Zeeya Merali e la percezione della realtà

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Zeeya Merali è una scienziata e divulgatrice di scienza. Si laurea in scienze naturali presso l’università di Cambridge per poi conseguire un dottorato alla Brown University in cosmologia. Autrice di numerosi articoli scientifici, Merali nel 2017 ha pubblicato un libro sulla possibilità di creare universi in laboratorio (A Big Bang in a little Room, The Quest to create New Universes, Basic Book, 2017). L’idea è solo discussa oggi dai fisici, allettati dal fatto, come spiega la stessa autrice in un’intervista al programma radiofonico Born Legacy (1), che non sarebbe necessaria una quantità infinita di energia (comunque tantissima) per tale esperimento (sebbene manchi all’appello l’ingrediente fondamentale, la particella monopole, che è stata solo teorizzata ma mai registrata dagli scienziati). 


Merali si inserisce nello stimolante dibattito relativo alla realtà e alle sue percezioni, stressando l’accento sul carattere morale della ricerca scientifica. 


Ma procediamo un passo alla volta.

Alcune volte succede che il tessuto della realtà in cui viviamo si laceri, lasciando che ai nostri piedi si aprano voragini profonde. Tutti conosciamo quella sensazione disorientante suscitata da pensieri come: “la realtà in cui vivo è unica o ce ne sono altre? E se vivessimo in un sogno? Magari il sogno di una qualche mente superiore? O se, suggestionati dal finale di Man in Black, l’universo fosse davvero racchiuso in una qualche biglia con cui qualcun altro, una bambina perché no, si diverte a giocare?” 

Certe volte accade di non essere più sicuri della realtà di cui siamo parte, e s’insinua in noi il dubbio dell’inganno, dell’illusione. Per fortuna, si tratta perlopiù di pensieri fuggevoli che in un battito di ciglia svaniscono lasciandoci alle nostre giornate.


La filosofia, però, nasce sull’orlo di questi precipizi, nutrendosi degli scenari che si intravedono nelle rispettive crepe.


Alla domanda “come nasce l’Universo?” si è soliti rispondere con il Big Bang, che però, come sappiamo, non sazia la curiosità dei ricercatori o di chi, anche fuori dall’ambito scientifico, si pone questa domanda. Si può infatti sempre pensare a cosa c’era prima del Big Bang, quindi a cosa c’era prima del tempo e dello spazio, prima che ci fosse un prima. 

Un’ ipotesi che è stata avanzata scherzosamente, ma non tanto, dal cosmologo Andrei Linde è che la nostra realtà può essere il frutto di una simulazione in laboratorio da parte di un qualche fisico alieno (2). Non ridete, per favore, non si può provare che sia così, ma neppure il suo contrario! Come faremmo ad accorgercene? Al solo pensiero vengono i brividi, forse perché in un primo momento, se ci rendessimo conto di far parte di una grande simulazione, penseremmo che la nostra vita cambierebbe, forse perderebbe senso o forse finalmente lo acquisirebbe.


Probabilmente non cambierebbe nulla, ognuno per la propria strada, se mai ce ne fosse una.


In effetti, se ci soffermiamo a prendere in considerazione questa ipotesi, non ne verrebbe fuori una rivisitazione, fantasiosa e figlia dell’epoca in cui viviamo, dell’idea che un ente superiore ha dato via al tutto? E sotto questa ipotesi, e in alcuni casi in virtù di questa ipotesi, i più vivono serenamente. 

C’è poi chi invece non accetta alcuna progettualità o disegno provvidenzialistico alle spalle e andando col pensiero al momento dell’inizio – se mai ce n’è stato uno – sostiene la tesi della pura casualità.

Tutti sperimentiamo come la vita quotidiana ci coinvolga a tal punto da sfumare le coordinate entro cui ci muoviamo, operiamo delle scelte, intraprendiamo dei percorsi. Il problema sorge quando ci fermiamo a pensare al senso ultimo del nostro stare nel mondo e al nostro agire. In quei frangenti, si sente il bisogno di spiegare la realtà, di collocarsi nel qui ed ora dandosi un senso.


Ora, è proprio del nostro agire e dunque di una questione morale che si occupa Zeeya Merali.


Se l’universo in cui viviamo è possibile considerarlo come una simulazione o come il prodotto di un’azione volontaria, perché non spingersi oltre pensando che potremmo noi stessi simulare, produrre nuovi universi?

Nell’ipotesi in cui, si chiede Merali, saremmo in grado di realizzare un esperimento di tale portata, cioè quello di creare/simulare universi in laboratorio, la domanda principale sarebbe davvero come? Non sarebbe più corretto, già da ora, chiedersi se farlo? In quanto artefici di tale universo, non dovremmo ritenerci responsabili per esseri intelligenti che eventualmente potrebbero popolarlo? (3)

Il pensiero scientifico contemporaneo si confronta con il problema della realtà, intrecciandosi inevitabilmente con questioni filosofiche di carattere morale. Inevitabilmente, perché non bisogna dimenticare che la realtà e la sua percezione sono da sempre delle questioni cardini della filosofia.


Si pensi al celeberrimo mito della caverna di Platone (4) e alla possibilità di cogliere una realtà più vera, di cui, a ben vedere, la nostra sarebbe solo una copia sbiadita. 


La nostra condizione, in metafora, è come quella di prigionieri in una caverna, prigionieri dalla nascita, da generazioni, dacché popoliamo questo mondo; siamo costretti a guardare solo ciò che abbiamo davanti, e perdiamo tempo a nominare ombre senza neppure sapere che sono ombre. Poi, però, qualcuno riesce a svincolarsi dalle catene e si accorge che esiste un’altra realtà là fuori. La sua vita non sarà più la stessa perché i suoi occhi si adatteranno alla luce del sole e ritornando nella caverna non potrà che brancolare nel buio. Verrà deriso dai suoi ex compagni di prigionia e non capito, troverà la morte nel tentativo di spiegare cosa c’è là fuori. 

Che dire dell’altrettanto noto dubbio cartesiano? Chi o che cosa mi garantisce che non si tratti tutto solo di un sogno, soggetti tutti quanti all’inganno di un qualche genio maligno (5)? 

Non esiste pensiero filosofico, a dire il vero, che non si sia interrogato e dato delle risposte a tal riguardo. Di questo e di tanto altro si parla nel nuovo volume per bambini intitolato “Le avventure della filosofia” pubblicato da Edizioni Sonda.





Le avventure continuano offline qui, e online tutti i mercoledì su Filosofemme!



(1) http://blog.bigpicturescience.org/2017/03/big-picture-science-born-legacy-zeeya-merali-diy-universe/

(2) Linde Andrei, Hard Art of the Universe Creation, Stochastic Approach to tunneling and baby universe formation, “Nuclear Physics B”, 1991.

(2) http://blogs.discovermagazine.com/crux/2017/06/19/build-a-universe-in-the-lab/#.XcF8DpJKh0w

(4) Rep., libro VII, 514a e ss.

(5) R. Cartesio, Meditazioni Metafisiche, Meditazione I.

SITOGRAFIA:

  1. http://socialtrendsinstitute.org/experts/all/zeeya-merali
  2. https://fqxi.org/community/forum/topic/2751?search=1
  3. http://blog.bigpicturescience.org/2017/03/big-picture-science-born-legacy-zeeya-merali-diy-universe/
  4. http://blogs.discovermagazine.com/crux/2017/06/19/build-a-universe-in-the-lab/#.XcF8DpJKh0w

Immagini fornite da Edizioni Sonda