Il desiderio omosessuale

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Nella Francia dei primi anni ’70 – periodo fervente per le contestazioni contro un Paese in cui l’omosessualità è ancora patologizzata e criminalizzata – ecco che spunta fuori un libro destinato a diventare imprescindibile per chi si fosse volutə occupare, sia teoricamente che in maniera militante, dell’argomento dell’omosessualità.

Stiamo parlando di Il desiderio omosessuale di Guy Hocquenghem, uscito in originale nel 1972 e ripubblicato in Italia per i tipi di Mimesis a distanza di cinquant’anni. 

Al di là dell’occasione editoriale dell’anniversario, il fatto che questo testo sia stato rimesso sugli scaffali delle librerie, pare, a me che scrivo, estremamente significativo. Quella che infatti si respira leggendo le parole di Hocquenghem è un’aria di rivoluzionarietà totale, di smantellamento completo dei capisaldi su cui si regge la società, nell’obiettivo di liberarla dalle catene che essa stessa si impone.

Nonostante il titolo del libro possa infatti far pensare a una disamina di cosa sia il desiderio omosessuale, già dalle prime battute lo scrittore francese è chiaro: non esiste alcuna essenza cui esso possa essere ridotto

La sua affermazione iniziale, infatti, è

«Il problema non è il desiderio omosessuale, ma la paura dell’omosessualità. Bisogna spiegare perché la sola parola scateni fughe e odio» (1).

Le pagine che così si sviluppano non possono affatto essere dedicate a una sua definizione.

Piuttosto, lo scopo che perseguono è quello di spiegare perché questo desiderio faccia tanto paura, perché esso venga osteggiato in maniera sistematica. 

Hocquenghem parte infatti da un presupposto, basandosi anche sulla lezione imparata da L’Anti-Edipo di Deleuze e Guattari (2). Si tratta dell’idea secondo cui il desiderio, come abbiamo accennato, non ha un’essenza unica e fissa, perché esso non è altro che un flusso polimorfo, indefinibile, pura energia. Dunque, sia la sua categorizzazione come “eterosessuale” o “omosessuale”, sia la rispettiva assegnazione di valore positivo o negativo a questi, sono processi costruiti sul desiderio a posteriori, e che con esso non hanno nulla a che fare. 

Hanno invece a che fare con una società, che per l’autore del libro è essenzialmente quella capitalista, che ha bisogno di un feticcio, l’omosessuale, cui dare persecuzione, per rinforzare l’idea che la sessualità e la libido non possono essere libere ma solo riproduttive.

Nelle parole del teorico «[…] il desiderio non sarà produzione, ma mancanza. Si attribuirà al vuoto del desiderio il marchio di un’insufficienza che permetta di controllarlo» (3).

Per questo, essendo l’omosessuale così come lo conosciamo il prodotto in negativo del sistema capitalista e soprattutto fallocentrico ed edipico, essa non rappresenta che un punto di passaggio.

Non bisogna distruggere l’eterosessualità per andare verso il dominio dell’omosessualità. La rivoluzione cui si aspira è quella che ottiene un mondo davvero privo di essenzialismi. È questo il motivo per cui le lotte non possono essere svolte a compartimenti – quella economica da un lato e quella sessuale dall’altro, ad esempio: la decostruzione dei valori egemoni deve essere condivisa perché essi sono dannosi per tutte le persone oppresse, e funzionano secondo gli stessi criteri.  

Per questo leggere Il desiderio omosessuale è tanto interessante.

Certo, non si tratta di un testo completamente accessibile a chi non abbia già parziali nozioni di psicanalisi freudiana o della filosofia francese della seconda metà del ‘900. Tuttavia, l’introduzione a questa edizione, a cura di Cristian Lo Iacono, può comunque essere un buon punto di partenza per immergersi in una teoria profonda ma fondamentale.

Guy Hocquenghem scava nei meandri della società capitalista e fallocentrica senza perdere la speranza, ma anzi mettendo alla luce i suoi perni, quelli su cui devono far leva anche coloro che vogliono cambiare le cose.

Il risultato, come scritto all’inizio, è un testo rivoluzionario che, letto oggi a distanza di cinquant’anni dalla pubblicazione, ci fa chiedere quanta strada abbiamo effettivamente fatto, o meglio di che tipo. 

I capisaldi del nostro sistema sembrano infatti essere sempre gli stessi, e ciò su cui si è puntato in questi cinquant’anni sembra essere una lassizzazione dell’oppressione per quanto riguarda la dimensione privata, nella predilezione della libertà negativa. Ma un vero cambiamento non dovrebbe prevedere solo questo tipo di libertà, quanto quella che, come il desiderio omosessuale, non può essere definita in alcun modo perché appunto sarà sempre puro fluire. 

Grazie Mimesis Edizioni!
Guy Hocquenghem, Il desiderio omosessuale, a cura di Cristian Lo Iacono, Mimesis Edizioni, Sesto San Giovanni, 2022.

  1. Ivi, p. 39.
  2. G. Deleuze, F. Guattari, L’anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia, Einaudi, Torino, 2002. 
  3. G. Hocquenghem, Il desiderio omosessuale, Mimesis, Sesto San Giovanni, 2022, p. 66.