Lia Cigarini (1), a partire dagli anni Sessanta, è stata una delle protagoniste del femminismo italiano e, più tardi, del pensiero della differenza sessuale. Di formazione giuridica, ha lavorato come avvocata e giurista. Dopo aver militato nei movimenti politici di sinistra (PCI, UDI) – già allora impermeabili alle istanze rivoluzionarie femministe – ne ha poi criticamente preso le distanze per unirsi nel 1966 a DEMAU (2) e co-fondare, nel 1975, la Libreria delle donne di Milano (3).
La politica del desiderio e altri scritti (Orthotes, 2022) è una ripubblicazione che rende generosamente di nuovo disponibile l’omonimo libro del 1995 (4) e che raccoglie diversi testi, scritti in lassi temporali differenti e ordinati per questioni tematiche: una prima parte, già edita, redatta tra il 1974 e il 1994 e una seconda parte, inedita, composta tra il 1999 e il 2020.
Cigarini, con una lucidità appassionata, restituisce attraverso il testo la “sua” avventura femminista, personale e collettiva: racconta le tematiche affrontate nei decenni (tra le altre, libertà, rappresentanza, mediazione, desiderio, lavoro, diritto, aborto) e riflette sulle diverse pratiche politiche inventate e sperimentate (dall’autocoscienza all’affidamento, dalla separazione al partire da sé), riportandone i contesti relazionali e affettivi in cui hanno preso corpo e i conflitti produttivi che le hanno guidate.
«Si tratta di non coprire e di non difendersi dal sentimento di una disparità nei confronti di una propria simile quando questo sentimento si fa sentire dentro di sé. Ma di prenderlo come il segno del risvegliarsi di un desiderio, facendo del rapporto dispari con l’altra la leva per la realizzazione del desiderio stesso […]. La nostra formula, oggi, è questa: il massimo di autorità con il minimo di potere» (5).
Ne emerge un discorso soggettivo ed esperienziale dalla forma eterogenea, ricco di echi che si richiamano a vicenda e rendono vivo un pensiero che si è fatto in corrispondenza a realtà e pratiche in trasformazione.
Un testo intenso e vivace, dunque, che testimonia di una profonda analisi del sé e di una faticosa critica del simbolico maschile dominante, ma che racconta anche della gioia collettivamente guadagnata da una significazione autonoma della propria esperienza e dei propri desideri.
«Non vogliamo avere la vita che gli uomini hanno e che la società, che gli uomini hanno via via costruita, costringe anche le donne ad avere. Questo ha come conseguenza, per una parte di noi, che la rivendicazione dei diritti è del tutto secondaria rispetto alla ricerca di una pratica rispondente alla nostra presa di coscienza, così da dare significato alla realtà a partire da noi. […] la politica è, in primo luogo, creare un senso nuovo della realtà: è creazione di simbolico» (6).
L’asistematicità è la cifra di fascinazione de La politica del desiderio, ma anche ciò che fa sì che una piena e fluida comprensione degli scritti possa apparire complicata, specie se non si conosce a fondo il contesto in cui sono stati elaborati: può dimostrarsi molto utile affiancarla ad ulteriori fonti, primo fra tutte il testo collettivo, scritto dal gruppo di donne della Libreria delle donne di Milano, Non credere di avere dei diritti (7).
Ne risulta una lettura che è un’affascinante immersione e che può essere affrontata tanto in maniera irregolare – passo per passo o scritto per scritto, come in un tuffo – quanto attraverso una visione d’insieme: una lunga nuotata.
Sebbene il pensiero della differenza sessuale racchiuda diverse sfumature di posizionamenti e riflessioni e sia irriducibile a un discorso unificato, è altrettanto vero è che ha spesso finito per identificarsi in una visione binaria ed escludente e, in quanto tale, ha avuto esiti che non possono (né vogliono) essere accolti dal femminismo contemporaneo (8): trans includente, alleato della comunità LGBTQIA+ e queer. Nonostante questo, ha altresì portato a potenti scoperte e originali invenzioni politiche che tuttora possono dirci e darci ancora moltissimo: autocoscienza, pratica del fare e della relazione, partire da sé, tutte questioni che La politica del desiderio ben ci racconta e lascia in eredità.
Si tratta – credo – di una genealogia importante da ricevere con diagnosi critica: superando alcune questioni, accogliendone altre.
Grazie Orthotes Editrice!
Lia Cigarini, La politica del desiderio e altri scritti, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno, 2022.
(1) Per approfondire la figura di Lia Cigarini (Milano, 1937), si consiglia la breve intervista a cura di Chiara Valerio per RaiRadio3 all’interno del programma “L’isola deserta” (2020): https://www.raiplaysound.it/audio/2020/02/Lapos-ISOLA-DESERTA-5530c2d4-62af-4722-92aa-661933459482.html.
(2) DEMAU (Demistificazione Autoritarismo Patriarcale) è il gruppo con cui si si fa iniziare il femminismo milanese. Viene fondato nel 1966 su iniziativa di Daniela Pellegrini come gruppo di donne separatista e autonomo da partiti e organizzazioni. Critico rispetto al concetto di integrazione ed uguaglianza, prende le distanze anche da quelle associazioni che si propongono di lottare a favore dell’emancipazione femminile all’interno delle istituzioni e della società. DEMAU si ritrova in case private, svolge attività di studio volte a indagare le radici dell’oppressione delle donne per iniziare poi, su influenza del movimento statunitense e del gruppo romano di Rivolta femminile, a praticare l’autocoscienza. Il manifesto programmatico di DEMAU è visionabile al seguente link: http://www.universitadelledonne.it/demau.htm.
(3) La Libreria delle donne di Milano è un luogo storico del femminismo italiano e del pensiero della differenza sessuale. Viene fondata, su ispirazione della Librairie des femmes di Parigi e del collettivo femminista francese Psychanalyse et Politique, nel 1975 in Via Dogana 2. Oggi si trova in Via Pietro Calvi: è attiva non solo come libreria che raccoglie e vende testi femministi (storici e nuovi), ma anche come realtà politica in movimento che organizza produzioni testuali proprie, presentazioni, discussioni. Per approfondire la storia della Libreria e visionare l’archivio si veda il sito https://www.libreriadelledonne.it. Per rimanere, invece, aggiornatə sulle attività che offre si veda l’account instagram https://www.instagram.com/libreriadelledonnemilano/?hl=it.
(4) L. Cigarini, La politica del desiderio e altri scritti, Nuove Pratiche Editrice, Parma, 1995.
(5) L. Cigarini, La politica del desiderio e altri scritti, pp. 173-174..
(6) L. Cigarini, La politica del desiderio e altri scritti, p. 141.
(7) Non credere di avere dei diritti. La generazione della libertà femminile nelle idee e nelle vicende di un gruppo di donne, Rosenberg & Sellier, Torini, 1987.
(8) Mi riferisco alle diffuse posizioni trans escludenti, transfobiche e abolizioniste. In particolare, nel testo troviamo con dispiacere un’intervista a Cigarini di Marina Terragni, nota per le sue posizioni violentemente terf. Per approfondire la questione, si consiglia la trascrizione dell’intervento di Lorenzo Bernini presso Lìbrati (Libreria delle donne di Padova, 2017): L. Bernini, Indifferenti a chi? Le teorie queer e il pensiero della differenza sessuale (Lìbrati, 2017).
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