Chiedilo alle filosofe

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#chiediloallefilosofe è l’hashtag che abbiamo lanciato su Instagram in occasione della nostra prima giornata mondiale della Filosofia.

Sappiamo però che non tutte/tutti hanno Instagram per poter conoscere le nostre risposte alle domande che ci avete fatto e soprattutto, la cosa che ci sta maggiormente a cuore: non tutti hanno la possibilità di udire le nostre storie.

Ecco quindi le risposte che abbiamo cercato di darvi in pochi secondi/poche righe!

Buona lettura!

Cosa ne pensate dei filosofi che vanno in televisione?

Essenzialmente è una cosa molto positiva, poiché la televisione così come la radio possono essere strumenti assolutamente propedeutici  alla filosofia e quindi alla divulgazione di sistemi di pensiero e metodologie che facciano sì che le persone possano interpretare i fatti attraverso delle lenti diverse da quelle che vengono utilizzate di solito, quindi proprio cambiando modo e stile di pensiero. D’altra parte bisogna fare anche molta attenzione ai programmi in cui si va a parlare di filosofia poiché vi sono tantissimi programmi spazzatura nei quali più che diventare filosofi si fa la figura dei caciottari. Quindi andare in televisione assolutamente sì però scegliendo con discrezione i programmi attraverso cui diffondere la filosofia.

Vorreste più eventi che promuovano il pensiero filosofico?

La risposta ovviamente è sì perché ogni evento che porti la filosofia fuori dal chiuso mondo dell’accademia è ben accetto. Tuttavia per una disciplina come la filosofia bisogna trovare buona mediazione tra aspetto sostanziale di quello che si dice e la divulgazione. Purtroppo sembra che molti eventi che allo stato attuale delle cose si professano filosofici perdano spesso l’aspetto sostanziale per cadere in facili banalità.

Come reagiscono le persone di fronte alla vostra laurea?

Le reazioni alla laurea in filosofia dipendono moltissimo dal contesto in cui se ne sta parlando; più in generale partono dal classico «ma quindi cosa fai dopo?» passando per il «ah ti piace insegnare» e finendo con un «quindi starai tutto il giorno sui libri a studiare e pensare»…

Come mai a scuola vengono insegnati solo filosofi uomini e mai filosofe donne?

La ragione per cui è così difficile trovare filosofe donne menzionate in testi delle superiori ma anche universitari è che effettivamente non abbiamo informazioni di molte filosofe donne. Non può essere che questo dipenda dal fatto che le donne sono geneticamente incapaci di occuparsi di filosofia, piuttosto la ragione va cercata in un pregiudizio culturale e conseguente ordine sociale in cui le donne sono state sistematicamente estromesse dalla possibilità di ricevere una cultura – e quindi istruirsi – e a maggior ragione dalla possibilità di produrre cultura.

Nella vita reale la filosofia è un valido strumento o è solo una mera e inconcludente ars retorica?

Interessante parlare di filosofia in quanto strumento, poiché lo strumento in sé è qualcosa che si può toccare, di concreto. La filosofia non è uno strumento pratico, bensì astratto, che ci permette di conoscere noi stessi e il mondo che ci circonda ma anche di distruggere tutte quelle barriere socio-culturali che spesso ci impediscono di empatizzare con l’altro. Di fatto la filosofia è forse l’unico strumento valido che abbiamo per poter diventare esseri umani consapevoli in un mondo di incertezze.

Perché l’omicidio sulle donne si chiama femminicidio e non semplice omicidio?

Innanzitutto è da specificare che non tutti gli omicidi che riguardano le donne possono essere definiti dei femminicidi. Femminicidio è un termine molto specifico che sta ad indicare l’uccisione di una donna per una questione di genere, ovvero si uccide  la donna in quanto donna. Alla base di questo fenomeno vi è la convinzione dell’ inferiorità della donna rispetto all’uomo e di conseguenza la si ritiene una sua proprietà. Nel momento in cui essa decide di rivendicare il suo diritto ad essere libera l’uomo reagisce disperatamente arrivando fino ad ucciderla pur di riconquistare il proprio dominio, quindi privandole della vita, della libertà e della dignità umana stessa.

Dear filosofe, quali film “filosofici” consigliereste?

Se intendiamo film che parlano di filosofi mi viene in mente “Il giovane favoloso” ma anche ad esempio “Agorà” che tratta della vita della filosofa Ipazia e quindi di temi a cui siamo particolarmente legate. Se invece si intende film con spunti filosofici c’è “Matrix”, “The Truman Show” ma anche “L’attimo fuggente” che tratta temi più estetici.

La filosofia è ancora apprezzata al giorno d’oggi?

Sì, la filosofia è ancora molto apprezzata. Sono ancora tantissimi gli iscritti alla facoltà, sono ancora, anzi sempre di più, gli invitati alle trasmissioni che siano riconosciuti come filosofi o come personaggi che si sono occupati di filosofia, oltre al fatto che anche le letture filosofiche sono state in questo periodo rivalutate e riviste in chiave simpatica come il caso de “La filosofia dei Simpson”.

Secondo voi qual è la filosofa donna più influente nella storia del pensiero moderno?

Una importante filosofa dell’epoca moderna è sicuramente Mary Wollstonecraft che nel 1791 scrive “Rivendicazione sui diritti delle donne”, un libro che voleva promuovere la figura femminile come non più sottostante a quella maschile. Perché la donna non è equivalente di fiorellini, focolare domestico e bambini ma è molto di più: un’entità che ha il suo pensiero e la sua opinione da esprimere con il coraggio dei libri.

Qual è il modo migliore per avvicinarsi ad un filosofo visitando la sua città?

Innanzitutto già scegliere come meta la sua città natale è un buon modo per approcciarsi a qualsivoglia filosofo; ad esempio se dovessi andare a Königsberg la prima cosa che andrei a visitare sarebbe il campanile dal cui orologio Kant regolava l’ora delle sue passeggiate quotidiane. Cercherei quindi la casa dove è nato e il luogo che abitualmente frequentava perché giustamente ci concentriamo sul pensiero del filosofo per comprenderlo ma questo pensiero da qualche parte è nato, quindi cercherei di ripercorrere tutti i suoi passi.