Poliamore: cosa dobbiamo imparare da una relazione non-monogamica

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Poliamore

In una prima “puntata”, grazie a un questionario, abbiamo ottenuto diverse risposte alle possibili domande sul tema del poliamore e le persone che vivono questa scelta.


Perché, quindi, scrivere ancora di poliamore?


Perché un articolo non è abbastanza: questo mondo di relazioni non convenzionali, così stra-ordinario merita ulteriori parole per essere spiegato. In effetti di poliamore si parla poco, quindi c’è bisogno di continui spazi in cui far emergere questo argomento e metterlo a confronto con quello che viene definito “normalità”. 

Perché dal poliamore possiamo tutti (1) imparare cosa siano la gelosia, il tradimento e la libertà

«Un grande preconcetto riguardo al poliamore è che nelle relazioni poliamorose la gelosia non esista. Questo non è vero: la gelosia c’è comunque, ma viene gestita in maniera sana. La cosa migliore che esplorare il mondo del poliamore ha portato nelle mie relazioni e nella mia vita è stato il concetto di comunicazione sana e delle boundaries. Quando ci sono problemi, che siano di gelosia o di qualsiasi altra natura, se ne parla senza pressioni e senza giudicare né darsi colpe a vicenda. Si riconoscono i sentimenti dell’altro come validi, e si discute insieme per capire come comportarsi per rendere la situazione migliore per tutti. Ognuno ha delle boundaries, dei limiti, per dirla all’italiana, diversi. Magari qualcuno vuole conoscere di persona gli altri partner del proprio compagno, qualcun altro no. Magari hanno bisogno di più tempo insieme, mentre altri potrebbero volerne meno (per impegni o semplicemente perché hanno bisogni diversi). In generale, mi ha reso molto più aperta e sicura nell’esprimere i miei bisogni nelle relazioni, restando nel limite del rispetto di quelli degli altri (2)».


Liberiamoci, allora, dell’idea che nelle relazioni poliamorose la gelosia non esista. La gelosia è un sentimento, che come tale va accolto e non respinto.


Bisogna prendere consapevolezza di ciò e lavorare su se stessi. Come confermato anche dai responsi del questionario, per superare la gelosia bisogna fare un atto di coraggio, andare incontro alle proprie paure e capire il motivo dietro la loro esistenza.

«Vivo la gelosia come un sentimento umano, quando la sento ne prendo atto e ne faccio motivo di riflessione e crescita personale, perché mi segnala una mia insicurezza e un disvalore prodotto dal confronto con un’altra persona (3)».

Quindi, sì alla gelosia se porta a una crescita personale, a superare il senso di inadeguatezza e ad affermarsi come persona completa e autonoma. 

Il primo passo, allora, è l’ascolto, seguito dall’introspezione: perché sono geloso? Ma non basta: per vivere la relazione poliamorosa bisogna condividere, parlare, comunicare.

«Un dialogo profondo e onesto che scava nelle paure e nel senso di identità e possesso di ciascuno. Così si gestisce la gelosia (4)».


C’è bisogno di un dialogo sincero per vivere l’amore libero.


Fare questo “lavoro”, sia in maniera individuale sia dal punto di vista relazionale, va anche oltre la possibilità di liberarsi della gelosia stessa: va verso l’accoglienza, verso sentimenti autentici che richiedono il coinvolgimento di soggetti che voglio tutto-l’altro in tutto-quello-che-è, senza aspettative, senza costruzioni, né costrizioni.

Questa è una grande lezione che chiunque dovrebbe imparare. Che si scelga di vivere la monogamia o il poliamore, bisogna comprendere come sradicarsi dall’idea malsana che la gelosia sia dimostrazione di amore, quando nel profondo cela possessività ed esclusività. 

Imparare a non essere più gelosi ci permetterebbe di prendere consapevolezza che «la gelosia è il mantello sociale con cui copriamo le nostre insicurezze e tutte quelle narrazioni sul “non sei mai abbastanza” (5)».

Il poliamore tocca anche una tesi pregiudiziale molto forte: se sei un poliamoroso allora stai tradendo, quindi, di fatto è come se si stesse legittimando il tradimento.


Ma si può davvero parlare di tradimento, soprattutto in una relazione poliamorosa?


Il poliamore non è tradimento. Non significa avere rapporti sessuali senza riguardi nei confronti delle altre persone coinvolte nella relazione. «[…] Il poliamore è, semplicemente, amore. E le relazioni poliamorose possono essere tanto sincere e piene d’amore e di attenzioni quanto quelle monogame. La cosa più importante, secondo me, è rispettare le scelte di ognuno, anche quando non coincidono con le nostre (6)».

Chiunque scelga di viversi l’amore così liberamente è spesso portato dagli altri a doversi giustificare, di fronte al preconcetto secondo cui sei poliamoroso solo per poter avere più relazioni sessuali possibili. Ma il poliamore non è questo, il poliamore è amore. Punto.

È il secondo atto di coraggio. Piuttosto che rinchiudersi in modi di vivere a cui non si appartiene, si sceglie di amare più persone. La scelta nasce dalla libertà di essere se stessi. 

Il poliamore ci insegna anche a desiderare la libertà. Perché chiunque scelga il poliamore prima di tutto sceglie se stesso, il suo mondo interiore, i suoi limiti, i suoi desideri e poi sceglie di donarli ad altri. 

Prima dell’amore viene la libertà, senza libertà non può esserci nessun tipo d’amore.


Il poliamore ci insegna a vivere le relazioni con tutta la libertà e con tutto l’amore possibili.





(1) Per non interrompere la lettura dell’articolo ho utilizzato il sostantivo maschile nella forma neutra per intendere il genere di qualsiasi persona: femminile, maschile, cisgender, transgender, transessuale, genere non binario, genderqueer, genderfluid, agender.

(2) Risposta al questionario sul tema del poliamore creato da Filosofemme.

(3) Ibidem.

(4) Ibidem.

(5) Ibidem.

(6) Ibidem.