Negli ultimi anni gli spazi urbani si sono popolati di una nuova categoria professionale: quella dei e delle rider. Una categoria che va compresa non solo per la sua rilevanza sul territorio — durante il lockdown, i rider si sono imposti come veri e propri lavoratori essenziali —, ma anche perché la gestione e l’organizzazione del loro lavoro sembra delineare quello che sarà il futuro del lavoro stesso.
Con Insubordinati (1), di edizioni Gruppo Abele, la giornalista Rosita Rijtano ci aiuta a fare chiarezza su un mestiere che è «espressione dell’evoluzione del capitalismo» (2), sempre oscillante tra il lavoro autonomo e quello subordinato, tra i diktat degli algoritmi e l’illusoria libertà di poter organizzare il proprio tempo secondo necessità.
Con Rijtano, ci addentriamo nella complessità del mestiere del/della rider e nell’ambiguità che comporta il lavorare a stretto contatto con delle piattaforme, fino a renderci conto che in gioco non c’è solo il destino di una professione e di chi, con questa professione, stenta ad arrivare a fine mese.
La domanda che si apre è più generale e riguarda l’umano, il suo rapporto con il lavoro.
Non a caso, l’inchiesta di Rijtano ha come punto di partenza ə lavoratorə: le loro esperienze danno corpo alle diverse sezioni del saggio, dando spazio a punti di vista talvolta discordanti su quello che dovrebbe o potrebbe essere il mestiere del rider. Enrico, Antonio, Yorgos: le voci coinvolte descrivono un mondo fatto di oppressə e oppressorə, aziendalismo e lotte sindacali. Per comprendere il lavoro e cambiarlo in meglio, è necessario ascoltare chi, quel lavoro, lo conosce da vicino: una massima intuitiva, eppure spesso dimenticata a causa della logica del profitto.
Rijtano mette al centro ə lavoratorə, evidenziando come questi rischino di essere accantonati dalle modalità tipiche del lavoro digitale.
Alcuni concetti interessanti, in questo senso, sono quelli di gamification e di privacy. Il primo allude alla pratica dello sfruttare elementi tipici dei giochi per spronare chi lavora a produrre di più:
«A San Valentino del 2022, con la pandemia ancora in corso, i rider Glovo hanno ricevuto dal datore di lavoro una singolare proposta: baciare i clienti per dimostrargli tutto «l’amore che proviamo per loro», raccomandando: «Ricordatevi, solo sulla guancia e solo se sono d’accordo». Se il fattorino fosse riuscito a farsi «un selfie con il cliente nel momento del bacio», in cambio avrebbe ricevuto un euro di mancia». (3)
La privacy, invece, si accoda al più grande dibattito sui dati: le informazioni sugli spostamenti, l’identità, le comunicazioni dei rider e la gestione di queste stesse informazioni, spesso illecita da parte delle piattaforme, apre il vaso di Pandora del capitalismo di sorveglianza, ovvero l’ordine economico che sfrutta la materia umana come materia prima per pratiche commerciali segrete di estrazione, precisione e vendita.
«Bisognerebbe parlare di diritti digitali dei lavoratori, coprendo questioni che vanno dalla sorveglianza all’utilizzo delle informazioni raccolte dalle piattaforme, o dalle imprese. Ma anche avviare un percorso per capire come si può creare valore per tutta la società da tutti questi dati». (4)
Quella di Rijtano è un’inchiesta importante, indispensabile per arrivare preparati alla digitalizzazione del lavoro. Capire il lavoro dei rider, per capire il lavoro così come sarà: un punto di partenza per imparare a porsi le domande adeguate al nostro domani.
R. Rijtano, Insubordinati. Inchiesta sui rider, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2022.
Grazie a Edizioni Gruppo Abele!
(1) R. Rijtano, Insubordinati. Inchiesta sui rider, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2022.
(2) Ivi, p. 17.
(3) Ivi, p. 71.
(4) Ivi, P. 125.
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