Non sono una donna, io. Donne nere e femminismo

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«Se le donne vogliono una rivoluzione femminista (…), dobbiamo assumerci la responsabilità di unire le donne in una solidarietà politica [e] (…) eliminare tutte le forze che dividono le donne. Il razzismo è una di queste forze» (1):

con queste semplici ma profetiche parole si conclude Non sono una donna, io.

Il testo, rimasto a lungo inedito in Italia, è la prima opera saggistica di bell hooks (2): un lungo lavoro di ricerca analitica e riflessione politica iniziato ai tempi del College a Standford, a soli 19 anni, ma pubblicato per la prima volta soltanto nel 1981, che oggi diventa disponibile grazie a Tamu, nella traduzione di Federica Fugazzotto.

Si arricchisce così, in modo fondamentale, l’accesso alla vastissima produzione della teorica femminista afroamericana, segnata negli ultimi anni da una stagione editoriale particolarmente fortunata (3).

L’opera indaga il rapporto intrinseco tra razzismo e sessismo, attraverso un apparato teorico storico e sociologico che presenta un importante archivio di fonti e testimonianze e che abbraccia un arco temporale molto ampio (dalla tratta trasatlantica e lo schiavismo nelle piantagioni, fino all’abolizionismo e ai movimenti Black).

hooks parte dal proprio presente biografico: dalla sua esperienza, cioè, di giovane donna nera, che, negli anni Sessanta-Settanta, si avvicina e partecipa con passione tanto al movimento femminista contemporaneo quanto alla lotta antirazzista, ma che in quei contesti, insieme a molte sorelle e compagne nere, non ci si ritrova perché doppiamente esclusa.

Non riconosciuta e silenziata, cioè, nella sua specificità di donna nera.

Se il movimento femminista proclama, infatti, una sorellanza universale che però non nomina e riconosce le specificità razziali individuali e che, spesso, fa emergere un razzismo implicito e interiorizzato, il movimento antirazzista, non riconoscendo l’esperienza della femminilità nera e sottraendole autorevolezza e autodeterminazione, si rivela, invece, segnato dal sessismo.

Con le parole di hooks:

«A entrambi i gruppi [femministi e antirazzisti] esprimevo la mia convinzione che la battaglia per porre fino al razzismo e quella per porre fino al sessismo fossero naturalmente intrecciate, che dividerle significava negare la verità alla base della nostra esistenza» (4).

I contenuti affrontati sono molteplici (l’analisi dell’impatto del sessismo sulla donna nera durante la schiavitù, la svalutazione della femminilità nera e il sessismo degli uomini neri, il razzismo implicito e interiorizzato nel movimento femminista bianco e il necessario coinvolgimento delle femministe nere) e tutti accumunati da un obiettivo comune: analizzare, esplicitare e documentare l’impatto del sessismo e, insieme, del razzismo sulla condizione delle donne nere e mostrare così come le due battaglie siano naturalmente intrecciate.

Se, dal punto di vista dell’impianto teorico e del contenuto, il testo è estremamente ricco, linguaggio e stile argomentativo sono semplici, limpidi e concisi: tratto caratteristico, questo, del pensiero di hooks, intenzionalmente rivolto a essere letto e compreso da tuttə, senza distinzioni di classe e istruzione, ma che in Non sono una donna, io si trova giustificato da una precisa scelta affettiva.

Il testo è, infatti, dedicato alla madre (Rosa Bell) e, insieme a lei, rivolto a tutte quelle donne che, seppur non supportate da contesti di movimenti o apparati teorici, hanno gettato le basi per la liberazione femminista delle generazioni successive.

Allo stesso tempo, Non sono una donna, io è rivolto verso il futuro (e, in questo, sta molta dell’attualità dell’opera): la voce di hooks è potentemente protesa nel ricordarci come la lotta per l’eliminazione del razzismo sia un processo, individuale e collettivo, di cui tutte le donne devono assumersi costantemente la responsabilità; come la presa di coscienza debba non fermarsi al piano intellettuale e personale ma tradursi in azioni politiche e pratiche concrete allo scopo di liberare, insieme, tutta la potenzialità radicale del femminismo.

Grazie Tamu!

b. hooks, Non sono una donna, io, Tamu, Napoli, 2023.

Post Scriptum

Facendo mia la politica transfemminista del posizionamento, mi posiziono: recensisco questo testo dalla mia posizione di soggettività femminilizzata (donna queer) bianca. Leggo le parole di hooks riconoscendo dunque il mio privilegio e, insieme, la responsabilità che ne deriva: cercando di fare, pur in questa brevissima recensione, un passo indietro e restituire il portato e lo spirito di un’esperienza non mia ma che rimane fondamentale da ascoltare per poi agire (e provare a calare nella prassi quell’intersezionalità che, se ora, rispetto al contesto di pubblicazione dell’opera, viene dichiarata dai movimenti transfemministi, spesso rischia di attestarsi sul piano delle parole e non tradursi nelle pratiche).

  1. b. hooks, Non sono una donna, io, Tamu, 2023, p. 244. Per completezza, la citazione è estratta dal seguente passaggio che, per esteso, recita: «Se le donne vogliono una rivoluzione femminista – e il nostro è un mondo che sta chiamando a gran voce una rivoluzione femminista – allora dobbiamo assumerci la responsabilità di unire le donne in una solidarietà politica. Questo significa che dobbiamo assumerci la responsabilità di eliminare tutte le forze che dividono le donne. Il razzismo è una di queste forze».  
  2. bell hooks (Hopkinsville, 1952 – Berea, 2021), pseudonimo di Gloria Jean Watkins, è stata un’importante teorica nera afroamericana. La sua produzione, segnata da un’importantissima prolificità e da un posizionamento femminista, esplora temi diversi tra cui l’esperienza della femminilità Nera, la pedagogia, le relazioni amorose.
  3. In Italia, il pensiero di bell hooks è divenuto accessibile per la prima volta negli anni Novanta grazie al lavoro di Maria Nadotti (se ne trova testimonianza in una preziosa intervista del 1998, disponibile su YouTube). Negli ultimi anni, molti dei testi di hooks sono stati pubblicati da diverse case editrici italiane. Per Tamu, in particolare, sono usciti: Elogio del margineScrivere al buio (2020), Il femminismo è per tutti (2021) e Da che parte stiamo (2022).
  4. b. hooks, Non sono una donna, io, p. 34.