta una serie di opportunità e analisi per iniziare a raccontare in maniera diversa emozioni e tabù.

Anche veder rappresentato il protagonista non nella solita veste di maschio alpha, virile e imbattibile, ma debole, sperduto, perso nella sua frammentarietà interiore offre un senso di liberazione che consente di vedere quella possibile unione empatica e dialogica tra maschile e femminile.


È dall’accettazione del brutale, dell’imperfetto, delle emozioni più taciute che entra la possibilità di un’esistenza completa e piena.




(1) Si è scelto l’utilizzo del maschile solo per rendere scorrevole la lettura, ma il pensiero dell’autrice è di tipo plurale e inclusivo.







SITOGRAFIA

https://hotcorn.com/it/serie-tv/news/wolf-like-me-e-unottima-serie-sullincomunicabilita-umana-e-sul-veganismo/

https://www.iodonna.it/spettacoli/tv/2022/04/17/wolf-like-me-serie-tv-amazon-prime-video-recensione-aldo-grasso/

https://www.comingsoon.it/serietv/wolf-like-me/3360/scheda/#:~:text=TRAMA%20WOLF%20LIKE%20ME,-Wolf%20Like%20Me&text=Ognuno%20porta%20il%20proprio%20trascorso,dopo%20la%20morte%20della%20moglie

https://www.treccani.it/enciclopedia/lupo-mannaro_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/#:~:text=Il%20lupo%20mannaro%2C%20detto%20anche,trasforma%20in%20un%20orrifico%20lupo.

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